CAPITOLO 29

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Juliet

"Quindi alla fine muoiono anche loro" mi sussurra Jason nell'orecchio con tono annoiato.

Come fa ad essere così insensibile?
La storia di Romeo e Giulietta dovrebbe essere trattata seriamente e non come fa lui che ha giocherellato tutto il tempo con quella stupida matita. Stiamo parlando di un grande classico della letteratura, una tragedia che tutti dovrebbero conoscere... e poi come fai a non appassionarti?

Sospiro pensando a tutte le sventure che hanno dovuto passare i due innamorati e rifletto su quanto sia stato forte e potente il loro amore, anche se alla fine li ha portati alla distruzione. Deve essere stato difficile superare tutti i drammi apparsi nelle loro vite, eppure non hanno mai mollato: hanno sempre lottato l'uno per l'altro senza mai arrendersi.

Credo sia questo il vero amore ed è così che lo vorrei per me, anche se spero in un finale diverso: voglio un Romeo che mi ami davvero e che sia disposto a fare pazzie per dimostrarmi il suo amore. Un uomo che mi guardi e che abbia occhi solo per me. So che la realtà è molto diversa ma sono una sognatrice, e questo non potrà mai togliermelo nessuno.

Istintivamente il pensiero vola verso Grayson e mi torna alla mente il suo sguardo, quelle pozze penetranti che sembrano volermi leggere l'anima ogni volta, quel sorriso arrogante, quei muscoli... okay, forse sto delirando, non dovrei nemmeno pensare a lui visto il modo in cui si è comportato ieri sera. Devo solo continuare a sopportare le nostre lezioni e poi quando abbiamo finito ed io sarò migliorata, ognuno prenderà la propria strada.

Così ho deciso e così farò, nessuno potrà convincermi del contrario. Annuisco a me stessa, d'accordo con la decisione appena presa e mi accorgo che Jason mi sta guardando con aria divertita.

"Si cosa?" domanda prendendosi gioco di me.

"Stavo pensando" gli riferisco con aria infastidita: stavo prendendo una decisione importante con me stessa e lui mi ha distratto, era un discorso serio peraltro. Alza entrambe le sopracciglia guardandomi come se fossi pazza, poi si volta di nuovo verso il professore, ignorandomi.

"Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti. Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu. Che vuol dire "Montecchi"? Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?
Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte."

Ascolto con interesse il professore. Penserete che io sia banale ma questa è una delle parti che preferisco, quindi, sottovoce, attenta a non farmi sentire, ripeto l'ultima frase insieme a lui: la so a memoria.

"Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente."

Appoggio il mento sulla mano sospirando e con occhi sognanti continuo a seguire quello che dice l'insegnante.

...Ho già detto che amo la letteratura?

"Secchiona" sento dire Jason mentre finge di tossire.

Non lo ascolto, sono talmente rapita dalla storia che neanche mi preoccupo di guardarlo: cosa ne può sapere lui. Finita la lezione, decido di andare in biblioteca: il professore si è interrotto con il racconto sul più bello, lasciandoci con il fiato sospeso. Ho bisogno di sapere come va a finire, anche se non è la prima volta che lo leggo. Spiego a Jason la mia idea e lui mi risponde chiaramente che non mi seguirà in questa pazzia.

Bene.

Entro a mensa chiedendo alla signora di incartarmi un hot dog, poi lo infilo nello zaino e mi volto per uscire.

"Ehi bellezza! Dove vai così di fretta?"
mi blocca Cameron dopo neanche qualche metro.

"In biblioteca, devo finire un compito" mento. Che bisogno c'è che io gli dica la verità?

Annuisce e vedo che, alzando lo sguardo, gli si forma sul viso una strana espressione: decido che non mi interessa, quindi lo saluto e mi volto per andarmene. Non faccio in tempo a fare neanche un passo che mi scontro con un petto solido e subito il suo profumo mi riempie le narici. Non c'è bisogno che io alzi lo sguardo per capire di chi si tratta.

Sono ancora arrabbiata con lui per l'uscita di ieri sera quindi, senza degnarlo di uno sguardo, lo spingo di lato cercando di spostarlo, così da poter passare. Non si muove neanche: avrei dovuto immaginarmelo.
Alzo lo sguardo su di lui, accorgendomi che mi sta fissando con aria interrogativa.

Si chiede anche perché lo ignoro? Pensavo avessimo superato questa fase.

"Ti dispiace?" gli chiedo in tono monocorde.

"Dove vai?" dice lui ignorando la mia domanda.

"Cosa ti importa?" Incrocio le braccia al petto.

"Non mi importa infatti, era solo curiosità." esordisce.

Arrogante.

Non gli rispondo. Riprendo a camminare furiosa mettendo un piede davanti all'altro ed infine esco dalla stanza con un diavolo per capello.

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