nove

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A Jeongguk imprevisti come il primo non erano più successi, senza tener conto dei piccoli ritardi di massimo dieci minuti a causa del traffico.
Con i genitori di Jimin aveva quasi detto la verità rischiando di mandare a monte il suo lavoro e quindi anche la compagnia del ragazzo, ma quest'ultimo lo aveva aiutato inventandosi che aveva dovuto dare una mano alla madre per cose personali.
Si erano raccomandati che non sarebbe dovuto più succedere e lui aveva annuito obbediente, infatti così era stato.
Nei giorni seguenti si erano visti tranne il sabato e la domenica e i due genitori avevano notato come Jimin si comportasse in modo diverso anche nei loro confronti.

-Sembra che Jeongguk gli piaccia davvero tanto. Hai visto com'è cambiato anche con noi?- aveva detto la signora Park rivolta verso il marito quando una sera si trovavano da soli sul divano davanti alla tv.
Jimin era andato a letto ma in realtà aveva sentito la conversazione dei due adulti dato che era sceso perché si era scordato la felpa che di solito indossava se aveva freddo la notte.

-Credo che ormai siano diventati amici- aveva aggiunto l'uomo, alché Jimin aveva sorriso ed annuito fra sé e sé senza pensarci, poi cercando di far finta di niente era passato dietro il divano e raggiunto la felpa in cucina. I due genitori erano rimasti ad osservarlo ma non avevano detto niente e neanche lui stesso aveva osato dare fiato ai suoi pensieri, si era limitato solo a mostrargli un piccolo sorriso poi era sparito di nuovo verso le scale, ovviamente stando attento a non fare movimenti che avrebbero sfruttato troppa forza da parte dei suoi muscoli.
Quella sera, dopo essersi steso sul letto si mise comodo per dormire ma non sentiva gli occhi pesanti, dunque decise di mettersi seduto con la schiena poggiata alla testiera e prese il telefono.
Senza pensarci troppo entrò nella chat insieme a Jeongguk, con cui ogni tanto, quando non erano insieme si scrivevano.
Era strano però che ogni sera non gli rispondeva, neanche a notte fonda.
Entrava nella loro chat e notava che il suo ultimo accesso era anche prima dell'ora di cena.
Si chiedeva tutte le volte se andava a letto così presto oppure usciva a divertirsi.
Erano ormai giorni che provava un peso in mezzo allo stomaco all'idea del ragazzo insieme a qualcun altro, forse perché era invidioso dei suoi amici - che sicuramente aveva - dato che nella maggior parte dei casi erano tutti fighi e simpatici, non come lui mezzo impedito e con un brutto caratteraccio.
Jeongguk poteva anche starci bene con lui e questo era poco ma sicuro, ma con i suoi veri amici ci stava decisamente meglio.
Con lui non parlavano di ragazze, parlava del ballo, dei suoi sogni, a volte di Hoseok il suo amico... parlavano solo di Jimin e quest'ultimo pensava che tutti questi argomenti annoiassero l'altro ragazzo.
Forse in realtà si faceva solo tanti problemi mentali e magari a Jeongguk piaceva anche di più stare in sua compagnia.
Decise comunque che non poteva pensare alla vita privata di quel ragazzo, perciò si sarebbe semplicemente preoccupato di lui solo quando sarebbe stato all'interno della sua dimora.
Vide un messaggio di Hoseok che gli raccontava di aver passato un esame di danza difficile e questo lo fece sorridere, così gli rispose con un veloce "bravo Hobi" e due cuori accanto, poi sotto un altro messaggio con su scritto "buonanotte" ma dopo averlo inviato si ricordò che i due orari non coincidevano, perciò si corresse con un "qui è notte e io sto andando a dormire" seguito da uno stickers divertente.
Alla fine si convinse di spegnere il telefono e provare a dormire ma proprio nel momento in cui si mise sdraiato cominciò a provare una sorta di asma, pizzicore alla gola e voglia isterica di tossire.
Si sollevò dunque e si portò una mano sul petto sentendosi quasi i polmoni uscirgli dalla gola.
Quei colpi di tosse erano così forti che ovviamente catturarono l'attenzione dei genitori che lo raggiunsero preoccupati ed agitati.

-Jimin tesoro, che succede?- chiese la mamma portando una mano sulla schiena del figlio ma quest'ultimo non riuscì a rispondere ed involontariamente strinse la mano in pugno attorno alla felpa che indossava, tirandola con tutta la forza che aveva.
Prima che la donna potesse ordinare al marito di chiamare un'ambulanza, quest'ultimo aveva già il telefono all'orecchio e stava dando l'indirizzo di casa alla voce dall'altra parte della chiamata.

