Bastone e carota

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«Tutto bene?»
«"Tutto bene"» sospirò ripiegando nervosamente il pigiama, «Che bella sensazione eh? No. E' da un po' che non la provo. Da quando non sono a casa mia, da quando la mia migliore amica mi era vicina e da quando il mio migliore amico era... vivo.»
«E da prima di stare con me» aggiunse lui, con un tono di convinzione e di amarezza.
Ines sbuffò alzando gli occhi al soffitto:
«Che c'è Ashton? Devi fare la vittima ora?»
«Non credo che tra i due sia io a fare la vittima»
«Cosa sei venuto a fare? A controllare che non mi sia tagliata le vene dopo che hai preso le sue parti, anziché le mie? Sopravvivrò». Ringraziò il cielo che Margot fosse in biblioteca alle prese con una ricerca su Hermann Ebbinghaus.
«Adrian si è guadagnato questa opportunità, come tutti» Ashton si mostrò impettito nel pronunciare quella che era a tutti gli effetti, però, una giustificazione.
«Già, certo» chiuse gli occhi, inspirò per mantenersi calma «Adrian è rientrato nei venticinque posti, solo perché Danny...» ricacciò indietro il pianto «Era di Danny questo posto!»
«Non voglio crederci» abbassò la testa il ragazzo «Solo perché i tuoi amici non sono qui, non allontanerai i miei!» si alterò.
«Pensi che lo abbia fatto per questo?» si lasciò sfuggire un gemito di divertimento, incredulità e delusione insieme.
«Non so neanche per cosa tu l'abbia fatto. Adrian ti aveva avvertita di stare al tuo posto» difese l'amico.
«Correggerei con "minacciata"» puntualizzò. Ashton tacque due minuti prima di cacciar fuori la frase che, sapeva, avrebbe scatenato un putiferio:
«Probabilmente è presto per te. Capisco lo shock per la disgrazia di quella notte, ma questo non può ricadere su chi ha preso il suo posto. Adrian non ha nulla a che vedere con la morte di Danny»
«E' presto per me?! Ma che cazzo stai dicendo? Non ti devi permettere! Mi stai dicendo che ho un disturbo post- traumatico che mi manda in pappa il cervello e che quindi non sono lucida e riverso sulle spalle degli altri le conseguenze della mia insanità mentale? Questo è veramente il massimo dello schifo che potessi sputare fuori dalla tua bocca velenosa! Vattene!»
«Basta così Inny. E' solo una fortuna che Wagner non ti abbia...» si stoppò
«Non mi abbia dato corda?» concluse la frase al posto suo «Le sedute private con Larry sono diventate delle combriccole a base di festicciole e alcool. Sai che è sbagliato»
«La terapia innovativa di Adrian è stata approvata. Far sentire Larry parte del gruppo e includerlo in sport che fino ad ora ha sempre considerato come una minaccia per il proprio corpo, credo sia geniale!»
«Geniale...anche tutti i lividi e i tagli che ha sul corpo sono una regolare procedura? Che lo chiedo a fare? Evidentemente sì! Picchiare il proprio protetto è diventato un motivo di vanto! Io sentivo parlare quei dottori e non credevo alle mie orecchie!» disse alzando di qualche tono la voce e spalancando gli occhi in segno di sbalordimento. Scosse la testa sprezzante:
«Adrian ti sta abbindolando, come sta abbindolando Larry. Ian è il suo migliore amico: ti ha detto niente di questa situazione? Si sono allontanati, perché Adrian ha riempito a Larry il cervello di menzogne»
«Cosa c'entra Ian? Da quando parli con i pazienti che non ti riguardano?»
«E tu? Da quando accetti pazienti ipocondriaci alle tue feste a tema?» lo sfidò sarcasticamente «E comunque non parlo con nessun paziente. Osservo le cose. Dovresti farlo anche tu» lo freddò.
«In ogni caso... non entro in merito alla loro amicizia io, non vedo perché debba farlo tu» tagliò corto il ragazzo.
«Entro in merito perché tengo ai pazienti, sono consapevole che anche i loro rapporti interpersonali contano, la loro salute fisica è influenzata dal loro umore, è inevitabile. Io metto il cuore in quello che faccio, ma tanto che importa? Ho provato a truccare Mia e mi è stato detto che era nocivo per lei; un ragazzo ipocondriaco viene picchiato e bullizzato, fingendo che sia a fin di bene, e che succede? Larry diventa invidiato come il paziente più fortunato di Clover e Adrian visto come un eroe. E' un tantino frustrante sapere di esserti fatta il culo per venire qui e fartelo adesso che ci sei, mentre ti rendi conto che altri stanno prendendo quest'isola per un villaggio turistico! E non mi chiedere di farti nomi, perché faccio prima a dirti chi è escluso da questo gruppo vacanze: Margot, Rudolph, Penny, Beth e io, ovviamente»
«Sapevo che io ero incluso tra le persone che non tolleri»
«Ah, lo sapevi eh? Bene, è già qualcosa: vuol dire che ti rendi conto di come ti stai comportando. Sono stufa della gente raccomandata, di chi è qui per fare il lavoro dei genitori, senza però mostrare la minima vocazione! Sono stufa della gente che non adempie ai propri incarichi e che poi si lamenta di non essere all'altezza. Io sono sempre all'altezza e sai perché? Perché io mi impegno! Non vado a ballare mentre dovrei essere sui libri!»
«E' questo il problema? La tua rarampicata sociale ben riuscita è da ammirare» simulò un applauso «un po' meno da ammirare è il tuo odio nei confronti di chi è nato agiato e non per scelta propria! E la cosa più raccapricciante è che tra queste persone ci sia il tuo fidanzato. Sì, mia madre è un importante notaio, figlia di un senatore e mio padre è un medico stimato, ricco da generazioni, e con questo? Non mi hanno mai proibito di perdere tempo con una poveraccia! Il tuo orgoglio e il tuo bisogno di schiacciare la concorrenza  ti consumeranno. Il tuo voler essere sempre la prima e la migliore, non ti porterà da nessuna parte, Ines. Hai aggredito un nostro amico, l'hai quasi fatto cacciare!» strinse le labbra:
«Ma non è successo, tranquillo! E adesso che mi sono intromessa in questa storia il capo di tutto questo impero con chi è che ce l'ha? Con me! L'ho visto con quanta alterigia mi guardava! Tanto vale che me ne vada!» allargò le braccia «Amico poi...» ripeté basita, era nel mezzo di un conflitto interiore, non sapeva se ridere o piangere «Lascia perdere...».
«Siamo in una realtà diversa adesso. Io mi sono dovuto adeguare a tante cose da quando siamo qui, beh, adeguati anche tu al fatto che Wagner non ti abbia dato ragione oggi. Danny e Rachel forse ti mancano tanto perché ti lasciavano sempre vincere» scosse la testa, la guardò con disprezzo e se ne andò sbattendo la porta.

DisturbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora