25- No one save himself alone

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"Fumiamo questa e stiamo abbracciati un po',
tra un orgasmo e un attacco di panico."
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Vincenzo riabbassò lo sguardo e con il palmo della mano si asciugò le lacrime che stavano ricominciando a cadere sul suo viso.

:"Io non ti merito"
Disse piano trattenendo un singhiozzo.
:"Sono un disastro. Meriti qualcuno che non sia un casino come me"

:"Non sei un disastro"
Rispose Luna, anche lei a voce bassa, ma decisa.

:"Si che lo sono, guardami"
Esclamò indicando se stesso.

Luna fece un sorriso amaro e cercò di guardarlo negli occhi, provando a non sentire quel tuffo al cuore che la emozionava ogni volta.
:"È vero, sei un disastro, proprio come me"

Vincenzo sorrise, ma si spense subito.
:"Tu sei molto meglio, non sai cosa sono davvero"

Luna si avvicinò di più e si sedette, proprio davanti a lui.
:"Io so che sei quel ragazzo che mi ha capita senza conoscere tutto di me, sei quel ragazzo che ama incondizionatamente. Credimi, io so benissimo la bella persona che sei, anche se mi hai fatto soffrire..."

Vincenzo scosse la testa, bevendo un sorso dalla bottiglia che aveva in mano. Luna gliela prese, senza alcuna resistenza da parte sua, e la posò lontano.
Dopodiché cercò di aggiungere qualcosa al suo discorso per motivarlo ma lui glielo impedì con tono seccato.
:"Basta,ti prego, basta dire cose che non pensi neanche tu"

:"Si che le penso"
Esordì lei decisa ma lui le rispose subito.

:"Non devi pensarle perché non sono vere"
Alla fine si arrese e decise di non replicare più.

Passarono un paio di minuti in silenzio, con il solo rumore di alcune macchine che passavano di tanto in tanto. Luna non avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovata in una situazione del genere e l'unico pensiero che aveva adesso, era quello di non lasciare che Vincenzo si distruggesse in questo modo.

:"È il momento che tu sappia chi sono davvero"
Disse lui ad un certo punto, con lo sguardo perso nel vuoto.
Luna corrugò la fronte un po' stranita.
:"In che senso?"
:"Voglio raccontarti la mia storia"

Lei sbarrò gli occhi: non era ancora pronta e soprattutto non voleva sapere una cosa così importante adesso, avrebbe voluto ancora un po' di tempo.
:"No, no, voglio che me la racconti da sobrio"
Sperò che questa scusa potesse bastare, ma sapeva che Vincenzo avrebbe rifiutato.
:"Da sobrio non te la racconterò mai"
Appunto, come immaginava.
Nel frattempo Vincenzo spense la sigaretta ormai consumata e ne accese un'altra.

:"E se te ne pentissi?"
Provò ancora.
:"Non me ne pentirò"
Rispose velocemente aspirando il primo tiro.

Luna si arrese: se il momento giusto era adesso, sarebbe stato adesso.
Lui tirò un sospiro e iniziò.
:"Come sai mi sono trasferito qui in terza superiore, perché per entrare all'accademia dove sono adesso dovevo frequentare il coreutico qua. Avevo preso un posto letto in affitto e condividevo la casa con Daniele. Il primo mese era stato un inferno: piangevo tutte le notti, mi sentivo solo e indifeso. Non mi importava che lui mi sentisse singhiozzare nel bel mezzo della notte, io avevo bisogno di sfogarmi."

Luna sentì un vuoto allucinante dentro di lei: le sembrava di rivedere se stessa, qualche mese fa, quando anche lei si era trasferita a Roma.

"Dopo il primo mese passato come due estranei, iniziammo a conoscerci e, dopo un po', diventò il mio migliore amico. Mi aiutava a non pensare alla mia famiglia lontana da me, per un periodo andò tutto bene.
Poi prendemmo una strada sbagliata.
Un giorno fumai il mio primo spinello ad un parchetto con alcuni nostri amici, per provare, non volevamo farlo diventare un vizio."

'Tipica frase di chi il vizio, lo fa diventare eccome' Pensò Luna che si rivedeva nelle sigarette e stava iniziando a preoccuparsi per il continuo della storia.

"Invece lo diventò.
Ed oltre a spaccarmi di canne dalla mattina alla sera, spacciavo.
Facevo un sacco di soldi e li usavo per pagarmi la scuola, così i miei non dovevano lavorare il doppio per me. Erano soldi sporchi, ma mi sentivo fiero di me.
Poi iniziarono i guai.
Iniziai a drogarmi sul serio, anche di altre sostanze e il mio corpo ne risentiva tantissimo. Non riuscivo più a ballare, erano ricominciati i pianti la notte, mi sentivo una nullità, uno schifo. Volevo smettere, lo volevo davvero e un giorno ne arrivò l'occasione."

Luna ormai tratteneva a stento le lacrime e nella sua testa immaginava un ragazzo di 16 anni che si ritrovava a combattere con una cosa più grande di lui.

"Un giorno, venne la polizia nella mia scuola con i cani anti-droga, perché si era sparsa la voce che io e Daniele spacciassimo.
Ci scoprirono.
Daniele era incazzato nero con me, non ne voleva più sapere dei nostri traffici e della nostra amicizia.
Così cambiò appartamento e mi abbandonò.
Lui si disintossicò in fretta, gli ci volle una settimana a casa e poi tornò a scuola.
A me no.
Sono finito in una rehab per un mese e mezzo non puoi neanche immaginare l'inferno che ho passato lì dentro. Ho provato ad evadere più volte e ho passato più di una settimana in isolamento. Ormai la solitudine era diventata la mia ombra.
Me la sono cercata è vero, ma non volevo arrivare a tanto: ero un caso disperato, neanche i medici riuscivano a riprendermi.
Poi alla mia psichiatra, nonché unica persona con cui parlassi lì dentro, venne un'idea.
Chiamo un'insegnante di danza che mi intranneva nella maggior parte delle ore.
E la cosa funzionò.
La danza mi ha salvato da quel posto orribile, mi ha fatto avere più autostima in me stesso, solo quando ballavo riuscivo a non pensare alla vita del cazzo che mi ero costruito.
Quando uscì da lì però, anche se fisicamente ero guarito, ero distrutto emotivamente, mi sentivo di nuovo solo e abbandonato, ero la pecora nera della mia famiglia.
Ammetto di aver pensato al suicidio più volte.
Poi incontrai Alice e sei mesi dopo te.
Alice mi salvò dalla solitudine e tu mi insegnasti ad essere felice. Nessuno c'era mai riuscito, solo tu. Mi hai preso per mano e mi hai fatto vedere il mondo come non l'avevo mai visto prima, mi hai insegnato ad amare, a vivere davvero."

Lacrime calde adesso scorrevano sul viso di Luna, e sconvolta, iniziò ad accarezzargli il viso con dolcezza.
Poi continuò.
:"Adesso hai capito perché ti ho lasciato e perché molte volte mi chiudevo in me stesso? Perché avevo paura che prima o poi sarei ricaduto in quei brutti giri e avevo paura di trascinare anche te, la persona più importante della mia vita"

Luna iniziò a piangere forte, a singhiozzare, non avrebbe mai creduto che dietro a Vincenzo si celasse tutto questo.
Si spostò mettendosi accanto a lui e poggiò la testa sulle sue gambe, piangendo sempre più forte. Vincenzo con un braccio teneva la sigaretta quasi finita, con l'altro la teneva stretta a sé e con la mano le accarezzava i capelli.
Appena spense la sigaretta l'abbracciò con entrambe le braccia e la strinse forte: questa era la prima volta dopo un mese che si abbracciavano così intensamente.

Dopo quasi un'ora passata così, Vincenzo disse.
:"Ti riaccompagno a casa?"
Lei annuì, allora si alzarono e lui circondò con il braccio le spalle di Luna. Così si incamminarono verso casa senza dire nulla, ma con un silenzio che parlava da sé.

Mentre tornavano a casa, Luna rifletteva sul fatto che, le persone che hanno sofferto di più sono anche le più brave a proteggere, forse per questo Vincenzo aveva sacrificato la felicità di entrambi per il bene di lei.
E aveva capito anche che nessuno si salva da solo, perché Vincenzo aveva bisogno di lei, così come lei aveva bisogno di lui.

Spazio autrice
Ei✨Questo è un capitolo molto forte dove spiego la storia di Vincenzo, ma cerco anche di dare un messaggio importante, ovvero quello di non mollare e di rialzarvi sempre quando toccate il fondo❤️
Ps. Ho messi degli spazi in più per provare a vedere se i capitoli vengono meglio esteticamente ahaha.

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