Il riscatto di Larry

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Adrian Keller mosse il pedone sulla scacchiera con la regola dell'en passant, catturando il pedone nemico:
<<Andiamo Larry! Non ti vedo reattivo, oggi!>> richiamò all'attenzione il suo protetto. Il ragazzo paffuto poggiò i gomiti sul tavolino:
<<Non mi sento bene, ho dolore alla bocca dello stomaco e la nausea. Sicuramente è per quel fatto di Ian>> mugugnò.
<<Accidenti! Ian, Ian, Ian... mi dispiace, Larry, che tu sia venuto a saperlo. D'altronde mi sembrava opportuno riferirtelo. La Shyamalan in ogni caso, non deve averla presa bene. Ho sentito che gli ha sussurrato che avrebbero fatto i conti più tardi. Il dottor Turner l'ha preso sotto la sua ala oramai e sembra che il tuo amico- o ex amico dovrei dire?- si senta invincibile e incolume da ogni male, ma vedrai che non la passerà liscia>>.
Le pedine continuavano a muoversi spinte dai ragionamenti dei due giocatori, sicuramente più concentrati su altre riflessioni che su come arrivare allo scacco matto. In realtà il Nun Ester non era molto diverso da una scacchiera, dove le pedine venivano mosse da Wagner secondo subdoli tornaconto.
<<Mi sono stancato di stare qui seduto>> comunicò Adrian alzandosi e aspettandosi che Larry lo seguisse:
<<Che c'è? Non vieni?>> allargò le braccia come segno di stupore: <<Ascolta. C'è voluto quasi un mese perché ci permettessero di abbandonare quelle stupide stanze gemellate tra loro e prive di ogni cosa, e adesso che io e il mio protetto ce ne possiamo gironzolare dove vogliamo...>>
Larry non voleva fare nulla di rischioso. Le persone ipocondriache, spesso adottano uno stile di vita simile a quello di un malato cronico o di un invalido ed evitano attività che richiedono sforzi, nel timore che possa nuocere alla loro salute. Prese, comunque, coscienza del fatto che Adrian era colui che lo aveva in custodia e decise di seguirlo. Arrivarono in palestra. Ashton si stava allenando. Un colpo dietro l'altro al sacco da boxe.
<<Non vedo Ian>> osservò Adrian, schermendo Larry con un'occhiata soddisfatta.
<<Ehi Ashton! Il tuo paziente che fine ha fatto?>> gridò al collega che solo adesso si era accorto di loro. Si avvicinarono. Ashton si tolse i guantoni, si tamponò la fronte e si passò un asciugamano di spugna sulle braccia sudate. Guardò Larry, poi Adrian, come per avere da quest'ultimo il consenso di parlare:
<<Si sono arrabbiati. Se mio padre riesce a toglierlo dai casini, forse mi raggiungerà tra poco>> si massaggiò i polsi, poi alzò lo sguardo:
<<Perché? Larry voleva parlargli?>> chiese.
<<Ah! Buona questa! Se Larry ha un po' di amor proprio, vedrà bene di non parlargli mai più!>> reclamò Adrian, lanciando al proprio assistito un messaggio subliminale ma inequivocabile, poi scosse la testa e mise in guardia Ashton:
<<Tienilo d'occhio, temo stia diventando il cocco di tuo padre. E' solo un abbindolatore>>.
Larry rimase immobile. Erano almeno dieci anni che conosceva Ian. Non era come Adrian lo stava dipingendo. Era il suo più grande amico, almeno lo era stato fino ad ora. Gli fece male che avesse chiesto di essere trasferito di stanza.
Finalmente Ian arrivò, scortato da un infermiere con in mano due siringhe svuotate. Larry sgranò gli occhi. Non poté fare a meno di raggiungere il compagno.
<<Vieni subito qui, Larry!>> lo chiamò indietro il suo tutore <<Non merita tanta fatica!>>.
Li raggiunse, e Ashton a sua volta.
<<Ian... cosa ti hanno fatto?>> strabuzzò gli occhi, osservando da ogni angolazione il ragazzo dai capelli biondi e lo sguardo distratto. Lo sguardo di Larry poi finalmente si fermò sul volto di Ian. Lo guardò con un'infinita malinconia:
<<L'hai fatto perché non sopportavi più le mie lamentele?>> chiese Larry mortificato, guardando l'amico catatonico. Ian scosse la testa, negando.
<<Hai ragione... io... io non dovevo assillarti in quel modo! Tu hai già tanti problemi e stavi male e io invece pensavo solo a me stesso!>> ammise le sue colpe il ragazzo cicciottello.
<<Non è colpa tua>> lo rassicurò Ian, con poca verve e convinzione. Vedeva tutto sfuocato. Non sapeva nemmeno cosa diavolo gli avessero iniettato.
Adrian si intromise:
<<Sì, ok. Senti Larry, lascialo stare. Un vero amico non avrebbe mai chiesto di allontanarti, neanche se tu fossi l'essere più logorroico e insopportabile del pianeta!>>
<<Siamo sempre stati legati, non... è possibile. Sta dicendo che non sono le mie paranoie il motivo>> rispose Larry, senza togliere gli occhi di dosso a Ian, nell'attesa che l'amico di una vita confermasse ancora una volta la sua tesi.
<<Mente. Che vuoi farci?>> si strinse nelle spalle Adrian
<<No! L'hanno sedato! Non so cosa gli abbiano infilato in corpo! Altrimenti reagirebbe e spiegherebbe che non è come dici!>>. Riguardò Ian, quasi supplichevole, senza, però, alcun riscontro da parte del giovane debilitato. Adrian scosse la testa:
<<Fingerà di essere tanto stordito. Tu gli credi? Io no. Per tutta la vostra permanenza qui è stato fedele e affettuoso, ma adesso si è chiaramente rotto delle tue fissazioni>> infierì ancora Adrian <<Adesso, sai, sono arrivate persone nuove, ragazze sane di mente che gli sbavano dietro, dottori pronti a fare carte false per lui e per le sue assurdità...>> tagliò con sguardi fulminei e cattivi tutti e tre i presenti.
Ashton tirò Ian, ancora in catalessi, per una spalla e lo allontanò dagli altri due :
<<Basta così Addy. Potete stare voi in palestra. Noi andremo in piscina, tanto fa meno freddo oggi e a lui è totalmente passata la febbre, ti va Ian?>>
Adrian osservò i due allontanarsi.
<<Bene, adesso, è ora che tu guarisca da codeste fisime>> si avvicinò al ring <<Andiamo, non farti ripetere le cose venti volte!>> gridò a Larry, invitandolo ad avvicinarsi.
Gli porse i guantoni:
<<Non vorrai ferirti le mani>> lo persuase. Larry era terrorizzato. Chissà quanta gente aveva indossato quei guantoni, magari erano infetti. Poi guardò i pali metallici agli angoli della pedana: erano arrugginiti, se si fosse ferito con quelli, il tetano lo avrebbe ucciso. Chiuse gli occhi, concentrandosi per non svenire. Adrian era impazzito, forse? Voleva insegnargli a praticare lo sport che più di tutti richiedeva capacità di sopportazione della fatica e del dolore?
<<Sali sul ring>> gli ordinò <<Vedi, amico, era tutto sbagliato. Tutti che ti compativano e mai nessuno che ti aprisse gli occhi, mai nessuno che ti dicesse "Larry, puoi farcela a cambiare". Cos'ha fatto Ian in tutti questi anni? Niente. Le persone ti giudicavano solamente. Tu che parlavi lungamente con loro dei tuoi sintomi. Il tuo dolore e il tuo corpo imperfetto sempre al centro dell'attenzione. Queste modalità di interazione con gli altri ti hanno mano a mano condotto a un progressivo logorio delle relazioni interpersonali. Questo però agli altri non importa. Quando ti lamenti, facci caso, chi può farlo, ti ascolta sbadatamente per qualche minuto e poi taglia la corda; chi, come Phoenix, è costretto ad averti tra le scatole più costantemente, sta per anni ad inglobare le tue lagnanze, poi quando ne ha le palle piene, ti abbandona, come un cane in mezzo a un'autostrada!>>.
Larry sentì riecheggiare nella mente le parole di Adrian e accavallarsi ancora e ancora, come canzoni stonate; gli echi del fallimento di tutta una vita, gli rimbombarono nel cervello con un frastuono logorante. Le persone del Nun Ester erano le uniche persone che aveva, e le stava perdendo, una ad una. Si incattiví e con determinazione indossò i guanti da boxe.
<<Bene! Partiamo allora! Ti avverto>> lo additò <<Non sono come Ashton ma non ti renderò le cose facili!>> si riferì alle proprie capacità di sferrare pugni.
Erano l'uno di fronte all'altro, sul ring e Larry, voleva solo sfogarsi. D'un tratto la paura di sentire dolore o di perdere sangue, o di cadere e ferirsi su quei sostegni di ferro vecchio, non esistevano più. Adrian saltellò sempre più vicino al ragazzo goffo con cui condivideva quella pedana:
<<In attacco esistono tre colpi: il diretto, il gancio e il montante. Già dai nomi dovresti capire di che tipo di pugni si tratti, ma ci sarà occasione di sperimentare in modo pratico>> gli strizzò l'occhio <<è sempre più efficace e divertente>>.
Avanzò leggermente e lo colpì con il pugno anteriore:
<<Questo si chiama Jab o Cross>> lo informò, godendo nel vedere Larry a terra sanguinante. Alzò le spalle:
<<Anche se credo che a te servirà più che ci concentriamo sulla difesa>> lo derise <<La difesa si effettua con parata o deviazione. Ad esempio, il pugno che ti sei appena preso in faccia, si para col guantone chiuso, o con la spalla. Altri colpi diretti al viso, possono essere deviati fuori guardia, oppure vincolati in basso>>.
Larry sentiva un male atroce. Per anni aveva solo pensato a tutelarsi, a evitare che il proprio corpo fosse scalfito. Per anni gli altri lo avevano assecondato. Si convinse che quegli "altri" erano solo dei complici di ogni suo passo verso il baratro. Si convinse che il suo migliore amico non faceva eccezione. Si accanì contro Adrian con tutta la tenacia che aveva e si stupì di quanto il suo corpo fosse forte e sano.

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