21. Un Don Giovanni dal cuore volubile.

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Alice

Continuo a tenergli il secchio davanti mentre rigetta anche l'anima che iniziavo a dubitare avesse.
Aveva rigettato per la prima volta appena dopo il nostro primo bacio. Quando aveva iniziato a sentirsi un minimo meglio, aveva guidato fino a casa mia.
Ci avevamo messo quaranta minuti pieni, che confronto ai quindici dell'andata erano un'eternità, ma avevo imposto lui di andare piano, prendere strade secondarie e fermarsi ogni volta ne sentisse il bisogno.
Poi lo avevo costretto a restare a casa mia.
Di nuovo.
Avevo dovuto spiegare tutto a nonna Adele, la quale dopo aver fatto una ramanzina memorabile ad entrambi, aveva avuto pietà di Leonardo e aveva acconsentito a farlo stare da noi.
Portarlo fino al piano di sopra tutta sola era stata una vera impresa.

- Come ti senti? - domando una volta tornata in camera.

Per l'ennesima volta ero andata a svuotare il secchio nel water e a lavarlo.
Mi ci siedo accanto e lo fisso mentre lentamente apre gli occhi arrossati e li porta su di me.

- Pensi che sono un coglione adesso? - domanda.

Alzo gli occhi al cielo. - Ho sempre pensato che lo fossi, in realtà. - Ammetto scoppiando a ridere.

Lui sbuffa, mi afferra per un braccio e mi porta sopra il suo petto. Averlo così vicino mi fa arrossire violentemente e mi costringe a distogliere lo sguardo. Non abbiamo parlato del nostro bacio, non so perché lo abbia fatto, se gli piaccio o semplicemente perché è stato un istinto dettato dall'alcol.
Magari semplicemente voleva che stessi zitta.
Solo lui può sapere cosa diamine gli frulla in quella testa.

- Giuro che non faccio sempre così. - Dice ed io mi allontano da lui perché il suo alito puzza di cane bagnato misto a cadavere. A dire il vero non so che odore abbia questo miscuglio, ma sicuramente fa schifo.
Non dico niente a lui per il semplice fatto che magari se me la gioco bene posso portare la conversazione dove voglio.

- Già, ti ho visto fare addirittura cose peggiori. Tipo rompere quasi il naso a Mattia Rinaldi. -

Leonardo si alza sui gomiti per osservarmi meglio. - Che te ne frega di quel coglione? - domanda con tono tagliente.

- Ho un debole per i coglioni, a quanto pare - gli lancio una frecciatina che spero riesca a cogliere.

Sembra illuminarsi e sul suo volto giallo compare un sorriso sghembo.
- Parli di me? -
- Speri stia alludendo a te? -

- Beh, cazzo, ti ho baciata, poco fa mi hai dato del coglione e ora hai detto di avere un debole per i coglioni. È ovvio che stai alludendo a me! -

- A proposito, perché mi hai baciata? - ne approfitto per chiederlo adesso che finalmente ha nominato il nostro bacio.

Sta zitto qualche secondo. So già che sta pensando a cosa dire. Trattengo il fiato e sento il corpo tremare. Ho bisogno di sapere la verità perché nelle ultime settimane il mio cervello stava facendo pensieri decisamente poco casti su di lui e avevo bisogno che la mia mente si aggrappasse a qualcosa di concreto.

- Non sono riuscito a trattenermi. Era una cosa che mi stava tormentando da più di un mese, stanotte probabilmente grazie anche all'alcol mi sono lasciato trasportare. -

Questa risposta mi confonde più di quanto pensassi. In sostanza, che diavolo significa quello che mi ha appena detto?
Prova attrazione fisica nei miei confronti? Solo questo? Baciarmi era un semplice sfizio che si doveva togliere?

- Non è una risposta. Che cosa cazzo significa quello che hai detto? - mi altero immediatamente, alzandomi dal letto e guardandolo con sguardo truce e le braccia incrociate sotto il seno.

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora