12. Alzare il gomito non porta a nulla di buono.

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Leonardo

La musica pompa a tutto volume all'interno del locale. Stringo i fianchi a Noemi e faccio in modo che i nostri corpi aderiscano l'un l'altro.
Mentre muove la testa a ritmo, i suoi capelli biondi, legati in un'alta coda di cavallo, mi schiaffeggiano il viso e mi costringono a voltarmi altrove.
Ho bevuto un quel tanto da rendermi brillo. Anzi, tutto il gruppo stasera si è dato alla pazza gioia, addirittura Alice.
Alice.
In un attimo penso a quanto accaduto qualche giorno prima, al mio risveglio dal sonnellino pomeridiano, alle innumerevoli chiamate di Noemi e al fatto che alla fine l'avessi lasciata dormire e me ne fossi andato, mandandole un messaggio per avvertirla.
Da quel pomeriggio Alice era molto più fredda nei miei confronti e molto più affiatata con Andrea.
Ed eccoli lì, entrambi. A qualche passo da noi ma come distanti anni luce, nella loro bolla.

Alice ha bevuto troppo per i suoi canoni e molto probabilmente Andrea tenterà di approfittare della situazione.

E pensare che le avevo suggerito di smettere di bere. Lei mi aveva guardato con uno sguardo di sfida per poi mandare giù l'ennesimo shottino.

Il mio amico le sussurra qualcosa all'orecchio e lei annuisce. Lui si allontana e Alice continua a ballare da sola sul posto.
Indossa dei jeans neri a vita alta che le mettono in risalto il sedere e un top crop bianco con una zip al centro. Fossi stato in Andrea, non avrei mai lasciato una ragazza così bella da sola in mezzo alla pista e per giunta ubriaca.

Mi sento afferrare il viso, è Noemi che vuole attirare la mia attenzione e decide bene di baciarmi. Mi lascio trasportare dal momento, le mordo il labbro inferiore con suo disappunto. Le nostre lingue si rincorrono in modo languido, faccio scivolare le mani lungo il suo corpo, soffermandomi sul sedere.
So per certo che siamo arrivati a quel punto della serata. Il punto in cui ha voglia di me e mi tenta in ogni modo possibile per essere accontentata.

Scosto la mia attenzione da Noemi un solo attimo e quel tanto basta per notare che Alice sta ballando con qualcuno che non è Andrea.

E ora chi cazzo è questo?

Cerco di osservare meglio la situazione, Alice è voltata di spalle quindi probabilmente non si è neanche accorta di quel tizio.
Lo capisce qualche attimo dopo, quando lo sconosciuto le cinge la vita con un braccio.

Istintivamente mi dirigo verso di loro, strattono quel tizio e mi paro davanti ad Alice.

«Ma che cazzo vuoi?» Credo di sentire dall'idiota.
Credo, perché la musica è troppo alta per riuscire ad avere una qualsiasi conversazione.

Lo sconosciuto, che poi tanto sconosciuto non è, si rivela essere Mattia Rinaldi, il nipote della professoressa, mi spintona e per poco non finisco addosso ad Alice.
Faccio segno a questo tipo di andarsene, ma pensa bene di spintonarmi nuovamente e a questo punto non ci vedo più dall'ira.
Lo afferro dal colletto della sua stupida camicia e gli rifilo una testata sul naso.
Rinaldi si piega un attimo per il dolore per poi partire alla carica e buttarsi addosso, facendo cadere entrambi per terra.
Alice in lacrime che urla è l'ultima cosa che vedo prima di prendermi un bel cazzotto sullo zigomo.
Cerco di cacciarmelo di dosso e dopo qualche tentativo riesco a invertire la posizione.
Sto per tirargli un pugno che non si scorderà neanche tra dieci anni, ma il mio braccio viene bloccato.

«Basta!»

Decido di non ascoltarla, strattono il braccio e lo colpisco ugualmente. Adesso la faccia da cazzo di Mattia Rinaldi è piena di sangue, sorrido soddisfatto per poi alzarmi. Mi volto verso Alice, mi guarda in un modo strano, quasi impaurito.
Mi dà le spalle e inizia ad incamminarsi, verso l'uscita suppongo.
La seguo, ma lei è molto più veloce poiché essendo molto minuta riesce più facilmente a passare in mezzo alla folla che continua a ballare.

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