trentadue

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Al rientro dei due a casa, la signora Park era furiosa se non di più. Dalle sue orecchie si sarebbe potuto vedere del fumo uscire, se si fosse trattato di un fumetto.
Jimin non aveva paura della donna, alla fine sapeva che si stava comportando così solo perché si era preoccupata per lui e da una parte la capiva: era sua madre e sarebbe sempre stata in pensiero per la sua incolumità ma dall'altra comunque aveva ventitré anni, era un adulto e non si era messo in pericolo. Poi era rimasto tutto il tempo con Jeongguk ed era un ragazzo di cui ci si sarebbe potuti fidare.

-Ora mi spiegate tutti e due dove siete stati e cosa avete fatto, senza chiamare e avvertire!- disse infatti quando arrivarono. I due ragazzi si trovarono difronte entrambi i genitori, la donna era arrabbiata, il papà di Jimin invece sembrava più calmo ma questo non significava che lui non fosse nello stesso stato della moglie.
Jeongguk fece accomodare Jimin sul divano e gli fece stendere le gambe su di esso e poggiare la testa al bracciolo, poi lui si sedette nella poltroncina accanto in modo da stargli vicino.
Avrebbe voluto prendergli la mano ma non se la sentiva perché non sapeva poi come lui avrebbe reagito davanti ai genitori.
L'uomo però, mentre la madre di Jimin era impegnata a sgridarlo, si accorse di un segno rosso sul collo del figlio. Sarebbe potuto sembrare una puntura di qualche insetto ma non era gonfio e poi il colore sfumava verso il viola. Sembrava più una specie di livido, o meglio un succhiotto.
Non riuscì a fare a meno di posare gli occhi anche sul collo di Jeongguk ma quest'ultimo non aveva niente, perciò al momento decise di lasciar perdere.
Se si fosse trattato di un succhiotto, questo non sarebbe significato che lo avesse fatto proprio Jeongguk, magari la sera prima erano andati in un locale e avevano trovato delle ragazze.
Ma questo non sembrava proprio nel carattere del figlio. Aveva sempre messo il sesso e tutte quelle cose fisiche in secondo piano, non reputandole importanti.
L'unica persona che pensava avesse potuto fargli quel succhiotto era proprio seduta sulla poltrona in cui di solito si sedeva lui, la sera dopo cena a guardare la tv, quando la moglie andava a letto.
E se i due ragazzi fossero diventati qualcosa in più di due semplici amici, all'uomo non avrebbe dato fastidio, nonostante pensasse che fosse una cosa abbastanza strana.
In quel contesto, con il figlio che da un momento all'altro se ne sarebbe potuto andare, non se la sentiva di attaccarlo per una simile cosa.
Se avesse amato un ragazzo se ne sarebbe fatto una ragione. Dopotutto non poteva imporgli l'orientamento sessuale.

-Ma mamma, abbiamo dormito a casa mia. Siamo stati a cena fuori e poi siamo andati lì, non ci siamo messi nei guai, perché devi essere sempre così appiccicosa?- si lamentò Jimin. Quelle parole fecero tornare alla realtà il signore, che riprese a guardare la scena. Osservò come Jeongguk cercava di stare più vicino a Jimin, talvolta allungava una mano in modo casuale, così per non dare nell'occhio ma lui lo aveva comunque notato.

-Non sono appiccicosa, semplicemente mi preoccupo per mio figlio malato di sla perché potrebbe succedere qualsiasi cosa in ogni momento e sai cosa significa?!-

Jimin alle urla della madre rimase a guardarla con occhi impassibili ed involontariamente la sua mascella si irrigidì.
Se la sera prima si era sentito un ragazzo normale come tutti gli altri grazie a Jeongguk, quella mattina stessa a causa di sua madre era tornato alla realtà e adesso cercava di fare qualsiasi cosa pur di trattenersi dal piangere.
Abbassò lo sguardo e rimase in silenzio.

-Portami in camera- sussurrò in un fil di voce, rivolto verso Jeongguk che si alzò subito e lo prese in braccio ma la madre lo fermò.

-No Jeongguk, lascialo qui. Non abbiamo finito di parlare.-

Jimin si lasciò sfuggire una lacrima che cercò di mascherare con una mano, poi si alzò ma cadde subito dopo addosso a Jeongguk che fu pronto a riprenderlo da sotto le braccia.
Lo sollevò e lo prese da sotto le cosce, portandosi automaticamente le gambe del ragazzo attorno al bacino e quest'ultimo posò finalmente la testa nell'incavo del suo collo, lasciandosi andare in un sospiro, poi si mise a piangere.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora