Si diedero un bacio a stampo prima di entrare nella sala da tè.
<<Come stai?>> chiese Ines sbirciando dentro gli occhi smeraldini di Ashton.
<<Bene>> mentì sul momento. Abbassò la testa sulla pila di libri che teneva in mano per controllare di aver preso tutti i manuali che gli occorrevano, lei sorrise:
<<Sicuro di voler studiare lì? Sarà un po' affollata oggi>>
<<Sì, sono sicuro>> fece capolino per guardare di sfuggita dentro la stanza <<Ian è un po' scontroso ultimamente>> confessò.
<<Sai che è nella stanza del tè, così vuoi tenerlo d'occhio...>> sorrise lei, confermando di conoscere Ashton più di quanto lui conoscesse se stesso, lo gratificò con un ulteriore sorriso:
<<Ci può stare... che sia nervoso, nella sua situazione mi sembra anche troppo calmo, non ti pare?>> si strinse nelle spalle la ragazza.
<<Sì, ma non capisco perché: ha pure avuto la meglio su quella gara di nuoto. Niente punizioni, niente di niente!>> si scaldò.
<<Lo dici come se te ne dispiacessi>> osservò lei.
<<Non ho mai visto mio padre difendere a spada tratta qualcuno come ha fatto con Ian in aula Magna. Neanche con me è mai stato iperprotettivo a questi livelli>> ostentò un'espressione di visibile dissenso.
Ines si fece sfuggire un risolino, trovava buffo, ma al contempo tenero che fosse così geloso:
<<Non credo tu abbia mai rischiato elettroshock, bagni freddi, digiuni e frustate>> provò a farlo ragionare sgranando gli occhi ridenti per sdrammatizzare la pesantezza delle pratiche appena pronunciate.
<<Okay. In ogni caso... è intrattabile da qualche giorno. Forse dovrei parlare con Larry. Se io inserissi Ian nel gruppo come Adrian ha inserito Larry... li convinceremmo a fare pace. Pensi sia una buona idea?>>
Ines deglutì, strinse le labbra in un sorriso che mal celava l'imbarazzo. Ashton non smise di fissarla in attesa di un parere spassionato.
<<Non lo so... Cioè, sono dei pazienti. Abbiamo già trattato questo argomento>> tagliò corto, abbassando la voce e aprendo del tutto la porta, costringendo il suo interlocutore a zittirsi.
Ian era sdraiato su un tappeto indiano tra cuscini di stampo orientale, Charlotte Harris, la ragazza dalla personalità multipla con cui si diceva avesse una tresca, gli stava a fianco; Sam Gray, ricoverato lì perché omosessuale, era con loro. Charlotte avvolgeva il ragazzo biondo di sguardi, gli toccava i capelli, seguiva con le dita il suo profilo, passando dal naso alla francese alle labbra carnose. Sam si accontentava di rifarsi gli occhi solo avendolo vicino e lasciando che la testa di Ian si adagiasse sulla sua curva lombare.
Ines tirò a diritto. Ian non si accorse di lei, o finse di non farlo. La stanza era piena di gente. Ashton si avvicinò al bancone, e chiese un tè caldo, lei lo seguì a ruota. Una delle cameriere versò il tè sorridendo:
<<Credete di riuscire a concentrarvi qui dentro?>> indicò con un cenno della testa i libri stretti tra le mani del giovane studente.
<<Ci proviamo>> rispose Ashton senza ricambiare le moine <<Ehm... Scusa, Ian ha mangiato qualcosa?>> chiese alla giovane domestica.
<<Chi sarebbe Ian?>> socchiuse gli occhi mantenendo la bocca inclinata in un sorriso gentile. Ines si voltò verso il ragazzo biondo che aveva mandato al diavolo dei giorni prima. Strano che ci fosse ancora qualcuno di sesso femminile a cui era sfuggita la sua presenza. Ashton lo indicò. La ragazza annuì, il sorriso gentile di prima, lasciò spazio a un riso quasi soffocato e un'ombra vermiglia colorò le sue gote. Si ricompose:
<<No. Non si è mai avvicinato al bancone>>
Ashton prese il suo tè verde, si allontanò con Ines in cerca di un tavolino da occupare:
<<Non ha pranzato neanche oggi, non ha preso nemmeno un tè e ieri l'ho beccato con una sigaretta.... lui non può assolutamente...!>> si adirò. Si rese conto di aver alzato di troppo il tono della voce, e si ricompose:
<<Stava andando bene, non capisco cosa sia successo, è da tre giorni che fa così!>>.
Ines si incupì. Iniziò ad avere il forte dubbio di essere la responsabile di quell'atteggiamento ribelle e dannoso che Ian ostentava. Si sedettero al tavolo bianco, rotondo, in alluminio pressofuso, dal piano decorato. Ashton scaricò a terra lo zaino. Ines si guardò intorno.
<<Gli altri?>> chiese riferita ai loro amici. Ashton abbassò la testa e rise:
<<Bob lo abbiamo perso>>
<<Cioè?>> rise a sua volta lei, pur non capendo il motivo di quell'affermazione.
<<Si è preso una cotta>>
<<Ah sì?>> sorrise Ines facendo roteare il cucchiaio nella tazza di tè bollente <<La conosciamo? E più che altro... è un amore corrisposto?>> si morse le labbra curiosa, soffermando gli occhi ridenti sui personaggi che animavano la stanza, più per assicurarsi che nessuno badasse ai loro pettegolezzi che per cercare di individuare la crush di Bob.
<<Vuoi un indizio?>> si divertì Ashton.
<<Ovvio!>>
<<Okay. Non è scontata>>
<<Che vuol dire? Dai, ma che indizio è?>>
<<E' un indizio fondamentale! La ragazza, non è tra quelle che ritieni plausibili>>
<<Okay>> rifletté <<Margot?!>> strabuzzò gli occhi e coprì il sorriso a trentadue denti con le mani.
<<No>> strinse le spalle lui e buttò giù una sorsata di tè <<Ti arrendi?>>.
Lei allargò le braccia. Si guardò di nuovo intorno.
Kit aveva raggiunto Ian e gli altri. La stanza era talmente vasta e gremita di persone che era impossibile carpire l'essenza dei dialoghi tra i membri dei gruppetti radunati nei vari angoli. Li vide solo parlare, Kit e Sam risero, Larry era appena arrivato, Charlotte l'abbracciò. Larry posò una mano sulla spalla di Ian.
Ines sentì una presenza improvvisa accanto a sé, tanto vicina da poterla sfiorare e quella presenza, così fastidiosa, stava guardando nella sua stessa direzione:
<<Già>> schioccò le labbra Adrian <<Sono un reo confesso, ho ammesso i miei errori e Larry e Ian sono più amici di prima. L'ho fatto solo per Bob, sia chiaro!>>
Ines deglutì, le bastò girare a malapena le pupille per cogliere la faccia di Adrian, quasi guancia a guancia con la propria. Gli occhi del giovane strafottente erano immobili sul gruppo dei disagiati all'altro capo della stanza.
Kit iniziò a imitare qualcuno, forse stava raccontando un aneddoto divertente, visto che Ines li vide ridere all'unisono. Le risate di Ian erano distratte, Ines notò che non era partecipe: quel malcontento poteva sfuggire a chi non prestava al ragazzo così tante attenzioni, ma non sfuggì a lei. Poi vide che, colto da un attacco di tosse, uscì dalla stanza. Lo seguì con lo sguardo finché non scomparve dal suo raggio visivo. Nel frattempo Adrian si era come volatilizzato senza che lei se ne fosse resa conto. Si ricompose obbligandosi a partecipare nuovamente alle ciarle intavolate da Ashton, che nel frattempo stava spiegazzando alcune pagine-chiave del volume di anatomia.
<<Mi arrendo>> rispose con un po' di ritardo.
Il ragazzo dai corti capelli gongolò, alzò e abbassò le sopracciglia più volte e ondulò le dita delle mani per creare la suspense necessaria:
<<Maya>> sparò il nome d'un fiato, in attesa della reazione di Ines
<<Chi è Maya?>> lo deluse lei. In realtà aveva ben capito di chi si trattasse. La domanda l'aveva fatta per avvantaggiarsi sul tempo di elaborazione della notizia.
<<Ma sì! La ragazza scura, la protetta di Beth>> cercò di essere il più esplicito possibile, quasi risentito per la poca soddisfazione ricevuta in cambio di quella notizia sensazionale.
<<E' una...>>
<<Sì, è una "Disturbia">> non contenne l'emozione, annuendo e soffocando il riso.
<<Per questo Adrian ha detto di aver fatto riconciliare Ian e Larry e di averlo fatto per Bob?>> fece un breve collegamento lei, quasi sottovoce.
<<Non ne sapevo nulla. So solo che Maya è la migliore amica di Ian, avrà espresso a Bob il disappunto verso il comportamento di Adrain, Bob ne avrà parlato a Addy, una cosa tira l'altra... e Addy si è redento. Tutto è bene quel che finisce bene, no?>>
Rise di nuovo:
<<Bob è veramente unico! Un grande! Veramente un grande figlio di puttana!>> osannò l'amico talmente incurante delle regole da essere divenuto un Dio. Chiunque simpatizzava per quella coppia improbabile e, proprio per questo, così bella. La piccola fiammiferaia dalla pelle color cioccolato che si era fatta conquistare dal ragazzo villoso, ricco, simpatico, in carne, e anche un po' stupido, era il nuovo chiacchiericcio, ma cercava di essere un chiacchiericcio il più possibile discreto. Nessuno avrebbe fatto la spia. Nessuno, tanto meno lei. Per una volta, mise da parte frasi del tipo "non si può", "Ashton, sai che è sbagliato" o "Hai intenzione di coprire questa infrazione?". Sorrise e affondò un biscotto nella sua tisana calda.
<<Non so neanche come abbia approcciato, in verità>> continuò lui, dubbioso.
<<Davvero non glie lo hai chiesto?>> si stupì lei ridendo. Addentò il biscotto e gli sfilò il manuale da sotto il gomito:
<<Dai. Studiamo>> suggerì, poi, contegnosa. Tentò di concentrare gli occhi stanchi sulla pagina 712, dedicata ai muscoli della schiena e alle varie contratture. Suppose che Bob avesse fatto con Maya quello che lei, contro ogni imposizione e divieto, aveva fatto con Ian. Deglutì a forza l'ultimo boccone del biscotto di pasta frolla. Non si era più guardata intorno, ma sapeva che Ian non era rientrato in quella stanza. Lo sentiva dentro, lo sentiva sempre quel vuoto opprimente nel petto quando lui era assente; quando lui si allontanava senza poter respirare, tutta l'aria di cui necessitava, improvvisamente mancava anche a lei e avrebbe voluto annaspare per agguantarne anche solo un briciolo. Quella stretta allo stomaco rimaneva e rimaneva e rimaneva ancora, finché lei non riusciva a vederlo comparire di nuovo, che fosse dopo dieci minuti, un'ora o tre giorni. Decise che non valeva la pena distogliere gli occhi da quel volume pesante e polveroso. Senza di lui lì dentro non c'era proprio niente che meritasse di essere guardato.
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Disturbia
Mystery / ThrillerVenticinque studenti specializzandi dell'università di Harvard vengono selezionati per svolgere un tirocinio presso il "Nun Ester Institute", un centro di accoglienza per ragazzi problematici. Dal loro trasferimento lì verrà fuori la convivenza for...