diciassette

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Quando Jeongguk arrivò a casa Park quel pomeriggio non fu il benvenuto, o almeno non lo fu per Jimin che appena lo vide sulla porta d'ingresso si affrettò a dirigersi verso le scale nonostante dovette arrancare così tanto da mettersi poi a quattro zampe in modo da riuscirci con un po' più di facilità.
Jeongguk rimase confuso e anche deluso dal comportamento di Jimin, dunque pensò che ci fosse qualcosa che non andava, ad esempio la visita non era andata bene.
Invece quando parlò con i due genitori rimase sorpreso a sapere che non era il motivo per cui era arrabbiato.
Gli spiegarono anche che il viaggio avrebbero potuto farlo ma che sarebbero dovuti stare attenti e Jeongguk in quel momento ne rimase felice ma tornò presto a pensare al ragazzo più grande.

-Penso che se la sia presa perché non gli hai detto dell'esame. A proposito, com'è andata?-

Fu la signora Park a tirare fuori quell'argomento e Jeongguk scrollò le spalle in risposta.

-Ho preso il massimo- disse poi, come se fosse una cosa del tutto normale e soprattutto semplicissima. Il ragazzo non aveva mai avuto problemi con lo studio anzi, il suo era un metodo molto valido poiché non gli servivano ore ed ore per capire un argomento e poi di conseguenza anche i vari collegamenti gli venivano facili.
Riusciva molto bene a parlare ed a mantenere il filo logico di ciò che diceva, senza perdersi in cose che non c'entravano niente con quello che gli chiedevano.
Era normale quindi che prendesse il massimo delle valutazioni.
Comunque i due genitori uscirono di casa per raggiungere il posto di lavoro e probabilmente avrebbero fatto più tardi quella sera dato che nessuno dei due si era presentato la mattina, perciò sarebbero rimasti fino all'orario di chiusura.
Jeongguk non esitò a salire le scale per raggiungere Jimin nella propria stanza e quando arrivò davanti all'ingresso rimase per un istante immobile davanti alla scena che gli si presentava: il ragazzo biondo era disteso sul letto, con un cuscino fra le braccia, le ginocchia piegate e la testa quasi affondata nel cuscino.
Il moro provò un'irresistibile tenerezza ed una voglia matta di stringerlo fra le proprie braccia.

-Jimin hyung, come mai mi hai ignorato quando sono arrivato?- domandò subito, aspettandosi che il ragazzo si voltasse per incontrare il suo sguardo ma non lo fece.

-Va' via, non voglio vederti- borbottò contro il cuscino, il che rese ancora più difficoltosa la comprensione alle orecchie del più giovane poiché già parlava un po' male e scontrandosi con il cuscino, le parole non si capivano bene.

-Posso sapere che hai? I tuoi mi hanno detto che la visita è andata bene, quindi perché sei arrabbiato?- continuò nonostante sapesse già la risposta, dato che la donna prima di andarsene glielo aveva detto; di questo però non ne era sicuro al cento per cento, infatti quando il biondo parlò gliene diede la conferma.

-Non mi hai detto che avevi un esame e io stamattina ti aspettavo qui.-

Jeongguk sorrise nel vederlo comportarsi in quel modo e il senso di dolcezza che provava si ampliò ancora di più.
Quindi si avvicinò al letto e con delicatezza portò le ginocchia sul materasso e si mise su di lui. Portò una mano su un fianco del ragazzo in modo da farlo sciogliere da quella posizione e quando si trovò faccia a faccia con lui, sorrise divertito.

-Quindi è per questo che sei imbronciato- sussurrò socchiudendo leggermente gli occhi. Jimin alzò gli occhi al cielo e si lasciò sfuggire uno sbuffo dalle labbra prima di chiuderli in modo da non dover guardare il ragazzo.

-Potevi dirmi dell'esame- borbottò poi.

-Non l'ho detto a nessuno. I tuoi genitori dovevano saperlo, altrimenti mi avrebbero aspettato per niente.-

-Anch'io ti stavo aspettando per niente, Jeongguk. Avresti dovuto dirmelo- ribatté infine. A quel punto il più piccolo tornò serio e si mise steso sul letto accanto alla figura esile di Jimin.
Rimase a guardarlo mentre il biondo puntava fisso il soffitto.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora