"Non tossire"

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Il party era andato avanti senza la festeggiata. In spiaggia iniziava a far freddo e quasi tutti si erano ritirati in piscina.
<<Dai, entra, si gela>> lasciò andare avanti il ragazzo. Gettarono uno sguardo dentro la stanza gremita di persone, di addobbi e di luci stroboscopiche che, nel frattempo, avevano rimpiazzato i neon. Lo sguardo supervisore di Rebecca era comunque più tranquillo di quello di Ian, che pregava di non imbattersi in Ines. La Fisher si voltò indietro per interloquire con il giovane che la marcava come un'ombra.
<<Vado a comunicare che la piscina può essere utilizzata>> gli strizzò un occhio.
Il ragazzo guardò la frotta dipanata all'interno della stanza. Aveva bisogno di un caffè e decise di iniziare a farsi strada tra le diverse comitive. Charlotte si accorse di lui. La giovane vestita da Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany", era una dei pochi privilegiati della festa. Il suo travestimento servì a potenziare ancor di più la già raffinata bellezza, bellezza a cui Ian non stava badando affatto.
La vide avanzare verso di sé. Era indispettita:
<<Tanto lo so che sta pensando ad un'altra. Devo solo scoprire di chi si tratta!>> sbraitò
<<No, Corinne! Sono sicura di no! Non fare scenate, non stasera. E' la festa di Rebecca!>>
<<Zitta Sonia! Smettila di dirmi quello che devo o non devo fare! Pensa piuttosto a stare lontana dal cheesecake! Ne hai già trangugiate tre fette! Non ti ricordi che sei a dieta?!>>.
Ian abbassò lo sguardo e cercò di cambiare direzione, mentre le molteplici personalità di Charlotte bisticciavano tra loro, ma il corpo della ragazza era uno e uno solo, dominato, in quel momento, da Corinne, decisa a raggiungere il giovane.
Ashton, che aveva perso di vista il suo beniamino fin troppo a lungo quel pomeriggio, fu più celere di Charlotte nell'appropinquarsi ad Ian.
<<Eccoti!>> si aprì ad un sorriso, posandogli una mano sulla spalla.
Ian fu distratto dagli schiamazzi di chi si stava gettando in piscina. Rebecca aveva già dato il via libera, senza che lui se ne fosse accorto. Ashton buttò gli occhi sulla piscina, a sua volta:
<<Già, pare che i ragazzi non aspettassero altro, ma io e un paio di amici abbiamo un'idea migliore. Dimmi che sei dei nostri>>
<<Dimmi che ci sarà un caffè più buono del caffè allungato che sta servendo Pluto>> lo sfidò Ian, fingendo di pretendere una valida motivazione per abbandonare la festa, quando in realtà era intenzionato a cogliere al volo l'occasione più sciocca pur di varcare la soglia di quella piscina coperta.
<<Caffè? Non hai idea di cosa ci sarà, se tutto andrà secondo i piani!>>, trascinò Ian per un braccio, prima che la squinternata di Charlotte li raggiungesse. Ashton involontariamente aveva appena evitato un tafferuglio tra Ian e la bionda psicolabile. Phoenix si fece trascinare via volentieri, anche se qualcosa gli suggeriva che Ashton lo stava portando via da una gabbia di leoni per condurlo in una gabbia di tigri.
<<Allora, tu non puoi fare il bagno, a me non interessa fare il bagno. Per qualche, a me ignota, ragione ho addirittura percepito che non ti va di restare qui ancora per molto. Siccome stasera tu sei sotto il mio assoluto e indiscusso controllo, diremo che entrambi vogliamo coricarci prima, così come Bob e Kit, Adrian e Larry, Christopher e Dimitri>>
Ian ebbe qualche riserva nell'accettare l'inclusione dell'ultima coppia in quel progetto a lui ancora sconosciuto, sbuffò.
<<Oh, andiamo! Dimitri lo spediamo a letto davvero. Nelle sue condizioni ci farebbe saltare tutto il piano, e poi, da quando è successo dell'incidente è ancor meno affabile del solito>> lo persuase Ashton <<Sicuramente starà sperando che qualcuno lo salvi dalla costrizione di essere socievole e incline ai festeggiamenti e gli regali la solitudine del suo cubicolo. Quindi? Ti prego, la Fisher ha un debole per te, lo sai. Inizierò io il discorso, tu dovrai solo assecondarmi>>
Ian allungò lo sguardo su Amelia che, gongolante, posizionava la torta di compleanno sul tavolo:
<<Okay>>.
Rebecca con le mani congiunte sul petto, sorrideva agli invitati, pronta a prender fiato per spegnere le trentatré candeline, di cui le prime accese si stavano già squagliando lasciando cadere la cera rosa sullo zucchero a velo del primo strato di pan di spagna.
<<Facciamole almeno soffiare le candeline>> disse distratto, fermando l'irrequietezza dell'altro. Iniziò un coro pieno di entusiasmo, benché nessuno dei ragazzi stesse andando a tempo. La classica Happy birthday to you, cantata a perdifiato da voci stonate, era riuscita ad emergere di parecchi decibel sul disco dance che girava da tutta la sera.
