35.

23 0 0
                                    


Dopo pranzo tornammo a lavorare, Michael mi diede dei suoi vestiti per non sporcare o rompere i miei così passai la giornata col suo profumo addosso, è assurdo pensare quanto e come una singola persona possa cambiarci la vita senza nemmeno rendersene conto, senza riuscire a fermarsi prima che sia troppo tardi. Continuammo a smantellare i mobili, era un lavoro pesante eppure a nessuno dei due interessava sporcarsi le mani, Black avrebbe potuto semplicemente dare disposizioni di come voleva la casa e far fare il lavoro sporco ai suoi collaboratori ma non lo fece anzi, sembrava felice di stare in mezzo alla polvere a smontare mobili e raggrupparli in cortile, ci divertimmo molto nel svolgere quel compito.

-Devono aver posizionato prima i mobili e poi averle costruito le mura attorno- disse quando non riuscimmo a trasportare fuori un piccolo tavolino da salotto, scoppiammo a ridere nel farlo perché in qualunque modo lo posizionavamo non riuscivamo a farlo uscire, come l'armadio in camera e l'enorme divano che dovemmo distruggere.

-E se pensi che quel letto era del proprietario allora...- dissi tra i singhiozzi osservando un minuscolo letto a baldacchino in camera da letto, l'uomo che ci aveva dormito per così tanto tempo non doveva essere più alto di un metro e quaranta, ma ciò che ci fece ridere non era la sua statura, ma con quale forza e dedizione si era adoperato per costruire uno ad uno i mobili, le porte erano davvero troppo piccole e strette per farceli passare.

Dovetti trovare le forze per eguagliare tanto impegno nel cercare di smontare ogni mobile, pezzo per pezzo, non fu facile, ma Michael allentò la fatica con il suo buon umore, risi di gusto di ogni sua battuta o allusione, quell'uomo sapeva essere davvero divertente, ed il suo fascino implicava un grande punto a suo favore.

Quando tornammo il giorno seguente fu ancora più divertente, Michael mi aveva prestato una salopette in jeans di Lisa perché diceva che i suoi vestiti mi sformavano e in questo caso, continuava ad insinuare che sembravo una scolaretta prendendosi gioco di me, anche per via delle mie trecce.

-Pippi... Guarda qui- indicò un barattolo abbastanza consistente sotto di sé con due pennelli.

-Abbiamo il rosa carne, il rosa antico, il giallo canarino e...-

-Il rosso fuoco- mi voltai spaventandomi, Adam e John entrarono nella casetta con enormi recipienti che posarono vicino a me.

-Oggi dipingiamo?- domandai rimboccandomi le maniche.

-Dipingere addirittura? Credi di essere così brava Pocahontas?- rise John facendo l'occhiolino ai due.

-Per sua informazione ho frequentato i migliori corsi di pittura al college- di nascosto da mio padre, pensai orgogliosa.

-Non sarà mica la scuola di fame?- i tre scoppiarono a ridere divertiti mentre cercavo disperatamente di aprire uno dei barattoli di vernice e quando finalmente i tre notarono le mie difficoltà nel farlo qualcuno si fece avanti per darmi una mano.

-Aspetti, l'aiuto- disse Adam avvicinandosi a me -a parte gli scherzi... Sta molto bene con le trecce- arrossii violentemente -e... e anche vestita in modo informale sia chiaro-

-Grazie- mi sorrise.

-Ehm ehm forse è il caso di iniziare a lavorare- disse Michael osservandoci a braccia conserte.

-Noi andiamo... se serve qualcosa chiamami pure Mike- disse John notando il suo sguardo e tirando un'occhiataccia ad Adam che si limitò ad alzare le spalle.

-Lo farò-

-Ciao Lindsay- mi salutò Adam con un cenno di mano.

-Ciao- dissi in un sussurro, quando alzai lo sguardo quello di Michael era cambiato, sembrava essersi innervosito per qualcosa che non compresi finché non proferì parola, dopo una buona mezz'ora di lavoro.

Parlami di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora