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-Puoi chiedere a qualcuno dei tuoi di comprare un biglietto di sola andata per New York per favore?- entrai nello studio di Michael senza nemmeno bussare, Marie era seduta sulla sua scrivania, non si girò per salutarmi, mi ignorò completamente mentre lui seduto sulla poltrona mi stava osservando con molta attenzione.

-Ciao Linds... oh... sei tornata a vestirti da donna in carriera- mi guardò da capo a piedi.

-Beh sì, è quello che sono- risposi fredda appoggiando la mia carta di credito sulla scrivania.

-Torni a New York? Non è per te il biglietto giusto?- mi chiese.

-No, per Erika, deve andare da Jeremy. Ad ogni modo- mi voltai dandogli le spalle -ci vediamo dopo pranzo per continuare l'intervista- uscii dalla stanza e mi diressi verso la cucina, Penny era molto indaffarata, mi sedetti su uno sgabello e la osservai correre in ogni dove saltellando di tanto in tanto finché si accorse della mia presenza.

-Oh madonna Lindsay mi hai spaventata- disse toccandosi il cuore -che ci fai qui-

-Posso darti una mano?- la guardai divertita.

-È una domanda trabocchetto?- mi chiese, feci di no con la testa.

-Devo tenere la mente occupata- dissi, mi passò delle carote da pelare, aiutai Penny tutta la mattinata -perché sei così agitata?- chiesi a Penny. Mi spiegò che quella sera le due famiglie dei futuri sposi si sarebbero riunite per discutere del matrimonio, Frank compreso, oramai mancava poco tempo immaginai. Frank aveva anticipato il tutto senza dar spiegazione a nessuno ma sembrava che le due famiglie fossero d'accordo e che questo matrimonio fosse ancor più urgente di quello Royal-Cooper.

-Non sei stata un buco sulla cinghia di Michael Lindsay, questo te lo posso assicurare. Non lo vedevo così felice da anni- mi spiegò -ma tutto ciò che gira intorno ad una star non sempre viene a galla e non sei stata l'unica.- alzai gli occhi ferita, un po' per egoismo, un po' perché Frank non mentiva -Si chiamava Jenny era la costumista del tour di Michael nel 2010, si innamorarono, si frequentarono per qualche tempo finché lo venne a sapere quel zoticone di Frank, la ragazza si trasferì in Florida dall'oggi al domani lasciando Michael col cuore spezzato. Non seppe mai la verità sul perché fosse sparita ma io la sento ancora ogni tanto, si è sposata con la consapevolezza di aver dovuto rinunciare all'amore della sua vita. Ho pregato perché non vi avvicinaste, ma Michael mi parlò di te sin dal vostro primo incontro con quella luce negli occhi. Chi lo conosce da tempo sa quando Michael si innamora di un qualcosa o qualcuno, glielo si legge in volto.-

-Non siamo innamorati Penny. Ci siamo solo divertiti- risposi fingendomi distaccata, ora sapevo che niente era dato alla casualità, che Jeremy mi era stato portato via per l'errore di aver amato un uomo che non si poteva neanche lontanamente pensare di amare senza il consenso del suo entourage o forse non era così, forse non era solo colpa mia e del mio essere così diversa dalla mia famiglia.

Mi ero fatta convincere di esserlo per lo meno ed ora non riuscivo più a tornare indietro, stavo cercando disperatamente quella Lindsay ma era difficile farla tornare.

A pranzo non scesi, mi rinchiusi in biblioteca a leggere, Michael venne a cercarmi nel primo pomeriggio.

-Erika mi ha detto di Jeremy- si sedette sulla poltrona vicino alla mia, mi strinse la mano -mi spiace, se ne vuoi parlare...- tolsi la mano e gli sorrisi debolmente.

-Non c'è nulla da dire, sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe conosciuto suo padre- chiusi il libro e lo riposi al suo posto, Michael rimase fermo sul divano a contemplarmi, probabilmente capì che necessitavo di stare tranquilla e non disse nulla -sei pronto per continuare l'intervista?-

-Come vuoi. Potremmo farlo qui- disse invitandomi a sedermi vicino a lui -stai mangiando Lindsay?- mi guardò con aria grave.

-Sono sempre affamata- mentii sorridendogli.

-Un'altra bugia nel giro di due minuti- guardò l'orologio, il suo sguardo ricadde nuovamente su di me -non sarà per via dei giornali, di ciò che ho detto- risi di gusto ne sembrò sconcertato, quello forse era l'ultimo dei miei problemi di quei giorni.

-No Michael, sta tranquillo, non sono ancora andata nel panico per il tuo matrimonio. So che stasera verranno i vostri famigliari per festeggiare- cercò di scrutare una reazione nelle mie parole che non ebbe, ricercai la Lindsay iniziale, quella fredda e distaccata, la sua vicinanza e parole mi aiutarono a riscoprirla, ero tornata a gestire al meglio i miei sentimenti, incredibile quanto tempo ci voglia per cambiare e quanto poco per tornare sui propri passi.

Continuammo l'intervista ripartendo dai suoi successi, dalle grandi soddisfazioni dovute ai suoi album di platino, due d'oro, alle sue più grandi ispirazioni, tra cui Michael Jackson, Charlie Chaplin, James Brown, Mozart, ma anche artisti rock tra cui gli Stones, i Beatles, gli Ac Dc, aveva una grande cultura musicale, sia in campo pop, rock, r n b e classico. Ascoltava di tutto, non si precludeva nulla e ogni giorno i suoi sottoposti portavano centinaia di cd provenienti da tutto il mondo e rigorosamente primi in classifica per fargli ascoltare il sound del momento, prenderne ispirazione e ricominciare a creare. Il suo album sarebbe uscito a fine intervista, tra un articolo e l'altro e il tour probabilmente dopo il matrimonio.

Verso le 18 Marie fece irruzione nella stanza timorosa, non mi guardò nemmeno, chiese l'attenzione di Michael, era ora di prepararsi, lui guardò l'orologio e si congedò dandomi appuntamento il giorno dopo alla stessa ora.

Quella sera Penny mi portò la cena che non toccai, presi la fialetta contenente i tranquillanti di David e presi l'ultima pastiglia che la fiala conteneva, corsi fuori all'aria aperta, portando con me il vassoio colmo di cibarie varie e lo portai nella casetta dei bodyguard.

Quando John mi vide alla porta si sorprese, mi invitò ad entrare, stavano cenando anche loro.

-Un piccolo pensiero da Penny- appoggiai il vassoio contenente una buona porzione di lasagne e tre hamburger con verdura.

-Grazie, è strano- disse Adam osservandomi -solitamente ci cuciniamo da soli la cena, tu hai mangiato Lindsay? Vuoi mangiare con noi?-

-Già fatto grazie- risposi con calma -sono qui principalmente per chiedervi un favore- tirai fuori la fialetta vuota dalla tasca e la appoggiai lentamente sul tavolo -ho bisogno di queste, riuscireste a procuramele?- li implorai con lo sguardo.

-Cosa sono?- John la prese in mano leggendo l'etichetta.

-Ti ha chiesto Michael di farlo?- mi guardò Adam con aria ferita.

-No. Perché avrebbe dovuto?- li guardai senza comprendere il motivo di tanto sconcerto.

-Sei sicura che siano per te?- chiese John guardandomi negli occhi.

-Sì- risposi con fermezza -di chi altri se no-

-A cosa ti servono?- chiese Adam nervoso, c'era qualcosa di strano, una strana sensazione nell'aria che non colsi minimamente.

-Ehm... sto passando un periodo difficile ragazzi. Vi prego, non fate domande- John mi alzò il viso con un dito per guardarmi negli occhi.

-Piccola, sai che puoi contare su di noi. Per qualunque cosa, sei consapevole degli effetti collaterali di questi medicinali? Te li procureremo se mi farai una promessa- mi chiese di non prenderli più non appena fosse finita la boccetta, che non c'era da scherzare con quei medicinali sembrava realmente preoccupato, mi ritrovai tra le sue braccia in un caldo abbraccio, mentre John mi spiegò di quanto si fosse affezionato a me e Jeremy e che non voleva entrassi dentro un vortice di dipendenza. Chiesi loro di mantenere il segreto, quando uscii dalla casa percepii un groppo alla gola, le lacrime cercarono di uscire senza che ci riuscissi realmente, guardai la casa illuminata mentre le ombre sulle finestre e le risate mi fecero capire che i parenti dovessero essere arrivati. Osservai il bivio che avevo davanti e decisi di intraprendere la strada più facile, quella del disinteresse e del torpore, percorsi lentamente il vialetto e aprii il portone richiudendomelo alle spalle, sospirai e mi sentii meglio, non sarei crollata, non quel giorno almeno.

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