Aspettarono anche il discorso di Becca, poi Ashton si fece strada e Ian lo seguì. Arrivarono a un passo dalla Fisher. Le note assordanti di La La Peace Song di O.C Smith e lo sguazzare dei ragazzi in piscina contribuirono a rendere ignara Rebecca della loro presenza alla sue spalle
Ian era ormai vicino alla piscina. Aveva evitato Ines per tutto il giorno. Nemmeno sapeva come fosse vestita. Cercò un remore alla sua voglia di guardare dentro quella vasca piena di palloncini rosa, di ciambelle gonfiabili e di vassoi galleggianti su cui erano posizionati con geometrica precisione i cocktails, pescati, di tanto in tanto, dal fortunato che se li vedeva passare davanti, fluttuanti sopra lo specchio d'acqua. L'odore di cloro sovrastava, ad ogni modo, quello del fruttosio presente nei drinks e quello del sudore annidato sotto le ascelle di chi aveva un vestito troppo pesante perfino per il gelido inverno dell'isola.
Finalmente la incrociò. Le paillettes del suo abito blu riverberavano sull'acqua contaminata da altri abiti, altri corpi, altri odori. La vide ridere e abbracciare Amanda, vestita da assorbente igienico per ciclo mestruale, probabilmente una polemica della Fisher contro il free bleeding degli hippy, nato in quegli anni. Ian era troppo assuefatto da quella farfalla blu, per pensare al cattivo gusto che contraddistingueva il travestimento di Amanda. I folti capelli appuntati scoprivano la fronte lucidata dai brillantini di uno spray per il make up.
<<Ian, allora a te va bene, suppongo. Avevi detto che eri stanco, infatti>> la psicologa lo interpellò aspettandosi che egli corroborasse la versione di Ashton. Si rese conto che si era perso il filo del discorso e si limitò ad annuire, faticando a lasciare che gli occhi si allontanassero dalla piscina anche per un solo istante.
<<Grazie per aver aspettato la torta>> gli sorrise premurosa, poi spostò lo sguardo su Ashton:<<Mi fido di te. Sai che siamo al termine del primo giorno di una settimana un po' particolare. Non mettetemi o mettetevi nei pasticci>>, sospirò, convinta quanto bastava di star facendo la scelta giusta.
<<Non posso consegnare le chiavi dell'istituto né a pazienti né a studenti, ovviamente. Suonerete al citofono all'entrata dell'ala Est. Ci sono almeno tre inservienti svegli. Boris e Pluto non possono accompagnarvi, mi servono qui. Asthon, tu e gli altri non entrerete nell'ala Ovest. I vostri ragazzi verranno accompagnati da un infermiere nelle loro camere>>.
Dopo le direttive, buttò un occhio alla porta e con un cenno della testa li invitò ad uscire.
Ines adesso si accorse di loro e della loro fretta di abbandonare la festa. Si passò una mano sul viso per togliere l'acqua in eccesso, lavando via anche l'ombretto blu elettrico. Schivò gli schizzi d'acqua di Katy, di Amanda, di Rudolph, di Margot e di Sam Gray, e tentò di raggiungere la sponda della vasca più vicina alla porta. Se ne stavano andando.
<<Ashton e gli altri hanno chiesto alla Fisher di potersi coricare prima>> Beth, che era in piedi sul bordo della piscina, si inginocchiò per poter arrivare meglio all'altezza delle sue orecchie <<Kit ha subito troppe pressioni oggi, il clima delle feste di compleanno non è il più indicato per chi ha spasmi di quel genere; Dimitri per sue condizioni, e per il suo carattere, ha fatto già tanto a presentarsi qui oggi, immaginavo si sarebbe dileguato prima; Ian... vabbè, Ashton è stato molto carino ad accompagnarlo all'istituto, fuori iniziano ad esserci temperature veramente rigide a quest'ora>> le regalò un sorriso e anche uno de bignè che teneva in mano. Ines ricambiò a labbra strette, sul primo, poi addentò il bignè e si aprì ad un'ampia risata quando la crema fuoriuscì copiosamente imbrattandole i lati della bocca. Il gusto della crema pasticcera che allietava le sue pupille gustative, le risate dei compagni, una ragazza di fronte a lei che le stava offrendo un'amicizia nuova. E la Fisher che, finalmente, si godeva assisa su una poltrona di vimini i successi della serata e guardava gongolando quei ragazzi stranamente assortiti, le cui personalità erano sicuramente più bizzarre dei vestiti che indossavano, e nonostante stesse festeggiando il suo compleanno dentro un riformatorio, sembrava davvero che in quel preciso istante non desiderasse essere in nessun altro posto nel mondo. Ines si immerse in acqua. Le voci si attutirono, la musica pure. Nuotò e le ali, ampiamente dilatate, sbatterono sott'acqua, silenziose come un cuore che riposa. Si rese conto che anche per lei era così: il posto nel quale si trovava era il posto giusto nel quale essere. Decise di godersi le ultime ore di festa.

DisturbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora