quindici

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Alla fine i due ragazzi dopo aver fatto colazione si erano sistemati, Jimin aveva preso le sue medicine ed erano usciti di casa per dirigersi verso la villetta al lago.
Jeongguk aveva tenuto il muso al più grande, innervosito dal fatto che Jimin non l'avesse aspettato prima di scendere le scale. Si sentiva in colpa perché se si fosse fatto male la responsabilità sarebbe stata la sua.

-Ma perché sei arrabbiato, posso saperlo? Non è successo niente Jeongguk e anche se mi fossi fatto male non sarebbe stata colpa tua, non mi hai spinto giù dalle scale- borbottò il biondo altrettanto infastidito dal comportamento esagerato del più piccolo.
Capiva che si preoccupava per lui ma fino a quel punto non aveva senso. Non aveva sceso le scale saltellando ma bensì appoggiato alla ringhiera delle scale, passo dopo passo, in modo lento.
Jeongguk si limitò a sbuffare ma non rispose alle parole di Jimin perché non aveva intenzione di litigare con lui in quel momento. Sapeva di avere ragione e di conseguenza anche Jimin era convinto di averne.
In realtà l'avevano tutti e due come non l'aveva nessuno; Jeongguk forse era troppo esagerato ma Jimin doveva anche cercare di capirlo un po'.
Quando arrivarono davanti alla casa Jeongguk parcheggiò la sua hyundai i10 rossa e Jimin aprì lo sportello dell'auto con qualche difficoltà; ormai le sue mani sembravano non riuscire più a muoversi da quella posizione se non con tanta forza ed energia.
Il più piccolo fece uscire dal portabagagli la sedia a rotelle in modo che se Jimin si fosse stancato si sarebbe potuto mettere seduto lì sopra.
Insieme si diressero verso l'entrata, Jimin con le sue gambe cercava di stare al passo di Jeongguk ma in realtà lui stava camminando in modo molto lento per non seminare il più grande.
Davanti alla porta quest'ultimo estrasse le chiavi dalla tasca del jeans che stava indossando ma ovviamente non riuscì ad infilarle nella serratura, perciò, prima che si facesse prendere da un attacco di nervi, Jeongguk gliele tolse con delicatezza dalle mani e ci pensò lui ad infilarle all'interno della porta, aprendola ed entrando successivamente all'interno della casa.
Restituì poi le chiavi al ragazzo più grande che le prese in modo poco carino e con un po' di goffaggine e fatica cominciò a dirigersi verso la sala da ballo, come se fosse l'unico posto in grado di farlo sentire bene.
Jeongguk notò quanto il biondo quella mattina fosse nervoso e non seppe spiegarsi il motivo poiché quando si erano svegliati sembrava tutta un'altra persona.
Forse era stato ciò che era successo per le scale che l'aveva messo di cattivo umore ma se doveva prendersi cura di lui lo faceva perbene, no?
Dunque, quando anche il ragazzo più giovane giunse all'interno della grande stanza e trovò Jimin seduto al centro di essa e con la fronte appoggiata sulle ginocchia il suo cuore si strinse e per un momento sentì gli occhi pizzicare. Gli faceva crescere un dolore al centro del petto nel vederlo così. Ormai stare con Jimin per Jeongguk non significava più guadagnare soldi, ormai ci si era affezionato, era diventato un amico per lui.
Lasciò la sedia a rotelle all'entrata della stanza e si affrettò ad accendere le casse, poi collegò il proprio telefono ad esse e dopo essere entrato su youtube ed aver messo una musica lenta, tornò verso il biondo, si mise dietro di lui e lo tirò su da sotto le braccia, facendolo mettere in piedi.

-No c'è tempo di piangere forza, facciamo un po' di riscaldamento- disse subito, iniziando ad allungare le braccia verso l'alto. Jimin lo guardò dopo essersi voltato verso di lui e rimase sorpreso per il fatto che, avendolo visto in quello stato non fosse andato lì per coccolarlo ed abbracciarlo come aveva fatto la sera prima, anzi, aveva fatto finta di niente.
Jeongguk aveva capito che il modo migliore per non pensare alla malattia sarebbe stato reagire a tutti i costi e far vedere a quella stronza che nonostante tutto sarebbe riuscito a portare avanti la sua passione.

-Dai, facciamo gli stessi movimenti, non sono difficili- propose il più piccolo, muovendo un po' le gambe e le braccia nel modo più delicato possibile, così da non far sprecare troppe energie a Jimin.
Dopo essersi riscaldati abbastanza Jeongguk tornò verso le casse, prese il proprio telefono e cambiò musica mettendo youth, la canzone che Jimin gli aveva fatto sentire, di cui lui stesso ci aveva creato una coreografia.

Little world || jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora