44-The workshop

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"Mi porto dentro tutto quanto
Le mie vittorie più dure,
le mie sconfitte più belle"
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Era strano.
In questo momento, Vincenzo pensava di star vivendo in un sogno, anzi in un incubo, dove tutto quello che stava succedendo non era reale. Magari tra poco si sarebbe svegliato nel suo comodo letto, avrebbe fatto colazione da Riki come se tutto questo non fosse stata anche colpa sua e infine sarebbe andato all'accademia, a provare e preparare le coreografie.
Invece era lì, in un angolino sperduto di un autogrill, con i pensieri pesanti come martelli e la voglia di isolarsi talmente tanto dal mondo da diventare invisibile.
L'avevano abbandonato tutti. Prima Luna, poi i suoi amici. Daniele era addirittura arrivato a sospettare che gli piacesse Alice. Vincenzo, in fondo, sperava che Daniele non lo pensasse davvero, che quella scenata fosse stata solo un modo per far riemergere i fantasmi del passato.  Il rancore sarebbe riuscito a perdonarlo, ma la mancanza di fiducia no.
Non sapeva cosa stessero facendo gli altri in questo momento, forse stavano parlando sul da farsi o forse stavano già pensando alla strada più veloce per tornare a casa. L'unica cosa certa in quel momento era il fatto che avrebbe continuato questo viaggio, con o senza di loro.

:"Ei"
Udì una voce debole alle sue spalle e appena si voltò, vide Alice, con un'espressione indecifrabile. Vincenzo si stava già preparando ad una possibile sgridata, quando disse.
:"Posso sedermi con te?"
Continuava ad avere la voce fioca e bassa, quasi come se, alzando la voce, potesse rompere l'atmosfera o far arrabbiare Vincenzo ancora di più.
Lui non rispose, ma le fece cenno di sedersi accanto a lui.
:"Sai, non ho mai pensato che ci stessi provando con me. Era solo una fantasia di Daniele"
Vincenzo ridacchiò sentendo questo.
:"Di Daniele e di tutti a parte te. Non prendiamoci in giro, ti prego"
Disse sprezzante, guardando dritto davanti a sé.
Alice sospirò.
:"Eh va bene. Hanno avuto un brutto pensiero e si sono sbagliati. Tutti meritano una seconda possibilità, no?"
:"Non è solo questo, Alice. Hanno perso fiducia in me, credono che io sia così disperato da spassarmela con la mia migliore amica e migliore amica della mia ragazza. Se non volete venire con me lo capisco, non siete obbligati."
Dopo aver detto questo, Vincenzo prese una pietra da terra e la scagliò lontano, con tutta l'energia che gli era rimasta. Alice guardò ogni suo singolo movimento con uno sguardo triste e con un forte senso di colpa. Asciugò rapidamente una lacrima e disse.
:"Eravamo tutti così stressati, il messaggio di David ci ha mandati in tilt, avevamo la costante paura di essere osservati e questo ha aggravato le cose. Perdonali, perdona anche me e se non vorrai pazienza. Però vogliamo venire con te perché oltre ad essere la tua ragazza, è anche la nostra amica"
Vincenzo si girò per la prima volta a guardarla e le sorrise. Nonostante volesse sembrare duro, in cuor suo li aveva già perdonati tutti, forse sarebbe riuscito a perdonare anche Daniele.
Alice ricambiò il sorriso.
:"Daniele vorrebbe parlarti. Non su questa cosa, ma sull'altra"
Disse infine, prima di alzarsi e allontanarsi da lui. Vincenzo aveva capito benissimo a cosa si riferiva Alice, ma non si sentiva ancora pronto ad affrontare quel discorso.

:"Alice ci sa proprio fare con le parole eh"
Senza rendersene conto, Daniele si era avvicinato e si era seduto accanto a lui.
:"Non quanto tu ci sai fare a pugni"
Rispose Vincenzo sprezzante, voltandosi verso di lui e indicando le ferite sul viso. Voleva farlo sentire in colpa, voleva farlo sentire proprio come lui si sentiva in questo momento.
:"So che sei arrabbiato e mi dispiace. Non pretendo che tu mi perdoni, non subito almeno."
Daniele guardava in basso, mortificato. Poi alzò lo sguardo verso Vincenzo e continuò.
:"Sono un coglione"
:"Puoi dirlo forte"
Esclamò Vincenzo facendo una smorfia. Quel suo atteggiamento da vittima lo infastidiva tantissimo, dovette reprimere il desiderio di scagliarsi contro di lui e picchiarlo di nuovo.
Daniele, invece, non disse nulla. Passarono alcuni minuti in silenzio, poi, ammise.
:"Sai, sapevo che prima o poi ne avremo parlato"
:"Di cosa, esattamente?"
Domandò ironico Vincenzo. Gli piaceva metterlo in difficoltà, era come una piccola vendetta.
:"Sai benissimo di cosa parlo, del periodo della droga. Sono stato un codardo ad andarmene e lasciarti solo e non ho paura di ammetterlo. E in più, oggi ho dubitato di te"
Daniele aveva la voce spezzata e Vincenzo per la prima volta si voltò verso di lui, più serio che mai. Il pensiero di perdonarlo che aveva fatto mentre parlava con Alice, era appena andato a farsi benedire. 
:"Posso farti una domanda?"
Disse semplicemente e Daniele annuì.
:"Quella di oggi era solo una fantasia o sotto c'è dell'altro?"
Vincenzo lo guardò bene negli occhi e Daniele sbiancò, come se fosse stato appena trovato con le mani nel sacco. Sospirò, consapevole che ormai la verità sarebbe venuta fuori.
:"Quel giorno, quando la polizia venne a scuola con i cani anti-droga e ci scoprì, ero molto arrabbiato. Non solo per tutta la situazione, ma anche con te. Continuavi a ripetermi che volevi smettere, che volevi tornare a ballare e che volevi farlo il più in fretta possibile. Il punto è che io pensavo avessi chiamato tu la polizia, Vincenzo. Se ti ho abbandonato è stato soprattutto per questo e da quel momento in poi non ho mai avuto completa fiducia in te. Sono stato uno stupido, me ne rendo conto solamente adesso e mi dispiace"
Vincenzo sentiva la testa scoppiare. Il suo migliore amico o almeno, quello che credeva fosse il suo migliore amico, lo aveva tradito in uno dei modi più brutti: aveva perso fiducia in lui. E la cosa più grave, era che questa cosa non sarebbe mai venuta a galla se Vincenzo non l'avesse messo alle strette. In un attimo, iniziò a sentirsi ribollire dalla rabbia, se prima era arrabbiato, ora era proprio irriconoscibile. Si alzò in piedi e iniziò ad urlare.
:"Sei un grandissimo pezzo di merda, Daniele. Non l'ho chiamata io la polizia quel giorno, volevo uscire da quella situazione ma non in quel modo! Ma sai qual è la cosa più grave? Che non me lo hai mai chiesto fino a quando non sono stato io a metterti alle strette, preferendo affogare nei tuoi dubbi e nella tua ignoranza"
Si allontanò da lui e si incamminò velocemente verso il pick-up, dove c'erano anche gli altri.
:"Volete venire a salvare Luna con me? Bene, salite che adesso ripartiamo. E chi non vuole può benissimo rimanere qui e chiamare un taxi per tornare a casa, perché io mi sono altamente rotto i coglioni"
Tutti si guardarono spaventati e interrogativi, ma si affrettarono a salire, raggiunti anche da Daniele che, a testa bassa, stava andando verso il posto del conducente.
:"Stavolta guido io"
Lo precedette Vincenzo con un ghigno e uno sguardo carico d'odio. Daniele non osò replicare e si sedette con gli altri.
Ripartì a tutta velocità e guardò la mappa accanto a lui: mancavano undici ore e finalmente sarebbero arrivati a destinazione, da Jace. Vincenzo aveva intenzione di farle tutte di fila, senza neanche fermarsi. Avrebbero fatto i turni per guidare e avrebbero dormito sul pick-up. Non aveva più voglia di perdere tempo, soprattutto dopo quel litigio. Era come se avesse sentito la terra tremare sotto di lui, una delle sue certezze, ovvero l'amicizia con Daniele, era andata in frantumi. Non sapeva se sarebbe riuscito mai a perdonarlo, e al momento gli andava bene così.

Le ore passavano e la stanchezza si faceva sentire. Avevano percorso quasi quattro ore, fra pause e due cambio turni, ma Vincenzo non si dava per vinto, prima sarebbero arrivati e prima avrebbero sistemato tutto.
Le ore ormai, andavano via come il vento, soprattutto mentre guidava. Mancavano altre sette ore da percorrere e si era fatto buio. Vincenzo aveva iniziato a parlare di nuovo con tutti, tranne con Daniele, e mano a mano, il litigio accaduto ore prima sembrava sbiadito nel tempo. Quella notte dormirono poco e niente, fra i cambi turno, i sedili scomodi e l'ansia, a Vincenzo sembrava non finire più.
Durante la notte avevano percorso sei ore e adesso erano le quattro del mattino. Mancava la fatidica ultima ora, quella più lunga, più noiosa, proprio perché l'unica rimasta. Strano come, quando sei così vicino ad un obbiettivo, in realtà ti sembra di essere lontano anni luce.
Vincenzo fu l'ultimo a guidare e, quando arrivarono finalmente a Blanes rimase sbalordito. Si chiese se Riki avesse sbagliato posizione, continuò a guardare la mappa più volte e alla fine si arrese. Il luogo giusto sembrava proprio quella vecchia officina davanti a sé.

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