La sala cinematografica

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La sala di proiezione era la stanza che più l'affascinava in tutto l'istituto. Il cinema era la sua grande passione. Era stata a vedere Il padrino parte II due settimane prima di partire per Clover. Le poltrone rosse, le luci soffuse, l'odore dei pop corn e i chiacchiericci nella sala che si attutiscono fino a svanire non appena inizia il film. Nella sala cinema del Nun Ester non si respirava proprio la stessa atmosfera, ma sapeva che i ragazzi avevano optato per la trasmissione di Vertigo di Alfred Hitchcock, una delle sue pellicole preferite e ci sarebbero stati i biscotti al burro di suor Prudence da sgranocchiare. Entrando non potè non notare Larry, seduto. Era già la terza volta che lo vedeva coinvolto nelle serate "No Problem" del mercoledì sera.
«Ehi, eccoti» Ashton la cinse alle spalle in un abbraccio.
«Che ci fa lui qui?» domandò Ines socchiudendo gli occhi e fissando ancora il giovane "Disturbia" che occupava una sedia tra le prime file. Ashton sorrise e strinse le spalle:
«L'ha invitato Adrian, tanto è mercoledì».
Era sempre troppo richiesto per restare ancora un attimo accanto alla sua donna. Venne chiamato per sistemare qualcosa riguardo il proiettore:
«Siediti pure, tra poco ti raggiungo»
Adrian, che non aveva perso di vista Ines da quando era entrata, notò il suo disappunto. Approfittò delle dipartita di Ashton e le si avvicinò ad un orecchio:
«Che c'è? Ti dispiace che lui non abbia portato Ian?»
Le parole erano appena sussurrate ma comunque la fecero sobbalzare. In realtà rielaborò la frase solo qualche secondo più tardi. Il sussulto iniziale era stato dovuto esclusivamente alla voce di Adrian, troppo, troppo vicina. Avrebbe voluto scansarsi, ma non ne ebbe il tempo, il giovane gli sfrecciò davanti talmente veloce da spostarla e da lasciare una scia di vento gelido dietro di sé.
Decise di prendere posto. Fece roteare intorno all'anulare l'anello che Ashton le aveva regalato. Era nervosa. Osservò il fidanzato popolare che adesso rideva con Bob, adesso abbracciava Katy, adesso scherzava con Christopher, adesso aiutava Pluto ad attaccare i cavi alle varie prese di corrente. Beth, un'amica di Gaia, la distolse dai suoi pensieri chiedendole se poteva sedersi vicino a lei. Si voltò indietro, Gaia era appena arrivata con Gwen ed Alice. Ines guardò Beth, che si era già sistemata nella sedia vicina alla sua, con aria interrogativa. La studentessa dai capelli neri raccolti in una coda di cavallo impeccabile, si voltò appena a guardare le sue tre compagne, poi riguardò Ines. La fortuna di chi ha a che fare con una psicologa è quella di non dover sprecare molte parole. Ines in quello sguardo lesse molto di più di un "non voglio più parlarle", lesse milioni di scuse e le accettò tutte. Aveva sempre creduto che Beth fosse troppo diversa da quella sorta di Charlie's angels che si era ostinata a frequentare per i tre anni precedenti. Sapeva che gli amici si scelgono, sapeva anche che a vent'anni, si possono scegliere male. Pensò a quello che Gaia aveva minacciato di fare per ottenere il corpo di Ian, poi pensò alla frecciatina che Adrian le aveva appena lanciato, a proposito di Ian. Quali indizi aveva colto quell'arpia? Si chiese dove lei era stata imprudente. Quei libri scambiati, usati come veicolo di trasmissione di idee e opinioni e lasciati negli angoli più casuali del Nun Ester, furono l'unica cosa che le venne in mente. Molto probabilmente quello spione li aveva osservati e pedinati ed era riuscito a trovare qualche manuale prima di lei, o prima di lui e a sfogliarne le conversazioni. Guardò Larry, trattato da Adrian come fu trattato Gesù dal suo Giuda. Le risate dell'unico paziente che aveva avuto il permesso di sedersi in mezzo agli studenti di Harvard e godersi la regia di Hitchcock erano vere ma impacciate. Sembrava incredulo. Era un privilegiato ma realmente non capiva cosa mai avesse fatto per meritarsi quel privilegio. Ines lo sapeva: niente. Larry era solo un inetto e un debole e Adrian solo una persona cattiva. Ian era un grande critico letterario, non aveva mai usato quei volumi se non per parafrasare strofe e commentare sonetti, le aveva lasciato appunti su I fiori del male, e aveva letto l'animo di Baudelaire come nessun insegnante di letteratura era mai riuscito a fare. Quando era andata a ritirare Moby Dick nella sala comune il giorno prima, però, tra le pagine di Melville non aveva trovato nessuna recensione. C'era solo uno sfogo del ragazzo per un'amicizia inspiegabilmente alla deriva. Lesse del dottor Turner e della Shyamalan, della sua punizione con i bagni freddi e delle iniezioni di alprazzolam per aver provato a ribellarsi all'istituzione, coinvolgendo un nuovo medico, del tutto inesperto circa i raggiri di pazienti psicotici e disposti a tutto. Lesse di Larry e di Adrian. Capì che tutto quello non c'entrava niente con la caccia alla balena più famosa della letteratura americana. Decise che Larry sarebbe tornato al suo posto e che Adrian non l'avrebbe fatta franca. Aspettava solo il momento opportuno. Ashton la raggiunse e le luci si spensero. Un occhio gigantesco e profondo apparve sullo schermo.
«Ricordati che... da soli si può andare in giro...» gli sussurrò la ragazza
«Ma in due si va sempre da qualche parte» concluse la frase lui, prendendole la mano
«Zitto!» lo rimproverò lei ridendo «E se qualcuno non l'ha ancora visto?>> bisbigliò
«Hai iniziato tu»! protestò sgranando gli occhi divertito «Sei proprio sciocca! Guarda che...»
«Shhhh» lo zittì con un bacio.

DisturbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora