tredici

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Dopo cena si ritrovarono di nuovo in camera, Jimin steso sul proprio letto e Jeongguk seduto a gambe incrociate vicino a lui.
La cena era andata bene, i due avevano scherzato con i genitori e ad un certo punto a Jimin era caduta a terra la forchetta, quindi il più piccolo si era chinato per raccoglierla e l'aveva pulita, poi l'aveva aiutato lui a finire il cibo nel piatto e Jimin non si era ribellato.
E in camera Jimin aveva risposto velocemente - per quanto riuscisse ad essere veloce - ad un messaggio di Hoseok, poi era tornato a guardare Jeongguk che nel frattempo anche lui rispondeva a qualche messaggio, in primis dei suoi amici ma anche a quelli che Doyun gli aveva mandato a raffica dopo quel bidone che gli aveva dato il ragazzo.

"Perché non possiamo vederci?"

"Ho bisogno di te, perché mi dai sempre buca?"

"Non è giusto però, il tuo lavoro ti toglie troppo tempo per stare con me."

"Non potevi portarlo con te? Gli avremmo messo un paio di cuffie alle orecchie."

Era davvero infantile certe volte, ma era chiaro che non lo facesse apposta.
Jeongguk si innervosì a quei messaggi sì, ma non poteva arrabbiarsi perché capiva che ancora era piccolo e certe cose non le prendeva sul serio.
Gli aveva scritto che i genitori quella sera non ci sarebbero stati e sarebbe dvuto rimanere con lui, altrimenti avrebbe fatto ancora più storie.
Dopo l'ultimo messaggio che lesse decise di non rispondere perché gli sembrava davvero inutile continuare una conversazione del genere, quindi spense il telefono per non essere disturbato e lo appoggiò sul comodino.

-Wow, devo essere proprio importante per averti fatto spegnere il cellulare- commentò Jimin con un sorrisetto quasi malizioso sotto i baffi. Ovviamente lo disse in senso scherzoso ma Jeongguk prese sul serio quelle parole nonostante avesse capito il tono di voce che aveva usato il più grande.

-Sì, lo sei- rispose dunque ed al contrario, Jeongguk mise sincerità in quella risposta ma Jimin la prese come un gioco e infatti ridacchiò.
Tornò il silenzio fra di loro ma entrambi cercarono qualcosa da fare o da dirsi, finché Jeongguk non se ne uscì con: -ti va di giocare al gioco delle domande?-
Una cosa del genere l'avevano già fatta quella volta in macchina quando tornavano dal lago davanti a casa di Jimin per vedere il tramonto, una delle prime volte che si conoscevano. Si erano fatti poche domande però e ora che il biondo ci pensava non conosceva molto bene Jeongguk quindi, anche se era un gioco scontato quello delle domande, era comunque interessante per conoscersi.

-Okay ci sto, d'accordo. Comincia tu a farmene una- disse portando le braccia ad intrecciarsi al petto. Jeongguk ci pensò e poi pose la domanda.

-Quando sei nato?-
-13 ottobre 1995. Tu?-
-Primo settembre 1997. Tocca a te farmi la domanda.-
-Ma l'ho appena fatta!-
-La mia stessa domanda non vale!-

Entrambi scoppiarono a ridere e Jimin emise un mugolio prima di alzare gli occhi al cielo in modo da pensare alla domanda che avrebbe potuto fargli.

-Animale preferito?-

Jeongguk scrollò le spalle prima di rispondere.

-Il coniglio.-

Jimin di nuovo scoppiò a ridere ma questa volta Jeongguk non capì il senso di quella risata, quindi rimase a sorridere in modo confuso mentre lo osservava.

-Perché ridi?-
-Perché il coniglio ti somiglia, avete gli stessi denti- rispose continuando a ridacchiare come un bimbo, alché Jeongguk aggrottò le sopracciglia e continuò a guardarlo confuso, poi scosse la testa.

-Park Jimin, sappi che questa me la lego al dito, mi sento offeso.-

Il più grande non smise di ridacchiare, sentendosi felice e rilassato in quel momento.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora