Quella notte Jeongguk non riuscì a prendere sonno.
Ripensava a quello che era successo qualche ora prima insieme ai suoi amici, quando avevano fatto il bagno insieme ed in un certo senso aveva convinto anche Jimin a farlo, ma in quel momento cominciava a riempirsi la mente di paranoie complesse.
Gli aveva detto che doveva stare attento ai polmoni poiché i suoi erano più deboli rispetto a quegli degli altri, aveva paura che si fosse preso qualcosa e ciò avrebbe portato a problemi abbastanza gravi.
Sperava che non sarebbe successo niente oppure non avrebbe fatto altro che sentirsi in colpa.
Lo guardava attentamente, osservava ogni minimo dettaglio sul viso di Jimin anche attraverso la luce proveniente dalla piccola lampada posizionata sopra al comodino dalla parte del più piccolo.
Percepiva quanto fosse tranquillo, un piccolo sorriso sulle labbra a decorargli quel volto angelico. Jimin per Jeongguk era semplicemente perfetto, nonostante tutto.
Forse era perché lo amava e non riusciva a vedere nessun'imperfezione nel suo corpo.
Si sentiva così fortunato ad averlo incontrato, conosciuto ed essersi infine innamorato di lui.
Per Jeongguk era un onore amarlo e lo sarebbe sempre stato, lo avrebbe portato sempre nel cuore non solo perché Jimin era il suo primo amore, ma perché era proprio lui, Park Jimin.
Il ragazzo venne risvegliato dai suoi pensieri nel momento in cui sentì un colpo di tosse provenire dalle labbra del più grande; si mise subito sull'attenti, sollevandosi un po' e rimanendo ad osservarlo con attenzione, sperando che si trattasse solamente di un piccolo colpetto di tosse.
Ma non fu così.
Presto ne sentì altri ed il ragazzo cominciò ad annaspare, tanto che spalancò gli occhi di colpo e cercò subito con essi quelli di Jeongguk che, preso dall'agitazione cercò il cellulare con una mano sul comodino.
Non disse niente al ragazzo poiché gli mancavano le parole per rassicurarlo. Si limitò con mano tremante a digitare il più velocemente possibile il numero dell'ambulanza e subito dopo si portò lo smartphone all'orecchio.
Risposero subito e nel giro di pochi secondi la chiamata si chiuse; Jeongguk riuscì a spiegargli chiaramente ogni cosa, l'indirizzo dell'abitazione e soprattutto i sintomi di Jimin.
Solo quando chiuse la chiamata, sentendosi in un certo senso un po' più tranquillo nel sapere che i soccorsi sarebbero arrivati il più in fretta possibile, si abbassò verso di lui e lo fece sollevare un po'. Jeongguk non aveva mai assistito neanche ad una lezione di primo soccorso, dunque non sapeva minimamente come comportarsi in certe situazioni.
Posò le labbra sulla sua fronte per lasciargli un bacio e strizzò gli occhi mentre sentiva il cuore scoppiare nel proprio petto.
Pregava che i soccorsi sarebbero arrivati il prima possibile perché non voleva perderlo. Non era quello il momento in cui Jimin se ne sarebbe dovuto andare.
Avevano ancora tante cose da fare insieme.-Ti amo Jimin, non puoi lasciarmi adesso, ti prego- mugolò tra i suoi capelli mentre lo stringeva a sé. Non riuscì a trattenere le lacrime mentre sentiva quegli spasmi di tosse e respiri affannati.
Pensò che sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe potuto tenerlo fra le sue braccia.***
Fortunatamente non fu così.
Le condizioni di Jimin diventarono stabili una volta essere entrato in ospedale.
Jeongguk aveva chiamato il signor Park, dicendosi che sarebbe stato meglio chiamare lui invece che la moglie, poiché quest'ultima si sarebbe agitata ancor prima di sapere cosa fosse successo.
In poco tempo anche loro raggiunsero la clinica ospedaliera e tutti e tre adesso si trovavano davanti alla porta chiusa in cui Jimin stava riposando. Avevano detto di restare fuori alla stanza almeno finché il ragazzo non si fosse svegliato.
Lo avevano sedato.
Jeongguk non ne aveva capito il motivo ma sapeva che lo avevano fatto.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla porta chiusa, come se attraverso questa potesse vedere la figura di Jimin.
Il suo sguardo era perso, mentre restava seduto sulla sedia e si torturava insistentemente le mani, l'una con l'altra. I denti avevano cominciato a mordere senza alcuna delicatezza il suo interno guancia con l'intento di bloccare le lacrime che sapeva sarebbero iniziate a scendere da un momento all'altro.
I suoi occhi erano già gonfi e rossi a causa del pianto che aveva fatto sul letto mentre stringeva Jimin, in attesa che arrivassero i soccorsi.
In quel momento aveva giurato di sentire il suo corpo improvvisamente più leggero e la sua anima sfumata via.
Aveva giurato di vederselo morire fra le braccia ed il solo pensiero gli mise i brividi.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo che gli fu impossibile trattenere, alché la signora Park lo guardò e si avvicinò a lui. Gli mise un braccio dietro le spalle e lo invitò a poggiare la testa sulla sua spalla. Fu quello ciò che lo fece scoppiare in lacrime e presto quel pianto venne accompagnato da singhiozzi isterici.
Anche la madre di Jimin cominciò a piangere nel percepire tutto il dolore di Jeongguk, ma a differenza del ragazzo non lo fece rumorosamente.
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Little world || jikook
Fanfictionjimin è un ragazzo semplice: ama danzare, l'arte ed essere libero. tutto sembra cambiare negativamente da un giorno all'altro e non sarà facile per lui accettarlo ma qualcuno gli farà capire che la vita vale la pena di viverla. *** AAA: questa non...