***

Quella sera Jeongguk non aveva bevuto, era in sé ma ciò che stava facendo lo mandava pian piano fuori di testa.
Con Doyun si erano dati appuntamento a casa di quest'ultimo poiché a casa sua c'era sempre sua madre e non se la sentiva di disturbarla con rumori poco casti, perciò in pochi minuti si era fatto trovare davanti alla porta ed erano andati subito al punto.
Non erano amici che si comportavano da tali, quindi era solo quello lo scopo che avevano quando decidevano di vedersi.
Si ritrovava steso sul letto, a pancia in su mentre cercava di recuperare il respiro e si picchiettava le dita sulla pancia e Doyun faceva lo stesso mentre si guardava attorno nella propria camera.
Era il ragazzo più giovane che aveva chiamato l'altro quella volta, dicendogli che aveva bisogno perché si sentiva stressato quindi per questo Jeongguk parlò per primo, dando voce ai suoi pensieri.

-Che cos'è che ti stressa?-

Doyun voltò la testa verso il più grande ed arricciò il naso prima di scrollare le spalle.
Lo osservò con quella smorfia disegnata sul viso, poi chiuse gli occhi ed emise un sospiro prima di riaprirli e guardarlo per parlare.

-A scuola hanno scoperto che sono gay e puoi immaginare cosa mi dicono- borbottò passandosi una mano sui capelli. Jeongguk rimase a guardarlo, osservandolo attentamente.

-Ti insultano o ti picchiano anche?- domandò interessato a quella conversazione. Non erano niente se non amici con benefici ma questo non significava che del ragazzo a Jeongguk non importasse niente.
In fin dei conti un po' ci era affezionato.

-No, per ora solo insulti- rispose con sincerità ed il più grande capì che stava dicendo la verità poiché non aveva notato nessun livido particolare sulla sua pelle.

-Devi resistere ancora un anno e poi sarai libero- continuò lo hyung, alché ricevette in risposta un mugolio e subito dopo il più piccolo si affrettò a cambiare discorso.

-Domani mattina devi andare dal tuo amico tetraplegico?-

Fu un domanda fatta senza alcuna cattiveria quella, ma Jeongguk a quell'aggettivo sentì i muscoli irrigidirsi e il nervosismo entrare sotto pelle.
Jimin non era tetraplegico e non accettava che questo termine si usasse con così tanta leggerezza.
Erano argomenti delicati.

-Non è tetraplegico, è malato di sla. E comunque sì, devo andare da lui- rispose dunque con aria leggermente infastidita.
Doyun notò quell'atteggiamento un po' irritato così si limitò solo ad annuire e a pronunciare un piccolo "scusami"; infondo davvero, non voleva per niente risultare offensivo nei confronti di Jimin o ignorante in materia.
Proprio quando fra di loro tornò il silenzio, il cellulare di Jeongguk cominciò a squillare ed aggrottò le sopracciglia nel notare che la chiamata era da parte della signora Park, la mamma di Jimin.

-Chi è?- chiese curioso il ragazzo più piccolo, sporgendosi verso di lui per poter sbirciare lo schermo del telefono ma Jeongguk se lo portò all'orecchio prima che potesse vedere il nome e non rispose alla domanda, troppo preoccupato per quella chiamata nonostante ancora non sapesse niente; sentiva che c'era qualcosa che non andava.

-Jeongguk, Jimin è in ospedale.-

Sentiva che era qualcosa di grave.
Dopo giorni passati insieme in felicità, qualcosa arrivava sempre a rovinare tutto e a scatenare il panico.
La vita è così, non ti lascia mai tranquillo.
Riattaccò veloce la chiamata dopo aver risposto che sarebbe arrivato il prima possibile, poi si alzò dal letto e si vestì in fretta con il cuore che batteva all'impazzata.
Aveva paura che non sarebbe riuscito a rivederlo neanche un'ultima volta.

-Devo andare. Hanno portato Jimin in ospedale- disse di getto al ragazzo più piccolo che inizialmente rimase sconvolto nel vederlo così agitato ma dopo quelle parole capì e si limitò ad annuire.

-Certo vai, poi fammi sapere se è tutto okay.-

Ovviamente lo aveva detto solo per essere gentile poiché Jeongguk pensava, anzi, ne era certo che non gli importasse poi così tanto.
E forse era anche un po' geloso del fatto che lo hyung passasse molto più tempo con Jimin che con lui.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora