trentasette

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Il giorno tanto atteso era arrivato.
Jimin e Jeongguk sarebbero partiti per New York nonostante i genitori fossero rimasti contrari.
Jeongguk li aveva un po' rassicurati dicendo loro che: per prima cosa non sarebbero stati soli poiché sarebbero rimasti in contatto con Hoseok e lui conosceva meglio di loro la città e seconda cosa, erano più che sicuri riguardo la sanità, potevano quindi stare tutti tranquilli.
La sera prima i due ragazzi avevano dormito a casa dei genitori di Jimin per il semplice motivo che così avrebbero fatto più veloce, poiché il volo sarebbe stato l'indomani alle cinque del mattino.
Li avrebbero accompagnati i genitori di Jimin.
In realtà inizialmente aveva dovuto accompagnarli solo il signor Park ma la moglie voleva stare più tempo possibile insieme al figlio.
Non sapeva se l'avrebbe rivisto e questo le metteva i brividi da una parte, ma non poteva comunque negargli la felicità ed aveva capito quanto fosse importante per Jimin andare a New York, soprattutto per rivedere il suo migliore amico.
I due ragazzi avevano cominciato a fare le valigie solamente il giorno prima della partenza ed ovviamente avevano fatto visita alla madre di Jeongguk, che si era raccomandata - come ogni mamma - di stare attenti.
La sera, in camera da letto, i due avevano parlato con Hoseok attraverso la chat di Jimin su KakaoTalk; Jeongguk aveva semplicemente scritto i messaggi che Jimin gli aveva detto, poi li aveva inviati.
Non avevano chiuso occhio poiché alle tre del mattino sarebbero dovuti essere in aeroporto per il check-in.

-Avete messo tutte le medicine in valigia?- aveva chiesto la signora Park; Jimin poteva sentire l'agitazione a fior di pelle nel corpo della madre ma non aveva le forze per dirle di stare tranquilla. Jeongguk le aveva risposto positivamente e allora si era calmata ma non del tutto.
Comunque erano passati per il check-in ed avevano posato i bagagli insieme alla sedia a rotelle, poi successivamente avevano salutato i due genitori e la signora Park si era messa a piangere, dicendo al figlio quanto lo amasse e che era stato la cosa più bella che avesse mai potuto desiderare nella sua vita, che era fiera di lui e lo sarebbe stata per sempre.
Jimin aveva capito che quello sembrava più un addio invece che un semplice saluto ed augurio di buon viaggio, ma aveva deciso che non voleva farsi rovinare l'umore dalle lacrime della madre, perciò semplicemente aveva annuito e ringraziata, dicendole quanto anche lui l'amasse.
Stessa cosa l'aveva fatta col padre e si erano poi abbracciati, nonostante Jimin fosse rimasto immobile per via della malattia.
Il suo corpo era stato tenuto stretto dalle braccia di Jeongguk per tutto il tempo, finché i due genitori non se n'erano andati, poi erano passati sotto i controlli e con qualche difficoltà erano riusciti a passare.
Adesso l'orologio segnava le tre e quarantacinque minuti ed aspettavano il giusto orario per potersi imbarcare.
Jeongguk era seduto su una delle sedie davanti al loro gate e teneva Jimin sulle gambe mentre quest'ultimo riposava per la troppa stanchezza causata da quella notte passata letteralmente in bianco.
Più Jeongguk teneva fra le braccia il corpo piccolo di Jimin, più s'innamorava di lui, ogni giorno sempre di più.
Sentiva costantemente la voglia di proteggerlo, prendersi cura di lui e tenerlo lontano da ogni male, voleva semplicemente amarlo e goderselo finché ne avrebbe avuta la possibilità.
Rimasero per tutto quell'arco di tempo seduti su quella sedia e per tutta l'ora Jimin non si mosse ma il più piccolo non si preoccupò, poiché sentiva il suo regolare respiro sul proprio collo che lo faceva stare tranquillo.
Quando furono un po' prima delle cinque, Jeongguk cercò di alzarsi senza svegliare il più grande poi, dopo essersi messo lo zaino in spalla si diresse verso il gate, anche se dovette aspettare in fila prima del suo turno.
Teneva nelle mani i passaporti, i documenti e le carte di imbarco di entrambi, mentre le sue braccia tenevano forte Jimin, nonostante provasse un po' di stanchezza; anche lui alla fine era un essere umano, dunque sentiva la poca energia svanire poco a poco.
Quando si trovarono davanti al gate, il ragazzo mostrò tutti i documenti ma la signora addetta ai controlli lo guardò in modo strano poi parlò, facendo impallidire Jeongguk che deglutì a fatica.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora