trentanove

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Jeongguk quella mattina si alzò in silenzio, cercando di non svegliare il più grande che continuava a dormire. Durante la notte lo aveva abbracciato e infatti il giorno dopo si era svegliato con le braccia completamente avvolte attorno ai suoi fianchi, con la testa nascosta nel suo collo.
Jeongguk amava dormire così vicino a Jimin, nonostante facesse caldo. Lo amava e amava la sensazione che provava a tenerlo stretto fra le braccia.
Dopo essersi vestito comunque prese il cellulare decidendo di accenderlo e farsi coraggio per chiamare i due genitori. Ancora non aveva detto niente a loro e sperava che approvassero la sua idea. Certo, gli avrebbe comunque chiesto di sposarlo ma sarebbe stato meglio se i due adulti avessero risposto positivamente.
Hoseok arrivò proprio nel momento in cui stava per chiamare il signor Park; aveva deciso di chiamare l'uomo perché era quello un po' più razionale ma forse quella mattina sarebbe stato meglio se avesse chiamato la signora. Certo, l'approvazione prima di una proposta andava sempre chiesta al padre dell'altro, ma magari lui avrebbe potuto fare un'eccezione... ancora non aveva chiamato poiché appunto, l'amico di Jimin arrivò proprio in quell'esatto momento, quindi si sarebbe preso qualche minuto in più per pensarci.

-Ehi Hoseok, buongiorno. Vieni- disse amichevolmente dopo aver aperto la porta. Ovviamente parlò a voce bassa in modo da non far svegliare Jimin che continuava a dormire beatamente nel letto.

-Sì è addormentato tardi anche stanotte, quindi non si sveglierà prima delle 11. Se dovesse andare oltre quell'orario sveglialo tu, se io non sono arrivato. E se c'è qualche problema chiamami, d'accordo?-

Hoseok rimase confuso al sentire tutte quelle parole e per un momento Jeongguk non si rese conto di quanto inizialmente potesse essere complicato. Si ricordò automaticamente di quando aveva messo piede nell'abitazione di Jimin e sua madre aveva subito cominciato a tartassarlo su cosa avrebbe dovuto fare insieme a lui; dopo tutti quei mesi, Jeongguk era diventato proprio come la signora Park.

-Non ho il tuo numero- disse Hoseok stringendosi leggermente nelle spalle, allora Jeongguk si affrettò a scriverglielo e glielo salvò in rubrica. Fece tutto di corsa un po' perché non stava più nella pelle e voleva comprargli un anello, e un po' perché doveva telefonare ai genitori o meglio, al padre. Sì, ci aveva pensato ed aveva capito che la sua prima scelta era stata quella migliore.
Si fidava del padre di Jimin, era un buon uomo al contrario invece del suo che lo aveva lasciato da solo con la madre, quando aveva ammesso di essere gay.

-Mandami un messaggio o chiamami, qualunque cosa ti serva. D'accordo?- ripeté nuovamente il più piccolo, alché Hoseok annuì solamente e lanciò un'occhiata a Jimin che continuava ancora a dormire.
Sorrise dolcemente nel vederlo in quel modo; avevano dormito un mucchio di volte insieme, in realtà Hoseok era rimasto ad osservarlo varie volte mentre Jimin sprofondava nel sonno e lui non riusciva a seguirlo.
Hoseok aveva sempre ritenuto Jimin un bimbo, come una piccola creatura da proteggere da qualsiasi male.
Forse se fosse rimasto in Corea ed avesse continuato a tenerlo sotto la sua ala, Jimin non si sarebbe ammalato.
Ma invece lo aveva lasciato scoperto, senza alcuna protezione e quella malattia se l'era preso e se lo stava portando via lentamente.

-Mi fa male vederlo così- sussurrò proprio nel momento in cui Jeongguk stava per aprire di nuovo la porta per andarsene. Si fermò di colpo e deglutì la bile che improvvisamente gli si era formata al centro dell'esofago. Percepì il cuore tremare, così come gli occhi pizzicare. Quelle parole facevano così tanto uno strano effetto... lui Jimin lo aveva conosciuto già malato e non aveva idea di come fosse stato fino a quel giorno in cui la malattia lo aveva colpito. Ma Hoseok lo sapeva e l'immagine sana di Jimin era ancora ferma impressa nella sua mente.
Jeongguk si voltò a guardare entrambi, Jimin sempre nella stessa posizione e Hoseok rivolto verso di lui con la testa bassa.

-L'ho lasciato là da solo perché volevo inseguire il mio sogno. Sì, l'ho realizzato ma mi sono perso anni di amicizia con lui. Mi sono perso l'unica persona più importante della mia vita e l'ho fatto anche soffrire perché io ero l'unico amico che aveva- continuò con le labbra tremanti, così come la voce. Stava per scoppiare in lacrime e Jeongguk lo aveva capito da quell'espressione di dolore che adesso portava sul volto.
Si chiedeva come mai gli fossero tornati in mente proprio adesso quei ricordi, e soprattutto i sensi di colpa.
Il più piccolo si avvicinò ad Hoseok e gli mise entrambe le mani sulle spalle. Avvicinò il viso al suo per poter incontrare i suoi occhi ed una volta che ci riuscì gli mostrò un sorriso rassicurante.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora