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-Mi scusi, ha per caso una sigaretta?- chiesi a un uomo girato di spalle.

-Certamente- era Jimmy Fallon del Tonight Show, mi guardò sorpreso come se si fosse aspettato davanti a sé qualunque persona, tranne me, gli sorrisi mentre mi porse una chesterfield.

-Sbaglio o sei Lindsay Cooper- mi osservò incuriosito e sorridendo non era una domanda, sapeva bene chi fossi, mi aiutò ad accendere la sigaretta e rimase ad osservarmi aspettando una risposta.

-Purtroppo non si sbaglia- gli sorrisi aspirando, rimasi con lui a parlare del più e del meno, sentivo la tensione crescere e aspettavo il momento in cui mi avrebbe posto la fatidica domanda, non lo fece in modo brusco o maleducato, era solo curioso e voleva placare la sua fame di conoscenza, intuii che non c'era uno scopo dietro al suo interesse e questo mi rassicurò e mi fece essere sincera.

-Quell'articolo le ha rovinato la vita. Non è così?- lo guardai e fù lì che un'idea malsana mi piombò nella mente, un lampo di genio come quando nei cartoni sopra alla testa del protagonista spunta fuori una lamoadina che si illumina, per me fu così o è così che mi immaginai in quel momento ma non dissi nulla, prima avrei dovuto rispondere alla domanda.

-Quando hai una famiglia come la mia alle spalle non è un articolo che ti rovina la vita, ma il contorno che ti circonda. Però lei potrebbe aiutarmi in questo...- mi guardò stranito e incuriosito al contempo, gli spiegai in poche parole cosa avevo in mente e sembrò propenso ad aiutarmi, anzi, ne fù talmente entusiasta che sperai che lo sarebbero state anche le altre persone, lui in primis. Ci scambiammo i numeri con la promessa che mi sarei fatta sentire e mi lasciò lì inerme con il cuore che batteva all'impazzata e la sublime visione della realizzazione del mio progetto.

Quando tornai dentro sbattei contro qualcosa o qualcuno, il suo profumo inconfondibile inebriò i miei sensi mentre le sue mani mi tennero per le spalle sorreggendomi, mi guardò allontanandomi dal suo corpo, mi sentii di nuovo ubriaca.

-Mio Dio Cooper sei un tornado- alzai lo sguardo per osservarlo, era forse ubriaco? Mi tornarono alla mente le parole di Marie dove mi disse quanto Michael mi odiasse o ce l'avesse con me, invece ora era lì davanti a me, sereno. Rimase in silenzio respirando profondamente finché mi sorrise dolcemente -mi sembra che tu stia bevendo un po' troppo e mangiando poco- mi guardò dall'alto al basso -dimmi ti tratta bene?- chiese spostando il ciuffo di capelli che mi copriva il volto -Dio Lindsay, come ti sei ridotta? Stai bene?- tolsi la sua mano dal mio viso.

-Devo dedurre che tu sia preoccupato per me Black?- lo guardai ridendo, le sue mani allentarono la presa e accarezzarono le mie braccia prima di tornare lungo i suoi fianchi provocandomi brividi impercettibili, chiusi gli occhi cercando di tornare in me. Aveva davvero un buon profumo ed era davvero bellissimo ma non potevo permettere ai sentimenti che avevo sepolto in fondo al cuore di riaffiorare, soprattutto non avendolo davanti a me.

-Mi è sempre importato di te...- sorrise tristemente -non volevo che le mie guardie spifferassero a Frank dei medicinali, ha usato questa storia per difendermi, lo ha fatto solo per tutelarmi capisci... non ha pensato alle conseguenze- cercò di scusare quella sorta di orco con i baffi e il sigaro e fu lì che le parole mi uscirono senza alcun freno e la rabbia pervase il mio corpo talmente velocemente, che dovetti respirare per non mangiarmi le parole e far arrivare il concetto chiaro e conciso.

-Oh non ha pensato alle conseguenze dici? Quindi mi stai dicendo che Frank e mio padre non si sono mai sentiti. Che Frank non mi ha mai minacciata di lasciarti stare e abbandonare l'intervista perché per te non ero che una distrazione, la strega cattiva della storia, la distrazione e la figura che ti impediva di stare con Marie, come se ti avessi stregato, perché le cose non si fanno in due... Non ha registrato le mie chiamate, ah no scusa, quello è stato mio padre ovviamente, lui non poteva non c'entrare in tutto questo. Ma sì Black, continua a vivere nel mondo delle favole... Frank non ha mai pensato alle conseguenze- mi voltai livida in viso, dovevo andarmene o non sarei riuscita a frenarmi ma sentii la sua mano stringere il mio braccio e quando mi voltai Michael si era tolto gli occhiali e mi stava osservando triste.

-A prescindere da quello che è successo tra noi, dal tuo odio e rancore che spero lascerai alle spalle... dopotutto- si schiarì la voce nervoso -mi dispiace tanto per il vostro bambino, per Jeremy e per il lavoro, mi dispiace davvero- mi strinse a sé, il vostro bambino? Vostro? Nostro. Lo allontanai bruscamente guardandolo terrorizzata, Marie aveva ragione, Michael aveva creduto che il bambino fosse mio e di David pur sapendo tutto su di me e questo mi ferì molto.

-Vostro? Dio Mike- alzai il tono di voce più di quanto volessi, alcuni curiosi tra la gente si voltarono per osservarci -sai benissimo che io e David non abbiamo mai avuto rapporti- dissi abbassando la voce, mi guardò sorpreso e ci volle un po' perché metabolizzasse le mie parole e colse il messaggio che gli stavo mandando.

-Stai insinuando che... il bambino...-

-Hai preferito credere a Frank senza darmi modo di poterti spiegare... avrei voluto parlarti quel giorno arrivati nella casa al mare ma tu non mi hai dato modo di farlo, con questo non voglio scusare le mie intenzioni iniziali ma l'intento era mutato nel tempo, e tu non mi hai nemmeno dato modo di...- non mi stava ascoltando, iniziò a tremare e il suo sguardo vuoto mi fece desistere dal dargli spiegazioni -Se avessi saputo di essere incinta non avrei permesso a nessuno di farmi del male- Black era davanti a me, imperscrutabile di nuovo dietro i suoi occhiali a specchio mentre le parole mi uscirono di getto e senza pensare, mi sentii nauseata, dovevo allontanarmi il macignoche avevo sepolto iniziava a farsi sentire.

-Ma eccoli qui, di nuovo riuniti. Romeo e Giulietta- sentii la sua voce in lontananza ma pregai di sbagliarmi -buonasera Black. Lieto di vedere che stai bene- disse David avvicinandosi a noi pericolosamente, mi cinse un braccio intorno alla vita, come per mostrare il potere che esercitava su di me.

-David- disse Michael con un filo di voce.

-Te lo ha detto? Ti ha detto di vostro figlio eh? Condoglianze vivissime- disse Dave fingendo dispiacere -e complimenti per essere riuscito a portarti la dolce Lindsay Cooper a letto, poi mi spiegherai come hai fatto visto che io non ho mai avuto l'onore, sarà perché gli piacciono abbronzati- sorrise maligno, Michael strinse il pugno e per un secondo, nella mia mente, vissi la scena dei due pronti ad uno scontro.

-Dave non ti fa onore ciò che stai dicendo. Pensa all'articolo e va dentro, in quanto a te Black, forse è meglio se ci lasci soli- dissi mettendomi tra i due, la gente iniziava a radunarsi intorno a loro per osservare la scena -in quanto a me, ho chiamato un taxi Dave, ti dispiace? Non mi sento tanto bene-

-Penso che non faccia la differenza se ci sei o no, visto che in ogni caso è come se fossi altrove. Tanto alla fine sarò io quello che sposerai. Buonanotte Cooper- mi diede un bacio a stampo guardando Black, mi sentii mortificata e volevo scappare da tutto quel casino che avevo creato.

Rimasi sola con Michael che tremava quando vidi Marie avvicinarsi a noi pronta a dividerci, gli sfiorò la mano e mi sorrise in modo finto cercando di attirare l'attenzione di Michael per portarlo via con sé.

-Io devo andare, buona notte- dissi voltandomi, quando sentii una mano delicata sfiorare la mia, mi voltai appena per osservare un'ultima volta il mio riflesso in quegli occhiali a specchio.

-Mi... mi dispiace Cooper- la voce gli si spezzò in quella frase, gli sorrisi e mi voltai per andarmene da quel circo.

Tornai a casa nel più completo silenzio, mi sentii vuota e inerme, non dovevo permettere a nessuno di abbattermi, dovevo solamente prendere un sonnifero e andare a dormire e tutto si sarebbe sistemato e fu quello che feci.

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