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Il giorno dopo quando mi svegliai sentii delle urla provenire dal salone, mi cambiai e scesi le scale, erano urla e risate di donne euforiche, mi sporsi senza farmi vedere per osservare la scena, Marie stava provando dei vestiti da sposa, immaginai, sentii il nome di Giorgio Armani, probabilmente stava presenziando per consigliare la giovane plurimilionaria sposa.

Tornai in camera mia e iniziai a scrivere qualche riga del primo articolo:

E se fosse stato solo un modo per farmi credere che era una persona buona? Cercai di liberarmi di quel pensiero così stupido e mi concentrai sulle patole.

"Sono entrata dentro un mondo che già conoscevo da bambina ma che crescendo avevo accantonato. Wanderlust è l'essenza di felicità, emozione e ricordi. Michael Black e Marie, la sua futura moglie mi hanno accolta come un'amica, mi hanno reso partecipe sin da subito alle loro attività quotidiane con i bambini, sono entrambe due persone meravigliose. Michael ha la grande capacità innata di farti innamorare della vita, elencandoti e descrivendone ogni minima sfumatura...." scrissi per più di un'ora senza mai rileggere l'articolo e lo mandai a mio padre per pubblicarlo, lo avrebbe messo a posto lui, mancava solo una settimana alla mia dipartita, eppure non mi sentivo più triste, sperai solamente che andasse tutto bene per la mia carriera, vita privata e per quella di... no, storsi il naso contrariata, sapevo cosa avrei preferito riguardo alla mia vita sentimentale, ma sapevo anche quanto il mio sogno più intimo fosse irrealizzabile.

Infatti quando un'ora più tardi ricevetti la chiamata di mio padre il mio sogno si infranse e ancor più le mie speranze, vennero annientate con una sola frase.

-Ti sei per caso rammollita?- mi tremavano le mani, era la prima volta che lo sentivo dopo quello che avevo scoperto -non ti avevo chiesto di scrivere un racconto per bambini. Gli accordi non erano questi Lindsay, tu sei una Cooper, questo articolo mieloso ostenta amore e gioia, non siamo qui a raccontar favole modificalo o lo farò io- urlò chiudendo la telefonata.

Aveva ragione, gli accordi prestabiliti non erano quelli di creare un articolo in cui descrivessi una persona magnifica, perché nemmeno io ci credevo, ma di tirar fuori il mio carattere da Cooper e scavare dentro profonde ferite e oscuri segreti che però, Michael non sembrava avere, o meglio, non ero disposta a condividere. Avevo optato per il buon senso, per il mantenere quel lato umano e sensibile che avevo riscoperto dopo anni e non potevo raccontare fatti così intimi di una persona, mio padre non aveva nemmeno idea del significato della parola "essere umano", lui si limitava ad esistere e concentrava tutta la sua esistenza per il solo piacere dell'annientare tutto quello che gli capitasse sotto il naso, non gli importava di nulla, lo avrebbe fatto a prescindere.

La ciliegina sulla torta di quella giornata infernale fu il ritorno inaspettato di Frank che si presentò davanti alla porta della mia camera, col suo sigaro spento e il suo sguardo sfrontato. Mi chiese come stavo in primis e se avevo sentito della notizia del matrimonio felice di Black, gli comunicai che ero estremamente felice per la loro unione e che avevo un aereo prenotato per la settimana dopo. Fu felice delle mie parole, concluse la breve riunione dicendomi che si aspettava degli articoli ben costruiti per elevare il suo pupillo.

-Ah Frank. Devo ringraziare te per Jeremy?- mi guardò stupito voltandosi e nascondendo un mezzo sorriso sotto i baffi.

-Non so di cosa tu stia parlando. Penso solo che certe scelte portano in strade pericolose, estremamente pericolose- si voltò lasciandomi sola e con una voglia sfrenata di tirargli un pugno in pieno viso.

Quella sera scrissi a mio padre per cercare di capire cosa si aspettasse da me, non ebbi nessuna risposta, ma Dave mi chiamò più volte ed io non ero pronta per sentire la sua voce, uscii nel vialetto per una passeggiata osservando da una panchina sotto il mio albero preferito la casa illuminata e le ombre scure della coppia felice abbracciarsi. Provai dolore, risentimento, invidia ed una forte pena per me stessa.

Meritavo di non provare amore? Meritavo quello che mi stava succedendo? Quello che mi era successo? Quelle furono le domande che mi passarono per la mente quella notte, senza riuscire a rispondere a nessuna di esse, addormentandomi sul tappeto di camera mia travolta dai miei dubbi e dalle lacrime, nell'oscurità del mio sconforto.

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