quattro

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Il giorno dopo Jimin era rimasto a dormire fino all'ora di pranzo poiché era sabato e sua madre non aveva il turno. Lavorava in un semplice negozio di abbigliamento e spesso era l'unica più delle altre commesse a spendere più tempo sul posto di lavoro, spesso le capitava di fare straordinari solo per portare a casa più denaro, in modo da aiutare anche il figlio con le medicine; le ultime tre settimane infatti avevano dovuto ampliare le spese per i medicinali, molto rari da trovare in qualunque farmacia e soprattutto molto costosi.
Il signor Park invece era socio di un'agenzia di viaggi e per questo motivo il suo stipendio era molto più alto rispetto a quello della moglie, così aveva potuto permettersi di comprare la villetta all'unico figlio che aveva e pagare giornalmente il ragazzo che ormai da tre giorni arrivava nella loro dimora per fare compagnia a Jimin.
L'uomo aveva detto alla moglie che se avesse voluto avrebbe potuto smettere di lavorare per essere lei a fare la dama di compagnia al ragazzo, ma come risposta ne aveva ottenuta una negativa perché per prima cosa non riusciva a stare in casa a fare la casalinga e come seconda - ma non meno importante - aveva chiaro in mente che stare con Jeongguk avrebbe fatto meglio a Jimin, rispetto allo stare con sua madre.
Quindi quel giorno, all'ora di pranzo il ragazzo si alzò dal letto e con quanta più velocità gli fosse possibile camminare si diresse verso l'uscita della stanza, si diresse in bagno per svegliarsi con un po' d'acqua sulla faccia e dopo qualche minuto aveva raggiunto la madre attorno al tavolo in cucina.
Si mise seduto con una gamba piegata e poggiò il mento sul ginocchio di essa poi, quando si ritrovò il piatto pieno afferrò le sue bacchette ed iniziò a mangiare; sentiva lo stomaco brontolare, forse perché non mangiava più tanto come prima e infatti non poteva negare che ultimamente si sentiva anche molto debole. Sicuramente una parte della debolezza era dovuta alla malattia ma un'ottima percentuale era anche a causa delle energie che sprecava senza riaccumulare.
Per la prima volta dopo tanto rivolse un piccolo sorriso alla mamma e chinò leggermente la testa in un gesto di gratitudine, azione che fece rimanere sorpresa la donna che ricambiò istintivamente il sorriso senza però dire niente.
Dopo aver posato la pentola in tavola anche lei si riempì il piatto, poi si sedette difronte al figlio e consumò il suo pasto mentre talvolta s'impegnava a lanciare occhiate al ragazzo e quest'ultimo le ricambiava quasi sempre.

-Tornerò mai ad avere l'onore di sentire la tua voce rivolta verso di me?- chiese con aria quasi drammatica, facendo scappare un piccolo ghigno precisamente all'angolo destro delle labbra del più piccolo che scrollò goffamente le spalle e le lasciò ricadere proprio come se fossero prive di forza.
Decise comunque di non far caso al movimento poco coordinato del corpo e puntò gli occhi sulle bacchette che teneva fra le dita ma dopo qualche istante rialzò la testa per guardare nello sguardo della donna.

-E va bene, Jeongguk è di ottima compagnia per adesso ma tanto è solo così, lui lo fa solo per i soldi. Magari gli sto antipatico e in realtà è un bravo attore. Se nascesse anche un po' d'amicizia tra di noi si baserebbe tutto su una menzogna- spiegò emettendo un piccolo sospiro prima di prendere un altro boccone ma continuò a guardare gli occhi della mamma che fece una piccola smorfia.
Prima che potesse parlare, Jimin lanciò un'occhiata veloce dietro di lei, dove si trovava il bancone della cucina in cui sopra erano situate le pasticche che avrebbe dovuto prendere. Il dottore aveva esplicitamente detto alla famiglia che quando il ragazzo avrebbe cominciato ad avere difficoltà a deglutire, le medicine sarebbero diventate automaticamente punture.
Erano ancora tempi lontani quelli, aveva chiarito il medico, però tutto sarebbe potuto succedere: forse la malattia si sarebbe potuta bloccare per anni, o magari nei prossimi giorni si sarebbe potuta velocizzare fino a farlo diventare totalmente paralizzato in solo pochi mesi.
Nessuno poteva sapere come nel suo corpo si sarebbe sviluppata, neanche il neurologo.

-Io penso che se diventaste dei veri amici a lui non importerebbero più i soldi- obiettò la donna con un'alzata di spalle ma Jimin roteò gli occhi al cielo e sbuffò una risata.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora