trentatré

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Erano di nuovo alla casa al lago di Jimin, entrambi stesi sul letto, quest'ultimo in posizione rivolta verso il più piccolo e Jeongguk a sua volta guardava il ragazzo dinanzi a lui.
Dopo la discussione con la madre e la conseguente pace insieme alla scoperta dei sentimenti dei due ragazzi, i giorni erano passati abbastanza in fretta, ormai sembrava che avessero iniziato a vivere proprio in quella dimora e Jeongguk tornava raramente a casa, solo per vedere la madre, salutarla e raccontarle le sue giornate.
In più aveva dato due esami nel giro di tre settimane, il che era stato strano per Jimin poiché non sapeva dove avesse trovato il tempo per dedicarsi allo studio.

-Mi laureerò presto- mormorò il ragazzo più piccolo verso Jimin che continuava a guardarlo incantato. Aveva avuto dei piccoli problemi alle gambe ultimamente; i giorni erano passati e così anche quella poca energia che era rimasta all'interno degli arti inferiori. Inizialmente, quando qualche mattina prima si era alzato e non era riuscito a spostare anche di poco le gambe, si era detto fra sé e sé che sarebbe stato questione di tempo, in realtà poi i giorni erano continuati a passare e le gambe a restare ferme. Aveva perso l'uso delle gambe e questo significava che non avrebbe potuto più utilizzare le stampelle.
O meglio, avrebbe potuto sì, ma solo se avesse avuto abbastanza forza nelle braccia e sembravano piuttosto deboli anch'esse.
Non si era disperato o messo a piangere. Aveva solamente pensato a Jeongguk e a quanto lo amasse, a quando gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto in ogni modo.
Gli bastava avere lui affianco e tutto sarebbe andato per il meglio.

-Spero di essere ancora vivo quando ti lauereerai- rispose piano mentre si guardavano. Jeongguk a quella risposta sentì un colpo al cuore ma ormai ci era abituato in un certo senso, perciò non rispose con qualcosa del tipo "non dire cazzate" perché quella era la verità. Non sapevano se ci sarebbe stato, il suo futuro era incerto.
Jimin però notò un'espressione abbastanza strana sul viso di Jeongguk, cosa che lo portò ad aggrottare leggermente le sopracciglia.

-È tutto okay?- domandò istintivamente, alché Jeongguk scrollò le spalle ed annuì senza alcuna convinzione. L'ultima volta che erano rimasti a parlare con i genitori di Jimin, Jeongguk aveva espressamente detto di non volere più soldi poiché amava Jimin e sentiva che non era giusto prendere i suoi soldi, ma andando avanti si era accorto che gli servivano per gli studi, per gli esami e soprattutto per sua madre.
Non era giusto neanche dover chiedere il pagamento dei suoi studi a quella povera donna, insomma, aveva ventuno anni.
Avrebbe potuto cercare un altro lavoro sì, ma questo gli avrebbe impedito di stare con Jimin e non voleva. Aveva bisogno di lui tanto quanto Jimin ne aveva di Jeongguk, entrambi stavano bene l'uno con l'altro. Si amavano e Jeongguk voleva passare ogni singolo minuto con lui, quando non era impegnato con l'università.

-Non è vero, c'è qualcosa che non va- mormorò Jimin, continuando ad osservarlo.
Avvicinò una mano verso la sua guancia e gli rivolse un piccolo sorriso, capendo all'istante a cosa fossero dovuti i suoi problemi. Stavano parlando dell'università, dei suoi esami e del fatto che si sarebbe laureato presto, poi il suo umore era calato.

-È per gli esami, vero? Sei preoccupato perché hai finito i soldi che ti hanno dato i miei genitori e non vuoi chiederli a tua madre per paura di disturbarla.-

Jeongguk rimase a guardarlo sorpreso, non aspettandosi che Jimin arrivasse al punto senza neanche provare a fare domande. L'aveva semplicemente letto nel pensiero e questo gli dimostrava quanto Jimin lo amasse e tenesse a lui, così tanto da aver impresso bene nella mente qualsiasi sua paranoia, se così si poteva chiamare.
Il più grande fece scivolare la mano verso la bocca dell'altro e quest'ultimo gliela prese bloccandola da un polso, poi gli lasciò vari bacetti sul dorso e sul palmo.
Comunque non rispose ma Jimin aveva capito che si trattava di questo.

-Lo so che mi ami e so anche che non lo fai per i soldi, quindi dovresti continuare a prenderli. I miei lo fanno volentieri, in questo modo posso aiutarti, capisci? Sono il tuo ragazzo, no? E loro stessi ti hanno detto che sei come uno di famiglia ormai- continuò il più grande, con voce abbastanza biascicata. Non riusciva più ormai a scandire bene le parole e questo difetto ultimamente si era accentuato molto, tanto che Jeongguk a volte si trovava in difficoltà a capirlo ma bene o male ci stava facendo l'abitudine.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora