Due uomini robusti e mal vestiti, aprirono il cancello e li invitarono a lasciare le valige lì. Se ne sarebbero occupati loro.
«Prego, da questa parte. Procedere possibilmente in fila indiana!» stridette la signorina Ersilia Brown. Era una donna di mezz'età, professoressa di psichiatria dell'Università di Harvard dal 1951, che aveva accettato di seguire i suoi allievi in quel bel mezzo del nulla.
Le labbra fini, regolarmente marcate da un rossetto ciliegia, erano perennemente spalancate per sgridare i soliti confusionari e lasciavano vedere i denti bianchi e sporgenti come quelli di un cavallo. Il volto era scavato e bianco e sulle gote non mancavano mai due macchie color pesca, due tondi perfetti che richiamavano il trucco di un clown.
Il vestito succinto, rigorosamente scuro e i capelli raccolti, le davano un'aria spigolosa che ricordava un po' la signorina Rottermayer di "Zoccoletti olandesi".
Ines scorgeva nel suo sguardo la fierezza di una docente pronta ad osannare i progressi dei suoi ragazzi talentuosi, che avrebbero fatto esperimenti su ragazzi non altrettanto fortunati. Ma non c'era ombra di cattiveria negli occhi della Brown.
Semplicemente era convinta di fare la cosa giusta per la società e per il mondo, come tutti gli altri di quel mestiere.
Il portone di legno massiccio si chiuse alle loro spalle lasciando fuori il cupo tramonto e la luna che, come la prima donna di un'opera, fece il suo ingresso trionfante nel teatro celeste. L'atrio al pian terreno era vasto e, a suo modo, accogliente.
Le mattonelle non molto diverse da quelle delle scalinate esterne che conducevano al castello, facevano denotare che alcune cose lì non erano mai state ristrutturate.
Nell'enorme camino all'angolo destro della stanza il fuoco labile volteggiava in una danza, a volte interrotta da qualche folata di vento proveniente dalle finestre semiaperte.
L'arredamento era di pessimo gusto, tuttavia emanava calore. Il tappeto verde occupava buona parte della stanza, i divani e le poltrone rosse di pelle vecchia e screpolata avevano quell'aspetto vissuto che si addice più a una casa che a una clinica di igiene mentale.
Tutt'intorno una libreria in ciliegio conteneva libri di letteratura classica e di medicina, di pediatria e psicologia, messi sugli scaffali con poca meticolosità.
Ogni cosa dava la sensazione di essere quotidianamente sfruttata dal personale che, non avendo nulla e nessuno, si riuniva in un cerchio ristretto, il cerchio ristretto della sanità mentale, e si comportava come una piccola famiglia, avendo la loro, lontana svariati chilometri.
In quella, come probabilmente in altre ben selezionate stanze, essi si erano creati il loro nido.
Le scale austere che portavano al piano di sopra ospitavano sul gradino più alto tre figure scure. Due donne, una era una suora e un uomo con un camice bianco. Con ogni probabilità, le autorità di quel posto.
Ines alzò gli occhi, deglutì, accarezzò le braccia di Ashton quasi per richiamarne l'attenzione.
Scesero lentamente quasi fluttuando come dei fantasmi.
Ersilia gonfiò il petto e avanzò verso di loro:
«Da Harvard, New England.»
«Vi stavamo aspettando,» dette il benvenuto la donna che non era in abito monastico «ma, ditemi, nessuno vi ha accolto come si deve?» poi rivolta agli altri due con un filo di indignazione:
«Dove sono i domestici? E soprattutto Boris e Pluto? » .
La signorina Brown si affrettò a tranquillizzare i padroni di casa sostenendo che il portone non era poi così pesante e che delle valige si erano già occupati due signori al loro arrivo. Sforzò una risata che nessuno dei tre interlocutori ricambiò.
La donna che aveva preso parola era una signora imponente e all'apparenza severa.
I capelli biondi tagliati a caschetto, un seno prosperoso e la pelle vellutata e fresca nonostante fosse sulla sessantina. Le uniche rughe erano quelle d'espressione, la pelle le si aggrinziva sulla fronte per via del suo corruccio.
Sembrava una guardia nazista.
«Suppongo che dobbiate cenare» continuò.
«I nostri pazienti sono già a letto da un'ora. Stasera li abbiamo spediti nei loro alloggi prima, sapendo del vostro arrivo. Non vogliamo avere problemi. Più avanti la convivenza prenderà una piega senza dubbio civile, ma per il momento... Potete immaginare come sono alcuni di loro .. ».
Non finì la frase dando per scontato che chi ne sapesse un minimo circa i vari disturbi del comportamento, arrivasse da solo alla conclusione.
Poi, seguita dai due scagnozzi, fece strada ai nuovi arrivati in direzione della sala da pranzo.
Il clima che si respirava là dentro e il carattere dittatorio dei personaggi appena conosciuti, fecero perdere, di punto in bianco, anche ai più anarchici studenti la minima voglia di esporsi con schiamazzi e battute.
La cena, pertanto, consumata in un salone rustico e dai caratteri neo gotici al secondo piano dell'ala est, dava l'impressione di essere il pasto serale di un collegio religioso di inizi novecento.
Ines si dovette sforzare per udire l'accenno di un respiro, compreso il proprio.
Con la testa china sul piatto, alzò gli occhi facendoli roteare per osservare uno ad uno i suoi compagni: ragazzi abituati a non chiedere mai, ragazzi spavaldi davanti a tutto, positivi e ironici, a volte stupidi, questi stati annientati d'un colpo.
Non si osava proferir parola davanti a quel piatto di cui i domestici avevano sfruttato solo un quarto della capienza.
Solo dopo che cinque o sei degli altri avevano cominciato a mangiare, Ines si decise a prendere un cucchiaio di quella brodaglia verde che a tutto faceva pensare tranne che a qualcosa di commestibile. Con la coda dell'occhio, riusciva a vedere, sfuocata, la faccia di Ashton al suo fianco.
«Tuo padre?» Sussurrò.
«I medici e il resto dei docenti arriveranno domani.» rispose abbassando di qualche tono la voce rispetto a quella di Ines e lasciando cadere il cucchiaio dentro la zuppa.
«Non vedo l'ora» osservò lei con un sospiro.

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Disturbia
Misteri / ThrillerVenticinque studenti specializzandi dell'università di Harvard vengono selezionati per svolgere un tirocinio presso il "Nun Ester Institute", un centro di accoglienza per ragazzi problematici. Dal loro trasferimento lì verrà fuori la convivenza for...