40-Alone

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"Sai, mi sembra di stare in un sogno
Con io che corro col fiato corto
E scaccio via un altro colpo di sonno"
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Dopo che Riki disse questo, si guardarono complici. Nei loro occhi balenava un briciolo di speranza.
:"Chi può aiutarci?"
Chiese Vincenzo in un filo di voce guardando attentamente Riki.
:"L'altro mio fratello, Jace"
Rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
:"Ma come potrà aiutarci? Insomma, neanche tu sai dove si trova Luna..."
Esclamò Ginevra, scettica.
:"Beh ecco lui..."
Iniziò Riki, avvicinandosi a loro a abbassando il tono di voce.
:"È un'investigatore privato. Ha sempre avuto brutti rapporti con David, per questo penso vi aiuterà. E se, dopo avergli detto di Luna non volesse ancora aiutarvi, ditegli che vi mando io, sicuramente accetterà"
Alice sorrise per la prima volta in tutta la giornata, e anche gli altri sembravano felici. Vincenzo invece aveva un'aria confusa, come sotto shock.
:"Ma dove possiamo trovarlo? Di certo non abita qui a Roma"
Chiese Daniele. In risposta Riki prese il telefono e mandò un sms a Vincenzo.
:"Ti ho mandato la posizione"
Disse rivolgendosi a Vincenzo, dopo aver mandato il messaggio.
Vincenzo prese il telefono dalla tasca, e tutti si alzarono da dove erano seduti per avvicinarsi a lui.
:"E noi come cavolo ci arriviamo in Spagna?"
Sbottò Alice, dopo aver visto dove abitava Jace, inarcando un sopracciglio.
:"Dato che siamo solo studenti universitari e desteremo sospetti se comprassimo biglietti dell'aereo o del pullman... direi che un pick-up andrà più che bene"
Rispose Ginevra e gli altri approvarono.
:"Ma aspettate"
Esclamò Melissa avvicinandosi a Riki.
:"Come facciamo a sapere che non si rimetterà in contatto con David per dirgli che stiamo cercando Luna? Voglio dire, io sarò con voi e potrete controllarmi costantemente, ma lui rimarrà qui. E chi ci assicura che tutto quello che ci ha detto è la verità?"
Riki scrollò le spalle e passò il suo telefono a Vincenzo.
:"Io vi ho detto tutta la verità e voglio aiutarvi. Sono stanco di essere manipolato da mio fratello e voglio curare il danno che in parte ho causato. Vincenzo, prendi il mio telefono, fanne ciò che vuoi. Puoi anche cancellare tutto, se vuoi. Voglio che voi vi fidiate di me"
Vincenzo lo squadrò dalla testa ai piedi, poi prese lentamente il telefono di Riki dalle sue mani e cancellò tutto, tranne il proprio numero.
:"Tieni"
Disse ridandogli il cellulare, poi continuò
:"Credo sia meglio andare, non vogliamo farti perdere altro tempo"
Fece cenno agli altri, e così si incamminarono alla porta. Riki annuì e anche lui si allontanò da loro. Poi ad un tratto si girò, come se avesse dimenticato qualcosa.
:"Aspettate"
Vincenzo stava per aprire la porta, ma appena lo sentirono, si fermarono e si voltarono verso di lui.
Così, Riki continuò.
:"Non raccontate a nessuno quello che vi ho detto su Jace. Se si chiama investigatore "privato" c'è un motivo"
Tutti annuirono apprensivi e finalmente uscirono dal locale.

Erano le dieci e mezza quando finirono di parlare con Riki. Per Vincenzo, questa era stata letteralmente una delle giornate più lunghe della sua vita.
:"Allora ragazzi, quando partiamo per la Spagna?"
Chiese Alice cercando di rimanere il più seria possibile. In realtà, una parte di lei era elettrizzata dal fatto che sarebbero partiti in viaggio verso un'altro stato.
:"Domani"
Disse secco Vincenzo.
:"Se volete ovviamente"
Aggiunse, per non sembrare troppo pretenzioso. I suoi amici, così come lui, stavamo facendo tanto per trovare Luna e non voleva stressarli troppo con la partenza.
:"Per me va bene. Affittiamo il pick-up di mattina e partiamo di pomeriggio"
Disse Daniele e anche per gli altri andava bene. Rimasero quindi così, si salutarono e tornarono ognuno a casa propria.
Quando Vincenzo salì in macchina, sentì una forte stretta al petto e gli occhi pizzicare. Realizzò solo in quel momento quanto si sentisse solo.

Quando arrivò a due isolati da casa sua, quasi meccanicamente cambiò strada, per andare verso la tangenziale. Era come se il suo cervello si fosse spento e l'unica cosa a guidarlo fosse il suo istinto.
Guidò per un quarto d'ora e quando arrivò alla meta fece un sorriso malinconico: era la collina dove era stato con Luna in uno dei loro primi appuntamenti.
Scese dalla macchina, prese il cappotto, le sigarette e andò a sedersi sul prato, in un punto in cui riusciva a vedere la città sotto. Appena fu seduto, poggiò il cappotto e le sigarette alla sua destra e poi si voltò a guardare le luci della città, in silenzio. Stette per un po' di tempo così, poi prese una sigaretta dal pacchetto e la accese. Si sentiva in completa sintonia con tutto ciò che lo circondava, il rumore delle auto in lontananza, le lucciole, quel filo di vento che gli scompigliava i capelli e persino l'erba bagnata su cui era seduto.

Poi si girò alla sua destra e vide che qualcosa mancava, anzi, qualcuno. Se Luna fosse stata lì, gli avrebbe preso la mano, avrebbe poggiato la testa sulla sua spalla e si sarebbe addormentata, o forse avrebbe iniziato a scherzare e prenderlo in giro, così, per divertimento.
Si rese conto di star piangendo solo quando vide due lacrime bagnare il pacco di sigarette, che prese e posò dentro la tasca sinistra del cappotto.
Cambiò posizione e si sdraiò, fregandosene del fatto che si sarebbe sporcato tutto.
Guardò le stelle e si chiese se anche Luna stesse facendo lo stesso. Fu in quel momento che realizzò quanto lei gli mancasse: gli mancavano i suoi sorrisi, i suoi abbracci, i suoi baci, fare l'amore con lei... Ricordò l'ultima volta che l'avevano fatto tre giorni prima della festa in discoteca e pensò che, se avesse saputo cosa sarebbe successo dopo, l'avrebbe stretta forte, quasi fino a farle mancare il respiro e non l'avrebbe lasciata andare. Adesso l'unica cosa che gli rimaneva di lei era la speranza di ritrovarla, la speranza che Jace li aiutasse e la consapevolezza che quel bastardo di David aveva cambiato le loro vite rendendole un'incubo. Si sentiva anche in colpa per essere sparito quella sera, anche se si era finalmente sdebitato e aveva chiuso uno dei capitoli più brutti della sua vita.
Durante la giornata, aveva pensato più volte se avesse ucciso David se se lo fosse trovato davanti e alla fine si rispose che non l'avrebbe mai fatto. Era troppo buono e soprattutto non sarebbe diventato un'assassino a causa sua.
Una cosa era certa: aveva bisogno di Luna, l'amore della sua vita, e niente e nessuno l'avrebbero fermato dal cercarla e riportarla a casa.

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