38. Patti chiari e liste lunghe.

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Alice

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Alice

I raggi del sole penetrano attraverso i fori della tapparella, infastidendomi prima e svegliandomi poi. Stropiccio gli occhi con le mani e tento di mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda, avvolto ancora nella penombra. Al mio fianco, Leonardo dorme beatamente a pancia in giù, con la guancia schiacciata contro il cuscino, metà del suo corpo non è coperto dalle lenzuola. Mi stendo verso di lui e lo copro poiché non voglio che prenda freddo.
La scorsa notte è stata bellissima. Dopo aver fatto l'amore ed essere stati in silenzio per un po', eravamo andati a lavarci a turno e avevamo cambiato le lenzuola del letto in quanto sporche di sangue. Eravamo stati svegli fino alle due del mattino a cercare su internet il modello di lavatrice di Leonardo ed il tipo di lavaggio più adatto ad eliminare le macchie di sangue dal cotone. WikiHow era stato molto utile a tal proposito.
Fortunatamente le macchie erano svanite poiché altrimenti l'idea di Leonardo consisteva nello gettare direttamente le lenzuola nella pattumiera.
Non so che fare, non sono a casa mia, lo stomaco mi brontola ed esige del cibo. Forse dovrei svegliare Ferrari dal suo sonno profondo. Provo a scuoterlo un paio di volte finché i suoi occhi cristallini non si puntano su di me.
– Ehi, piccola Heidi, che succede? – Mi domanda ancora assonnato.
– Ho fame – gli confesso.
– Puoi mangiare me, se vuoi. – Propone scherzosamente.
Alzo gli occhi al cielo e nel frattempo Leonardo mi avvolge tra le sue braccia, infondendomi una strana sensazione di sicurezza.
– Posso offrirti del caffè e qualche cornetto da farcire a piacimento. Altrimenti, possiamo andare benissimo a fare colazione al bar. – Dice lasciandomi alcuni baci sulla guancia.
– Caffè e cornetto andranno benissimo – lo rassicuro.
Leonardo si alza dal letto e si stiracchia per bene. I suoi muscoli si tendono, guidati dai suoi movimenti. Indossa solo i boxer dai quali si può ben notare una certa protuberanza. Distolgo lo sguardo e ovviamente lui se ne accorge. Viene verso di me e si piega per raggiungere la mia stessa altezza. Prende il mio mento tra indice e pollice e mi costringe a fissarlo.
– Sei la mia ragazza, puoi fissarmi quanto vuoi. – Afferma, per poi lasciarmi un bacio a stampo. – A dire il vero, qualunque ragazza può fissarmi quanto vuole. – Aggiunge, al che il mio sguardo diviene truce.
– Già, ora che ci penso, è così per tutti. Tu non puoi farci niente se attiri l'attenzione di altre ragazze su di te così come io non posso farci niente se attiro l'attenzione di altri ragazzi. – Faccio spallucce e cerco di trattenere le risate mentre noto con immenso piacere la mascella di Leonardo serrarsi ed il suo sopracciglio guizzare verso l'alto.
– Sì che puoi fare qualcosa, puoi dirlo a me. – Ci tiene a sottolineare.
Picchietto l'indice sul mento, fingendo di pensarci.
– Lo dico a te a che scopo? –
– Semplice, così vado a parlare con il diretto interessato. –
– Spero che per te parlare non sia sinonimo di picchiare, Ferrari. – Lo canzono.
Leonardo non risponde per poi allontanarsi e dirigersi verso il piano inferiore. Lo seguo senza dire una parola, stranita dal suo atteggiamento. Quando giungo in cucina lo trovo a rovistare all'interno della dispensa. Prendo posto su uno degli sgabelli posti intorno all'isola al centro della stanza. La cucina ad angolo, è di un color grigio laminato, occupa due delle quattro pareti a disposizione ed è così immacolata da sembrare da esposizione. Un po' come il resto della casa.
Dopo essermi guardata intorno, riporto la mia attenzione su Ferrari che nel frattempo ha preso un pacco di brioche, la Nutella, la marmellata di fragole, la marmellata di frutti di bosco, del miele e due coltelli. Mi porge una tovaglietta di plastica con al centro disegnata un'enorme tazza di caffè fumante e ne mette una con su scritto "coffee shop" a caratteri cubitali di fronte a lui. Questo silenzio inizia ad essere imbarazzante ed io vorrei veramente capire perché sta reagendo in questo modo.
– Mi puoi dire che ti prende? –
Leonardo scrolla le spalle e concede la sua completa attenzione alla macchinetta del caffè. Scendo dallo sgabello, faccio il giro dell'isola e mi paro al suo fianco, continuando a fissarlo e sperando che mi spieghi cosa c'è che non va.
– Ferrari – tuono spazientita.
Lui sospira rumorosamente.

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