51.

22 0 0
                                    

Entrammo nel salone principale di un hotel lussuoso di New York dove molte persone avevano già fatto conoscenza e parlavano dei loro svariati interessi nell'ambito musicale e non, riconobbi molte star tra la folla e il mio cuore era diviso in due.

Da una parte speravo di vedere spiccare Michael tra la folla, per scoprire quale reazione avrei avuto nel vederlo, ma dall'altra sapevo che sarebbe stato doloroso e il dolore non porta mai a cose buone. Ero riuscita a trovare la vecchia me nei meandri del mio cuore, emotivamente ero stabile o forse l'alcool che accompagnava le mie serate mi aveva aiutata ad inebetire tutti i miei sensi senza rendermi conto che gli effetti che portava con sé erano solamente una parvenza di benessere mentale, mi stordiva e mi andava bene così.

-Se tutto va bene- Dave mi strinse la mano parlandomi per la prima volta dopo settimane -avrò l'esclusiva sull'intervista della Swift per l'uscita del suo nuovo album. Sorridi avanti- mi strinse la mano fino a farmi male -e dovrai mangiare stasera- certo, mangiare, era un'enorme sacrificio per me, il mio stomaco non voleva saperne di cibo ed ero ancora nauseata a causa dell'aborto che si faceva sentire nei momenti più disparati. Lasciai Dave alle sue donne ammirate per la ricrescita dei suoi capelli e che volevano sapere come stava e gironzolai per il salone osservandone la bellezza.

Quadri e lampadari di cristallo caratterizzavano la sala, uno in particolare colse la mia attenzione, sembrava la copia perfetta di quella al colloquio con Black, cercai di non pensare a lui e mi concentrai sulle persone intorno a me, erano euforiche e non ne capii il motivo.

Sentii delle urla eccitate e quando mi girai vidi una folla intorno a qualcuno, non ci feci caso, presi un cosmopolitan e mi diressi verso un divanetto poco lontano da Dave che non prestò minimamente attenzione a ciò che stava succedendo alle sue spalle, era troppo assorto nei suoi racconti. Mi sedetti e lo bevvi d'un sorso, chiamai il cameriere per ordinarne un altro e un altro e un altro. Non pensare. Ripetevo questa nenia, spesso, fin troppe volte al giorno, come se avessi paura che il mio cervello mandasse un imput che mi avrebbe fatta crollare. Come a domino, la cui ultima pedina semal posizionata fa partire il tutto e butta giù le altre e senza che te ne rendi conto il lavoro di tempo viene distrutto da quel secondo in cui sbagli a collocarla. L'alcool mi aiutava molto in questo, offuscava la mente e teneva a bada il cuore. Vidi Black intorno alla folla mentre stringeva mani e abbracciava corpi, sorridente, perfetto nel suo completo da sera, teneva la mano di Marie salda come per dirle "stammi vicino, ho bisogno di te", portava gli occhiali da sole, tipico di Black.

Uno sbuffo al cuore mi fece capire che non avevo mai chiuso quel capitolo, non ci voleva un genio per immaginarlo, ma averlo davanti lì in quel momento suscitò in me emozioni forti, come al primo giorno. Ringraziai il cielo di non aver mai detto a mio padre della sua vitiligine, lo avrebbe distrutto ancor più di come lo pseudo articolo macchinato da Carter, aveva fatto. Lo osservai stringere mani e ricambiare calorosi abbracci finché si voltò lentamente a un certo punto e guardò verso di me, non distolsi lo sguardo, sapevo che mi stava osservando da dietro i suoi occhiali a specchio, la sua espressione sorridente e dolce mutò e si rabbuiò improvvisamente. Bevvi ancora un sorso del mio cocktail e mi voltai quando non riuscii più a sostenere quella visione, andai verso il bar e ordinai un altro cosmopolitan. Il cuore batteva all'impazzata e mi tremavano le mani, il barista si voltò e nel vedermi alzò gli occhi scocciato.

-Non crede di esagerare- chiese sfrontato, sembrava che la mia presenza lo infastidisse.

-Non credi che dovresti svolgere il tuo lavoro?- sorrisi divertita per la sua reazione contrariata.

Rimasi accoccolata tra le braccia dell'alcool al bancone nonostante il barista non avesse un debole per me, ma solo lì mi sentii al sicuro, lontana da sguardi interrogatori e artisti che mi avevano spezzato il cuore, rimasi lì a lungo finché Dave mi raggiunse per dirmi che dovevamo andare a tavola.

Parlami di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora