Grandinava, chicchi grandi quanto palle da bowling quel giorno si schiantavano a terra, sull'acqua del mare, sulla fitta vegetazione del bosco, sull'orto di suor Prudence, sui tetti del castello, su ogni cosa. Ines notò che nonostante il maltempo, tutti erano fuori. Una calca di studenti e pazienti guardava verso la scogliera. Corse lì. La pioggia non le permetteva di vedere nulla.
«Che è successo?» gridò per sovrastare il rumore degli agenti atmosferici.
Qualcuno gli indicò un palo vicino al mare. Ashton si avvicinò:
«Dai, torniamo dentro» le suggerì. Guardò meglio il palo elettrico in lontananza.
Sgranò gli occhi. Ian era legato lì. Inerme come Cristo sulla croce.
«Ashton! E' il tuo protetto, devi fare qualcosa! Come puoi startene a guardare?» aggredì il fidanzato urlando.
«E' una punizione, credo sia successo qualcosa con Wagner. Possiamo fare poco, Ines» le comunicò Margot, anche lei tra la turba «Lo so, è terribile ...».
Ines non le diede il tempo di finire la frase. Si fece spazio prepotentemente tra la folla. Corse giù verso il mare. Irrazionalmente avanzò veloce tra le rocce umide e scivolose, tra gli occhi curiosi dei ragazzi.
Era davanti a lui. Ian alzò lo sguardo. Lei lo fissò profondamente: ubriacò di sguardi ogni angolo di quel volto. Gli scostò i capelli fradici dagli occhi. Gli passò una mano sulla ferita vicino al sopracciglio. Wagner l'aveva picchiato. Gli occhi scossi dalle lacrime ritornarono per un attimo a inalberare le pupille di lui. Si svegliò da quella sensazione di trance e tentò violentemente di liberarlo da lì. Le mani tremavano e il metallo non poteva cedere alla stretta debole di una ragazza.
«Non- non ci riesco!» la voce le uscì rauca per la rabbia e il pianto le attanagliò la gola. Le manette con cui era costretto all'asta, con le braccia dietro e la schiena che premeva contro quel palo, gli stavano facendo sanguinare i polsi.
«Lascia stare» le disse. La sua voce calma era la voce più bella che l'orecchio umano potesse udire. La guardò profondamente, senza mai staccare gli occhi grigi da lei. Ines vide una sorta di sentimento in quelle iridi, un amore che, da sempre soffocato, si sprigionò in quell'istante. Ebbe un brivido lungo la schiena. Si sentì afferrare da dietro:
«Adesso basta! Vieni via da lì! Ti metterai nei guai!». Riconobbe il tocco di Ashton. Sentiva la presa forte stringerle le braccia e allontanarla da Ian, ma distogliere gli occhi da lui era impossibile. I due sguardi, come delle calamite, faticavano a staccarsi. Cedette solo quando contemporaneamente cessò di piovere e la voce terrificante di Wagner risuonò nell'aria. Sembrava che anche il temporale avesse avuto paura di lui e si fosse ritirato di fronte a quel genio del male.
«Cercava queste?» dall'alto di una scogliera teneva un mazzo di chiavi penzolanti dalle dita lunghe e bitorzolute.
Ad Ines sfuggì un gemito, Ashton allentò la presa. Tutti si voltarono verso il dottore.
L'uomo li raggiunse.
«Basta così per oggi» sospirò indignato aprendo le manette intorno ai polsi di Ian «punizione scontata, Phoenix»
«E voi» squadrò Ashton e Ines severamente «andatevene. Coraggio, via di qui!»
Il gruppo di ragazzi si voltò al loro passaggio. Ashton si affrettò ad entrare nel tunnel che collegava l'esterno con l'interno dell'edificio:
«Tu sei completamente pazza!» andò su tutte le furie.
«Wagner è pazzo! E anche tu!» gli si mise davanti, obbligandolo a starla a sentire «Sono stufa di parare il culo a te e al tuo assistito perché tu usi il cervello solo per pensare a quale può essere la prossima puttanata da fare! Devo star dietro a Ian come una balia, perché se finisce nella merda lui, ci finisci pure tu!», dopo aver mentito si passò una mano sulla fronte per togliersi il misto di sudore e pioggia di cui era fradicia e forse, per levar via un po' di senso di colpa. Sospirò:
«Se tuo padre fosse stato qui ...»
«Se mio padre fosse stato qui, cosa?!» si alterò lui.
«Non l'avrebbe permesso, Ashton!» gli urlò «Dottori e infermieri che cercano di rimediare ad ogni danno. Migliaia di dollari spesi in medicine e macchinari, perché poi un pazzo, quel parassita schifoso, giochi alle spalle di tutti mettendo a rischio la vita di questi pazienti! Dando punizioni e facendo esperimenti che vanno oltre ogni decenza umana!». Si ricompose, si guardò intorno e abbassò sia lo sguardo che la voce:
«E non credo sarebbe molto fiero di te per come hai gestito l'esperimento tutori/ pazienti che Rebecca, con la sua festa, ha voluto fare. Ma che importa? Tranquillo: non verrà mai a saperlo né lui, né nessun altro. Prego, non c'è di che!»°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Nemmeno l'arrosto di Amelia era così invitante quel giorno. La presenza di Ashton al suo fianco, e l'appetito del ragazzo, la irritarono. Si era fatta in quattro per risparmiare una punizione ad Ashton e a Ian. Uno dei due lo aveva dato talmente per scontato, tanto da non ritenere neanche necessario ringraziarla. L'altro aveva reso vani i suoi sforzi, cacciandosi nei guai il pomeriggio seguente. Probabilmente aveva sprecato tempo ed energie a salvare la coppia sbagliata. I chiacchiericci non si fermavano. I ragazzi nel campo del pettegolezzo, in mensa davano il meglio di sé. Margot, davanti a lei, le riservò un sorriso bonario, dove più della bontà, si poteva leggere della compassione.
Ancora voci, risate, chiacchiericci. Quei chiacchiericci, però, quel giorno le potevano tornare utili. Non si era ancora scoperto quale fosse stato il motivo scatenante della punizione, che prevedeva l'affissione di Ian ad un rogo come una strega nel XIV secolo. Sentì Gween e Rudolph parlare di un furto. Pareva che, dopo aver cacciato lei e Ashton dalla circolazione, Wagner avesse gridato ai ragazzi che un ladro si meritava l'amputazione delle mani, come secondo l'ormai desueta pena corporale, in vigore in tutta Europa, prima della più indolore ghigliottina, posta in essere durante la Rivoluzione Francese.
Ines aggrottò le sopracciglia, tentando di capirci qualcosa. Dal giorno prima gli sguardi degli studenti, e anche di qualche internato, erano concentrati più su di lei che su Ian. Non osò far cadere nuovamente l'attenzione su di sé chiedendo informazioni, ma Margot, che sapeva sempre più di quel che dava a vedere, colse l'irrefrenabile sete di pettegolezzo, che Ines forse, per la prima volta in vita sua, ebbe.
«Hanno beccato Ian con un anello in tasca. E' un anello parecchio costoso, non di sua proprietà, ovviamente. Deve averlo sottratto in qualche modo dal portagioie di un'insegnante o di una studentessa. Non capisco in quale modo» fece una smorfia di mortificazione, mista a delusione. Non riusciva a credere che Ian fosse uno scippatore, ma, davanti all'evidenza non le era permesso di credere altrimenti. La ragazza dai capelli rossi riabbassò gli occhi sul suo arrosto:
«Credevo che entro stamattina saremmo stati convocati per rintracciare il legittimo proprietario di quel cerchietto d'oro, ma non è stato fatto. E' indubbio che Wagner sembri molto più interessato a punire Ian. Ha finanche annunciato che, per quanto riguarda l'arcaica pratica del taglio delle mani, ci avrebbe riflettuto».
Ines trasalì, scostando gli occhi che fino a quel momento erano increduli, fissi sul proprio dito anulare destro, con esattamente quell'anello mancante. Solo adesso si era accorta di non averlo più. Doveva averlo perso mentre mentre svestiva Ian del suo costume carnevalesco. Come aveva fatto ad essere così distratta e stupida? Maledizione. Sbiancò. Aveva fallito. Portandolo via da quella cucina credeva di averlo tolto da un guaio e invece, involontariamente, lo aveva trascinato in una rovinosa catastrofe. Cercò di controllare il respiro ansante e quella sensazione di avere un drappo alla gola. Ashton la guardò perplesso, ma non abbastanza preoccupato da interrompere la masticazione del pollo. Margot sorriso, inarcando le sopracciglia in un'espressione beata:
«Quell'anello non è mio di sicuro, su quello posso dormire sonni tranquilli. Io ho soltanto i cimeli arrugginiti della nonna».
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Disturbia
מתח / מותחןVenticinque studenti specializzandi dell'università di Harvard vengono selezionati per svolgere un tirocinio presso il "Nun Ester Institute", un centro di accoglienza per ragazzi problematici. Dal loro trasferimento lì verrà fuori la convivenza for...