Ashton bussò alla porta semi aperta, ma non udì risposta e appena si sporse per guardare dentro, vide Ian, seduto spalle al muro, sfiancato. Capì che aveva passato dei brutti attimi poco prima.
<<Ehi, tutto bene? Ce la fai?>> lo aiutò ad alzarsi.
Per un istante Ian accarezzò l'idea di rispondere di no. Che non ce la faceva, che preferiva tornare in camera. Avrebbe evitato Ines, avrebbe evitato Dimitri, avrebbe evitato Adrian. Era un piano perfetto. Tirò fuori dalla tasca l'inalatore:
<<Sì, grazie>>. Prese più ossigeno che poteva. La voglia di vederla superava il disagio di sapere in che modo l'avrebbe vista: sarebbe stata fredda, rancorosa, sarebbe stata avvinghiata ad Ashton più del solito, ancor più convinta oramai che le due fazioni non potevano in alcun modo amalgamarsi. Non si poteva permettere ad alcun membro di simpatizzare con chi apparteneva alla frangia avversaria.
Ines in effetti pensava questo. Imboccò il viale che conduceva alla piscina coperta. Di fianco a lei camminavano le uniche studentesse che, come lei, si occupavano dei pazienti di seconda categoria, gli esclusi dalla festa. Gaia, Katy, Brittany, Gwen erano libere dalle loro beniamine per una sera. E poi, ovviamente, Margot, libera dalla propria protégé in qualunque occasione.
Ines rifletté: forse si pentì di aver rifiutato quella famosa proposta di scambiarsi le pazienti. Margot era in pratica la custode di nessuno, di un fantasma che tutto sommato era sempre fuori dai giochi e di alcun intralcio.
Ripensò alla discussione con Ian. Lui aveva messo dei paletti: i buoni contro i cattivi, etichettando, ovviamente come cattivi, lei e tutti i suoi amici di Harvard. Era ormai talmente astiosa e priva di empatia nei confronti di tutti gli ospiti sventurati del Nun Ester, da essere felice persino di non avere Mia tra i piedi.
Era convinta di star giocando una partita, anzi, forse di star combattendo una guerra. Quando arrivò a destinazione, però, si rese conto che i suoi commilitoni l'avevano decisamente abbandonata.
Un gruppo era radunato sulla spiaggia, davanti al promontorio su cui si ergeva la piscina coperta. I "No problem" e i "Disturbia" non erano affatto accuratamente divisi. Erano tutti assieme. Per l'esattezza il suo fidanzato stava riproducendo una scena del film "Via col vento", lui intento ad emulare Clark Gable, e Kit concentrato nel ricordarsi le battute di Vivien Leigh alla perfezione, Rebecca aveva regalato loro gli abiti di Rossella O'Hara e di Rhett Butler. Inutile dire che i due non stavano mantenendo alcuna distanza di sicurezza. Si avvicinò. La ciurma si voltò all'unisono verso quella farfalla argento e blu:
<<Ehi, però! Complimenti!>> allargò le braccia Bob, rischiando di far cadere un po' di cocktail rosa dal bordo dei bicchieri che teneva in mano.
<<La Fisher mi ha voluto bene>> sentenziò Ines osservandoli. Evitò di sottolineare il fatto che la psicologa non fosse stata generosa con tutti allo stesso modo. Era piuttosto evidente.
<<Non quanto a me, ma sei passabile>> si fece avanti Larry, impettito nel suo costume da gladiatore romano:
<<Eh? Che te ne pare?>> alzò un sopracciglio e si passò una mano sul cinturone in pelle borchiato.
<<Apprezzi la storia romana antica?>> domandò, quasi scettica
<<Ehi, guarda che ipocondriaco non vuol dire ignorante!>> si finse risentito, poi gli strizzò un occhio.
Ines seppe solo sfoggiare un sorriso a mezz'asta.
Ashton si rimise seduto a terra, il vestito dell'affascinante violatore di blocco per gli stati Confederati si coprì di sabbia, ma lui, francamente se ne infischiò.
Ryan si voltò circospetto verso la piscina coperta, dalle scalinate di roccia salivano e scendevano gli invitati:
<<Ecco fatto>> ridacchiò.
Ines girò la testa a sua volta. Vide Ian scendere le scale con Charlotte e appartarsi con la giovane dietro le rocce. Capì che il gruppo stava riprendendo una conversazione interrotta.
<<Se l'è portato via?>> rise Bob, alzandosi da terra e posizionandosi sul punto da cui si vedevano meglio i due "Disturbia".
<<Ve l'avevo detto. Charlotte è l'unica con cui fa tira e molla da anni, ma che alla fine non molla mai>>
Donald non alzò la testa dai salatini con cui stava giocherellando:
<<Certo, lei ha una marcia in più: Ian ha cinque ragazze in una!>>
<<Che stronzo>> scosse la testa Kit sorridendo
<<La migliore personalità, comunque, è Kendra... Dai, non ditemi di no! Quando è Kendra, io vorrei andare lì e sbattermela come se non ci fosse un domani!>>
<<Io preferisco Tiffany>> disse timidamente Kit, prendendo fiato. Era una confessione importante, dopo anni.
<<Tiffany?>> si stupirono in coro Donald, Ryan e Larry, poi scoppiarono a ridere. Kit era sempre stato un ragazzo all'antica.
<<Ma lo sai, Kit, che Tiffany non è vergine realmente... cioè, lo sai che è sempre Charlotte che da Ian lo ha pure preso nel culo, vero? Pam , paaam, paaam!>> Ryan si alzò in piedi fingendo di montare Bob, ritto davanti a sè.
Ashton sorrise:
<<Resti con noi?>> prese Ines per mano.
<<No, grazie. Vado a cercare qualcosa da sgranocchiare. Raggiungo Amanda, credo sia già dentro.
<<Okay. Amore, spero che tu riesca a riconoscerla!>> rise beffardamente, ma in modo sommesso.
Dalle risate generali, Ines capì che la Fisher non doveva avere grande simpatia per sua cugina. Riguardò Jacob vestito da Van Gogh, Donald da Bianconiglio di Carroll, Bob da Gallo bianco, Maya da donna dell'età paleolitica: si convinse che, infondo, Amanda non poteva essere tanto più buffa di loro.
Salì i gradini che portavano alla piscina interna in cerca della cugina e in cerca di un cocktail.
Entrò. La stanza era accogliente, ma claustrofobica. Le persone erano stipate là dentro sotto la luce di neon fiochi, che rendevano l'habitat cupo e quasi soffocante -specialmente se confrontato all'immensità dello spazio esterno. Sulla spiaggia si stagliava la luce di un cielo bianco di nuvole, ma chiaro. Ed era proprio in quella spiaggia che i più desiderosi di respirare la brezza marina scappavano, non appena riusciti ad accaparrarsi un piatto di schifezze assortite e una bevanda gassata.
Nella piscina sportiva galleggiavano palloncini rosa e fucsia e qualche gonfiabile a forma di cigno. Ai lati della vasca si schieravano tavoli lunghi e ammanniti. I domestici del Nun Estern quel giorno facevano parte di un catering di tutto rispetto: chi dispensava zucchero filato rosa, chi versava con parsimonia il bitter nei bicchieri dei ragazzi, chi distribuiva lasagne vegetariane, facendo attenzione a non esagerare con la dimensione delle porzioni. La musica dance e le chiacchiere fitte. Quella piscina dentro la struttura fascinosamente decadente, situata in cima a un promontorio, tra il bosco e la spiaggia, era estremamente suggestiva, la location ideale per un party. Sembrava di non essere in un istituto di igiene mentale. Le sembrò di essere tornata in New England ad una festa adolescenziale, anzi, alla festa adolescenziale più cool dell'anno.
Dimitri le sterzò davanti con la sedia a rotelle. Era dal giorno dell'incidente in mare che Ines non lo vedeva. Da allora non era più voluto uscire dalla sua stanza. Buttò un occhio veloce alla gamba mancante, mentre sentiva gli occhi fulminei di lui su di sé. Si rese conto, involontariamente di averlo guardato con commiserazione mista a raccapriccio, perché, comunque, Dimitri restava una brutta persona, anche adesso che era un invalido. Si ricordò di Ian. La festa di Rebecca Fisher era stata la prima occasione per trovarsi faccia a faccia di nuovo, dalla loro gara di nuoto. Immaginò che Dimitri lo avesse minacciato, lo avesse fatto sentire in colpa. Vide rientrare Charlotte con due calici vuoti in mano: sicuramente, comunque, qualcuno lo aveva già consolato per le intimidazioni inferte dal ragazzone russo.
Schivò come una contorsionista sia la carrozzina di Dimitri che il corpo longilineo di Charlotte. Schivò anche tutte quelle teste ingombranti che, abbellite di parrucche e cappelli stravaganti, volteggiavano intorno a lei. Cercò Amanda perlustrando con lo sguardo i bordi della piscina e i tavoli del buffet. Rebecca, con una macchina fotografica alla mano, interruppe la sua ricerca:
<<Benvenuta! Seguimi pure! Dobbiamo essere un po' prepotenti per avere facile accesso al tavolo delle pizze: è preso d'assalto, peggio della Bastiglia il 14 luglio del 1789!>> rise.
"Agli ordini" pensò Ines sospirando. Cercò di non perdere di vista la festeggiata che ogni tanto si fermava per stringere una mano, per fare un sorriso, per scattare una foto e per accertarsi che gli invitatii fossero soddisfatti e che tutto stesse filando liscio.
Le ali ingombranti della sua falena ogni tanto sbattevano addosso a qualche malcapitato, mentre continuava a seguire la Fisher che le faceva strada tra il tavolo delle bibite e quello dei pasticcini.
<<Pensava di utilizzarla entro stasera?>> accennò col capo alla piscina spaziosa.
Rebecca rise:
<<In realtà sarebbe divertente, ma non so... Fa freddo, nonostante qua ci sia l'impianto di riscaldamento, e alcuni ragazzi sono parecchio cagionevoli>>
<<Già, mi perdoni>> azzardò congiungendo le mani, come a porgere delle scuse anticipate per la domanda che ancora doveva uscirle di bocca <<lei però, in alcuni casi, ha scelto abiti molto leggeri per i suoi travestimenti... Non teme che qualcuno possa ammalarsi? Oh, non è il mio caso eh! Io sono sana come un pesce. Pensi, è da quando andavo all'asilo che non prendo una febbre! Mia madre infatti...>> si accorse di dover tenere a freno la prolissità, di cui peccava di tanto in tanto. Strinse occhi e labbra in un sorriso impacciato.
<<Si, ho sbagliato, in effetti>> ammise la donna. Si soffermò a riflettere, poi chiamò Boris con un cenno della mano. L'uomo abbandonò lo spazzolone che aveva in mano, con cui stava accuratamente tamponando gli schizzi d'acqua sul pavimento lungo il perimetro della piscina. Le raggiunse. Rebecca gli sussurrò qualcosa e il servo devoto abbandonò il luogo seduta stante, con ogni probabilità, per un più nobile incarico, che Ines, intuì, fosse inerente all'osservazione fatta dalla sottoscritta pochi istanti prima. Sorrise fiera:
<<Se darà il via libera ai tuffi, starà al buon senso di ognuno di noi decidere se buttarsi in acqua>> azzardò, fingendo una smisurata fiducia nei compagni e negli internati, fiducia, in realtà pressoché inesistente.
<<Buon senso? Sai meglio di me che neanche le teste più calde di Harvard ce l'hanno, figurati le teste più calde dell'Ester Institute, no? I "Disturbia", li chiamate così?>> scosse il capo e sorrise <<Comunque credo possiamo darci del tu>> suggerì.
Si voltò, sentendo una presenza dietro di sé. Era Miranda Foster, a proposito di teste calde. Ines l'aveva rivista solo un paio di volte nella sala del tè da quando la sera del White Party aveva pensato bene di sputarle addosso tutto il veleno possibile come regalo di benvenuto. Era la protetta di Alice, che in quel momento stava trangugiando un toast e spettegolando con Gaia a bordo piscina.
<<Buoni i muffin, vero?>> la Fisher sorrise a trentadue denti verso la paziente.
Miranda ricambiò il sorriso aperto con un sorriso decisamente meno bianco e curato di quello della psicologa, ma non meno espansivo:
<<Sto facendo il bis>> confessò, togliendo il dolcetto al cioccolato dal pirottino, con espressione goduriosa.
<<Li ho fatti fare senza glutine, pensando a te>> strizzò l'occhio Rebecca <<Aspetta! Ferma così, sto per scattare!>>, la immortalò, poi, in una fotografia.
In quel momento Ines capì che avrebbe dovuto fare ancora parecchia strada per sciogliere come neve al sole la valanga che sanciva il confine tra se stessa e il paziente, per scardinare ogni ruolo ed entrare nell'ottica dei fatti: erano null'altro che persone. Lei, Miranda, ogni "No problem" e ogni "Disturbia", persone amanti dei muffin, della frutta candita, della limonata fresca. O forse, avrebbe dovuto solamente, come la Fisher, restare qualche anno ancora sull'isola di Clover.
Boris tornò con almeno sei giacconi invernali dentro un sacco di juta. Rebecca ne sfilò subito uno:
<<Cara, mi perdonerai, vado a perlustrare la zona anche all'esterno, non si sa mai! Serviti pure, come vedi, c'è cibo in quantità industriale!>> le posò una mano sulla spalla gratificandola con un sorriso affabile, quasi complice, e lasciandola davanti alle olive verdi, ai cubetti di formaggio stagionato e alle pizzette di pasta sfoglia.

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Disturbia
Mystery / ThrillerVenticinque studenti specializzandi dell'università di Harvard vengono selezionati per svolgere un tirocinio presso il "Nun Ester Institute", un centro di accoglienza per ragazzi problematici. Dal loro trasferimento lì verrà fuori la convivenza for...