26.2. Acqua, mele e meloni.

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Alice

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Alice

Sapevo che Leonardo, prima o poi, sarebbe venuto a parlarmi per cercare di convincermi a tornare insieme. Quello che però non avevo calcolato era il mio dissenso.
Brutto da dire, ma credevo di cedere e cascare tra le sue braccia non appena avesse aperto bocca.
Un'altra cosa che non avevo tenuto in considerazione era l'enorme fastidio che si insinuava dentro le mie viscere non appena qualche ragazza si avvicinava a Leonardo.
E se ne avvicinavano parecchio.

– Non ti fai il bagno? – Mi domanda Giulia.

L'escursione di quella mattina prevedeva di andare a visitare un parco naturale completamente attraversato da un fiume. Al centro della zona, a causa di un dislivello nel terreno causato da un terremoto di mezzo secolo prima, c'era una cascata non troppo alta ai cui piedi si era creata una piscina naturale abbastanza grande da permettere a degli adolescenti scalmanati di potersi tuffare in acqua. Il bacino del fiume andava poi a restringersi pian piano, fino a diventare nuovamente rettilineo. Intorno a noi era pieno di alberi e sopra la cascata vi era un ponte superato il quale si poteva giungere all'angolo ristorazione.
Quel posto mi aveva letteralmente incantata, tanto che avevo continuato a tappezzare il cellulare di fotografie.

– Sicuramente l'acqua è gelata. – Le faccio notare mentre lei è già intenta a spogliarsi.

Mi guardo intorno, sembro essere l'unica a farmi scrupoli. Quasi tutti i miei compagni sono già in acqua. Cerco con lo sguardo Leonardo e quando lo trovo è intento a far fare un tuffo ad una nostra compagna, Giorgia, la ragazza che qualche settimana prima gli aveva passato i compiti di inglese. Quando Ferrari le aveva restituito il quaderno, lei era diventata tutta rossa e quella sua reazione mi aveva infastidita parecchio, ma avevo cercato di non darlo troppo a vedere.
Giorgia ha un viso carino e dolce e a quanto pare un corpo niente male. Il suo seno è tondo e abbastanza prosperoso, se ne intravede la forma quando si mette di profilo in quanto il suo dannato triangolino non è grande a sufficienza per coprirle tutto.
Becco Ferrari più volte a guardarle le tette e a lei questa cosa sembra non dispiacere.
Stringo i pugni lungo i fianchi. Sento le unghie penetrare dentro i palmi delle mie mani. Odio questa situazione. Odio essere impotente mentre un'altra ci prova spudoratamente con lui e odio il fatto che in teoria non dovrei prendermela perché sono stata io a lasciare lui.

– Smettila o tra poco ti uscirà il fumo dal naso. – Ridacchia Giulia.

– A cosa ti riferisci? – Domando senza però guardarla, perché i miei occhi sono incollati alle spalle ampie di Leonardo.

– Sei gelosa marcia. Te lo si legge in faccia. –

La sera prima avevo raccontato tutto a Giulia la quale non era stata particolarmente sorpresa della relazione segreta che avevo intrapreso con quel troglodita. Più che altro, mi aveva tirato un pizzicotto per averlo mollato e poi aveva dichiarato che Andrea era solo uno stronzo.
Su questo concordavo con lei.

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora