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___________________________New York Giovedì 15 Luglio 2010

-Il signor Black è atterrato pochi minuti fa a Gatwick John e si dirigerà all'ospedale St Thomas per far visita ai malati. Dalle immagini possiamo...- spensi la TV distrattamente, non avevo voglia di ascoltare storie che parlassero di quell'uomo, non mi era mai piaciuto, sapevo che c'era qualcosa di ambiguo in lui, i giornali non mentivano, non mentivano mai, anzi, riuscivano a mostrare sempre le persone per ciò che erano.

-Non vuoi vedere altro Lindsay?- mi disse Carter sorridendo, alzai le spalle e feci di no con la testa, non mi interessava la vita di quell'uomo, né l'alone di misteri che celava dietro la sua carriera e il suo egocentrismo, si parlava di molestie sulla sua cuoca e più tardi anche sulla figlia adolescente, c'era aperta un'inchiesta al riguardo e non si parlava alto in America e nel mondo.

Carter sorrise compiaciuto per la mia risposta, è sempre stato un uomo alquanto freddo, mai un abbraccio, mai un ti voglio bene sussurrato, solo lavoro e obbiettivi, "non diventi nessuno se sei una persona ricca di sentimentalismi Lindsay, ricordalo sempre, sei una Cooper e come tale esigo che tu segua le mie orme e per fare ciò devi privarti di molto per guadagnare altrettanto" mi disse quando avevo solo sei anni, allora non capii che le sue parole di profonde privazioni raccontassero di anaffettività, del doveroso privarsi dell'infanzia per entrare nel mondo degli adulti, di duro lavoro e privazioni.

Ma io lo avevo fatto, avevo seguito le sue orme ed ero finita a lavorare nel suo giornale, dopo uno stage andato perfettamente al New York Times, avevo studiato duramente, a sette anni partecipai a concorsi di letteratura e scrittura, non trascorsi le giornate a giocare con i miei coetanei, non partecipai mai ad una festa di compleanno dei miei coetanei, non ricevetti mai regali per compleanni e Natale che non fossero libri, e non si trattava di libri per bambini, ma mattoni di narrativa in cui spesso l'uso del dizionario mi portava a finire un libro dopo mesi e mesi, ascoltai le sue parole e quelle dei miei fratelli che avevano le stesse ambizioni ma in settori differenti.

-Ok, ora ti dico due cose che non ti piaceranno... la prima è che Black ha richiesto i cv dei migliori giornalisti del paese, l'evento sarà il più grande di tutti i tempi e la cosa più eccitante è che chi verrà scelto...- la mia espressione dovette parlare per me perché si fermò ad osservarmi attentamente -beh, vivrà tre mesi nella casa di quello scombussolato per un'intervista senza eguali, il giornale farà uscire degli articoli a puntate, le statistiche confermano che potrebbe incrementare il giornale del 300%- alzai gli occhi al cielo, il 300% non era male, anzi, avrebbe fatto guadagnare fama e prestigio a mio padre e ovviamente al giornalista scelto -quello che vogliamo tutti mia cara Linds, è che la persona scelta sia professionale, piena di stimoli e di voglia di fare, e che non si faccia scrupoli nel dichiarare una verità scomoda e se servirà pompare un po' la storia...-

-Mentendo?- sorrise ancora, mi dava sui nervi con i suoi discorsi -papà- trasalì a quella parola -Carter... non andare oltre, ho capito quello che vuoi dirmi... quindi chi vuoi che avviso per la partenza?-

Mi spiegò che la persona di cui stava parlando ero io, senza dirmi niente aveva mandato il mio curriculum, ero passata alla prima selezione, la seconda si sarebbe svolta in un salotto di New York dove avremmo incontrato Black in persona, un colloquio a tutti gli effetti, la data era per il sabato stesso mi sarei giocata un posto prestigioso per la mia carriera, un'occasione unica per dimostrare le mie capacità la tanta fatica di anni passati a cercare di diventare la migliore.

Era deciso, avrei cercato di far colpo su Black nonostante ciò che avevo letto sui giornali.


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