CAPITOLO 30

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Grayson

Cameron mi rivolge uno sguardo infastidito, poi, risparmiandomi la ramanzina che sono sicuro vorrebbe farmi, mi dice:

"Sta andando in biblioteca, farai meglio a seguirla" dice un attimo prima di andarsene, dandomi le spalle.

Da quando in qua i miei amici sono dalla sua parte? Dovrebbe dirmi di starle alla larga, lui mi conosce bene e sa che sono sbagliato per lei, la farei soffrire e sono sicuro che finirebbe per odiarmi.

Raggiungo gli altri al tavolo e mi siedo, senza rivolgere l'attenzione verso nessuno in particolare, ed alzando gli occhi noto che Cameron mi sta di nuovo fissando con espressione accusatoria. Gli altri, non capendo il motivo del nostro atteggiamento, lo imitano.
Sbuffo tornando con lo sguardo sul mio pranzo che, tutto ad un tratto, sembra essere diventato davvero interessante.

"Ci volete spiegare cosa è successo o dobbiamo tirare a indovinare?" ci chiede Cole.

"Niente, oggi Cam ha le palle girate e ha deciso di sfogarsi con me" sbotto infastidito.

"Non dire cazzate Gray, la devi smettere di fare il coglione, Juliet non mi sembra proprio il tipo che si lascia prendere in giro da uno come te quindi te lo ripeto ancora un volta: piantala di fartela sotto e vai da lei a chiederle scusa"

Io non me la faccio sotto, e non ho proprio intenzione di chiedere scusa a nessuno, se lo può scordare.

E poi scusa per cosa?
Mi piace farla arrabbiare. A questo ultimo pensiero mi esce involontariamente un sorriso maligno ed i miei amici se ne accorgono.

"Che cazzo hai da ridere adesso?" continua Cole. "Ha ragione Cameron, smettila di fare l'idiota e vai a parlarle."

"Non sono affari vostri quello che faccio con lei, okay? Tu piuttosto" dico rivolto a Cole, "Perchè non pensi alla morettina? Ti vedo più scontroso del solito questi giorni".

Ed è vero, il mio amico è intrattabile ultimamente: scommetto che c'entri Maddie, di solito gli ronza sempre intorno mentre questi giorni non li ho mai visti insieme. Qualcosa non torna. Comunque non è un problema mio: io non lo stresso mettendomi continuamente in mezzo tra loro due, perchè devono fare così con me?
So di non essere perfetto e so anche di non avere un carattere facile: ho i miei tempi e faccio le cose a modo mio.
È così e basta e non ci posso fare niente.

Cole, come previsto, fa una smorfia triste girandosi di lato e capisco subito di averci preso: avranno litigato o qualcosa del genere. Non dice una parola, piuttosto inizia a guardarsi intorno rivolgendo l'attenzione alla sala come se stesse cercando qualcuno. Decido di non infierire, se avrà bisogno di parlare me lo dira ed io sarò pronto ad ascoltarlo.

"Faccio una passeggiata" dico d'un tratto alzandomi in piedi. Loro mi guardano e vedo Jace trattenere un sorriso mentre Cole e Cameron si guardano con aria complice. Alzo gli occhi al cielo e mi avvio verso l'uscita... cosa hanno capito?

Poco dopo mi ritrovo davanti alla grande porta della biblioteca e non capisco nemmeno perché sono qui, i miei piedi sembrano dotati di vita propria. Non posso dirle che non mi interessa dove va e poi seguirla come uno squilibrato, penserà che sono pazzo. Ma ormai sono qui, quindi tanto vale entrare.

Mi guardo intorno e dopo qualche secondo la vedo: è seduta su un divanetto in fondo alla stanza con le gambe incrociate ed è concentrata a leggere qualcosa. Sembra molto presa da quel libro e, senza pensarci due volte, mi incammino verso di lei. Non so ancora bene cosa le dirò, sarà sicuramente arrabbiata, quindi devo agire con cautela.

Mi fermo davanti a lei infilando le mani in tasca, mi sento come un bambino quando viene rimproverato dopo aver combinato qualcosa e non so nemmeno perché: io non ho fatto niente di male, non posso chiedere scusa perché sono quello che sono.

Dondolo sui talloni mentre aspetto che mi noti e quando lo fa, capisco dal suo sguardo che non è molto felice di vedermi.

"Cosa vuoi Jones?" appunto.

"Cosa leggi?" le chiedo io sviando la sua domanda.

"Non credevo ti importasse" afferma lei imbronciata.

Mi sta bene, alla fine me lo merito.

Le prendo il libro dalle mani e poi mi getto letteralmente accanto a lei stendendomi ed appoggiando la testa sulle sue gambe. Sembra rimasta spiazzata da questo mio gesto ma non ci faccio caso, piuttosto mi accomodo meglio sistemando i piedi sulla testiera del divanetto, incrociandoli. Percorre tutto il mio corpo con lo sguardo e la cosa mi eccita da morire, ma non faccio in tempo e fare una delle mie battute, che lei mi precede.

"Lo sai che siamo in una biblioteca, vero?" precisa acida.

"Quindi?"

"Quindi potresti darti un po' di contegno!"
mi spiega lei come se stesse parlando ad un bambino.

Sorrido rilassato: è davvero bella quando si arrabbia.

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