24. C'è chi è esperto e chi non lo è.

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Alice

Sto guardando l'armadio da circa quindici minuti nella speranza di trovare qualcosa da mettere

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Sto guardando l'armadio da circa quindici minuti nella speranza di trovare qualcosa da mettere. Domani partirò per una gita scolastica - gentilmente offerta da mio padre - e sono un po' nervosa.
Non ne avevo mai fatta una da quando avevo cominciato il liceo, non volevo pesare ulteriormente sulle spalle di nonna Adele, dunque non le dicevo mai niente, anche se poi lei finiva sempre per arrabbiarsi.
Suonano al campanello, vado al piano di sotto ad aprire il portone a Leonardo.
Ferrari è bello indipendentemente dalla mise che indossa o dal modo in cui porta i capelli e questo mi rende parecchio gelosa.
In un secondo momento, mi rendo conto che sono rimasta a fissarlo come un'idiota e che lui sta tenendo con le mani due cartoni di pizza. Mi sposto di lato per farlo entrare e lo osservo mentre si dirige spedito in cucina.
- Perché hai portato la pizza? - domando confusa.
Leonardo mi viene incontro, mi prende il volto tra le sue grandi mani calde e mi lascia un bacio a stampo, che avrei tanto voluto approfondire.
- Pensavo ti andasse di mangiare insieme. -
- Sì, certo che mi va, ma potevo cucinare io. -
Lui si guarda intorno. - C'è troppo silenzio. Dov'è nonna Adele? - domanda.

- Già, la casa è così quando non c'è lei che guarda telenovela. Comunque è andata da mia zia, tornerà domani suppongo. -

Zia Marta aveva preso un virus intestinale che l'aveva tramortita a tal punto da non riuscire ad alzarsi dal letto e zio Paolo era via per lavoro, dunque nonna era andata a soccorrerla esattamente come quando viveva sotto il nostro stesso tetto.
- Quindi, stanotte saremo soli? -
Leonardo Ferrari si avvicina in modo per nulla rassicurante. Mi sorride in modo beffardo mentre le sue mani si poggiano delicatamente sui miei fianchi coperti dall'enorme maglione che indosso.

- Stanotte? - Alzo un sopracciglio e incrocio le braccia sotto il seno. - E chi dice che tu passerai la notte qui? - Gli domando.

Il ragazzo di fronte a me alza gli occhi azzurri al cielo, esasperato.

- Non penserai davvero che io possa lasciare la mia ragazza tutta sola soletta in una casa. E se venissero dei ladri? Se ti dovessi sentire male? E se avessi voglia di un caffè decente? - Per quest'ultima affermazione si merita un bel pizzicotto sul braccio.

Non si lamenta neanche, sorride e basta e non riesco a non sorridere a mia volta.

- Vedi? Ti serve un pungiball? Eccomi qua, a tuo servizio. Ma ti avverto, di solito non rimango a guardare. -

Mi sento il viso andare a fuoco, istintivamente indietreggio e mi guardo intorno. Non so che dire, allora inizio a farfugliare cose davvero inutili sotto lo sguardo attento di Leonardo che ridacchia ma non dice niente. Mi sto zitta un attimo, prendo un respiro profondo.

- Mangiamo, prima che la pizza si freddi. -

Cerco di rimanere più calma possibile, ma non ci riesco. Sono troppo agitata, sia al pensiero di andare in gita per la prima volta, sia perché sento che tra me e Leonardo sta cambiando qualcosa. Ultimamente siamo più vicini e sembriamo molto più una coppia di quanto avrei mai potuto immaginare e il fatto che dobbiamo tenere la nostra relazione nascosta per non ferire Andrea, inizia a pensarmi.
La cena procede in tranquillità, tra qualche battuta fuori luogo di Leonardo e qualche discorso campato in aria, senza né capo né coda. Succede sempre così mentre mangiamo, non facciamo in tempo a finire un discorso che subito la nostra attenzione è catturata da altro.
Una volta finito di lavare e sparecchiare la tavola, vado al piano di sopra, dove trovo Ferrari steso sopra il mio letto intento a giocare al cellulare.
- Davvero vuoi rimanere qui stanotte? - domando sedendomi accanto a lui sul letto.
- Certo, se per te non è un problema. -
- Non hai preparato la valigia per domani? -
- Heidi, stiamo via solo tre giorni per uno stupido campeggio. Ho messo due cambi in un borsone, andranno più che bene. -

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora