CAPITOLO 22

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Grayson

"No!" Rispondo al professore di matematica riferendomi all'offerta che mi ha appena fatto. Non ho alcuna voglia di trascorrere a scuola più tempo del dovuto e poi perché proprio io?

"Signor Jones mi ascolti per favore, la signorina Collins ha delle forti lacune sui primi argomenti e lei è uno dei miei migliori studenti. La prego di ripensarci, ma se proprio deciderà di non accettare, chiederò a qualcun altro".

Aspetta cosa?

"La signorina Juliet Collins?" domando interessato.

"Si esatto, è una mia studentessa del secondo anno. Pensavo che potreb.."

"Accetto. Quando iniziamo?" lo interrompo bruscamente: non mi interessa cosa pensa.

Lui sembra rimanere spiazzato dalla mia reazione improvvisa e non posso biasimarlo, sono passato da negare categorico ad accettare esaltato. Non sono bipolare: non avrei mai acconsentito se si fosse trattato di qualcun altro, ma siccome la ragazza in questione è Juliet, credo di poter fare questo sforzo.

"Oh beh grandioso! Cosa ne dice di lunedì?" mi propone il professore scacciando apparentemente i dubbi che sono sicuro gli siano venuti a causa del mio repentino cambiamento d'umore.

"Perché non venerdì?" sto davvero cercando di contenere l'entusiasmo, ma non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando scoprirà che lo studente di cui il professore le parlava ero io: si infurierà di sicuro.

"Non c'è motivo di affrettare i tempi signor Jones, ho detto alla signorina Collins che avreste iniziato lunedì e così farete. Questo è il programma se intanto gli vuole dare un'occhiata ma sono sicuro che per lei sarà una passeggiata" continua lui passandomi un foglio.

Scorro velocemente gli argomenti e sono tutte cose che ho già fatto, sono bravo in matematica e il professore ha ragione: sarà facile aiutarla... è tutto il resto che mi preoccupa.

"Certo si, grazie" gli dico distrattamente.

"Bene, conto su di lei, non mi faccia pentire di averla scelta signor Jones." mi avverte sospettoso.

"Certo professore, non se ne pentirà."

O forse sì.

Esco dall'aula sorridendo ed inizio a pensare a tutti i modi possibili per farla arrabbiare quando saremo insieme, oppure farò il bravo e l'aiuterò davvero a studiare?

Non ho ancora deciso.

Mi sento afferrare per la maglia e spingere contro il muro: Penny mi sta guardando con aria provocante e avvicinandosi di un passo, mi posa una mano sul braccio accarezzandolo.

"Ciao campione, vedo che sei di buon umore stamattina" squittisce, probabilmente riferendosi alla mia espressione.

"Già.." rispondo annoiato guardandola dall'alto.

"Beh, se vuoi posso contribuire a migliorartelo ulteriormente" continua lei facendo le fusa.

Qualche secondo dopo, scorgo due figure dietro di lei e spostando la testa di lato, mi accorgo che si tratta di Juliet e di quel coglione che ci provava con lei l'altra sera alla festa: le sta quasi addosso e involontariamente stringo i pugni lungo i fianchi cercando di trattenermi dall'intervenire. Non è la mia ragazza, mi dico. Continuo a fissarli mentre Penny mi tocca il viso cercando di spostare di nuovo l'attenzione su di lei. La guardo ma non la vedo neanche perché istintivamente riporto subito gli occhi su Juliet e quel tipo.

Senza pensarci due volte, scanso Penny con una mano avvicinandomi ai due piccioncini e Juliet appena mi vede cambia espressione,
adesso mi diverto.

"Ciao bambolina!" Irrompo intromettendomi tra i due ed appoggiando un braccio intorno alle spalle della bionda.

"Non mi presenti il tuo amico?" insisto ancora con l'unico scopo di fare incazzare entrambi.

"Perché dovrei?" é più facile di quanto pensassi e la cosa mi sprona a continuare, quindi mi volto verso di lui e lo guardo.

"Ehm... Jacob, giusto?" so che si chiama Justin.

"Justin, piacere" mi risponde infatti lui guardandomi di traverso.

"Di cosa stavate parlando?" continuo con finto tono interessato rivolgendo tutta la mia attenzione a lei.

"Di cose che non ti riguardano, quindi, se non ti dispiace, ti chiederei gentilmente di andartene."

Col cazzo.

La stringo ancora di più avvicinando il mio viso al suo: stai a vedere coglione.

"Prima voglio un bacio" sto giocando col fuoco, lo so.

"Scordatelo!" e se uno sguardo potesse uccidere io sarei già morto e sepolto.

Mi da una spinta con tutta la forza che ha anche se riesce a spostarmi di poco: sono alto un metro e ottantacinque e lei sarà più o meno uno e sessantacinque: non ha speranze. Le regalo il mio miglior sorriso vedendola vacillare per un istante, poi si volta camminando nella direzione opposta a passo spedito, lasciando me e lo stronzo a fissarci.
Lo guardo con un ghigno soddisfatto alzando un sopracciglio con aria di sfida: lei è mia.

Vorrei saltare per la gioia ma cerco di contenermi per evitare di sembrare un bambino alle prime armi con le sue emozioni, poi mi allontano, contento della piccola vittoria ottenuta e consapevole che Juliet me la farà pagare con gli interessi: non vedo l'ora.

GET MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora