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-Ma chi è il tuo vero padre?- sperai in una risposta che non ricevetti, il suo no con la testa mi fece

capire di non volerne parlare, mi disse solo che era anche lui un cantante famoso e che aveva

famiglia e per rispetto nei suoi confronti non poteva dire nulla ma io volevo sapere di più e dovevo saperne di più, questo scoop mi avrebbe portato ad un livello superiore di intervista.

-Se si venisse a sapere di mio padre scoppierebbe una guerra. È per questo che il mio patrigno non ha mai avuto remore nei miei confronti. Io gli ricordo il tradimento di mia madre quando si lasciarono, per sei mesi, ognuno prese la sua strada e mia madre conobbe mio padre a un piano bar, non sapeva chi fosse perché si era camuffato per passare la serata indisturbato, ma quando si conobbero tutto fu chiaro, si frequentarono per un mese prima che il manager dell'artista li separò. Sai, capita che non abbiamo potere decisionale in questioni amorose- appoggiò la testa al bordo vasca, un'altra cosa in comune pensai, lo vidi rattristarsi, probabilmente il matrimonio con Marie non era completamente farina del suo sacco.

-Mi dispiace- gli accarezzai una spalla.

-Quando il mio patrigno chiese a mia madre di tornare con lei, aspettava me, accettò di crescermi, avevano già i miei fratelli e mia sorella, ma non la perdonò mai totalmente per avermi tenuto, per questo lei ha un occhio di riguardo nei miei confronti, perché sono il frutto dell'amore profondo che provò per quel cantante. Scoprii più tardi, in adolescenza di chi ero figlio, per via di una foto nascosta in cassaforte dentro un libro di Shakespeare. Mi piaceva frugare tra le cose di mia madre e non fu difficile trovare la combinazione, dentro al libro c'erano anche alcune lettere che si scrissero negli anni successivi in cui parlavano anche di me, mio padre non poteva riconoscere un figlio avuto al di fuori del matrimonio. Era molto credente e i suoi fan e la famiglia che aveva avuto dopo mia madre non lo avrebbe mai perdonato, così stetti in silenzio. Andai ai suoi concerti, lo seguii per tutta la nazione, passai un mese a seguirlo, finché non decisi di comprare i biglietti vip e conoscerlo. Ma quando gli fui davanti e potetti constatare quanto ci assomigliassimo, sembrò avermi riconosciuto e la sua reazione non fu delle migliori, non quella in cui speravo sicuramente. Così non l'ho più cercato e in fondo al cuore sto ancora aspettando il giorno in cui sia lui a venire a cercarmi pur consapevole del fatto che questa speranza potrebbe rimanere tale, una speranza. E questo è ciò che ho ereditato da lui, la sua malattia, il suo carattere, le sue condanne e poco altro ancora, non so se sono diventato un'artista grazie a lui, se ha messo una buona parola per me, ma so che ho sudato per arrivare dove sono arrivato- si sporse nuovamente per vomitare.

-Ma perché ti trucchi? Perché non ne parli semplicemente?-

-Perchè ho visto ciò che hanno fatto alle persone come me, quante persone con la vitiligine

oltre a Winnie Harlow conosci?- ci pensai su -anche mio padre deve farlo, non abbiamo altra scelta-

-Beh ci sarebbe...-

-Non dire quel nome perché sappiamo tutti com'è la sua storia e quanto lo abbiano distrutto. Non posso fare come lei, andare in giro come una mucca e sperare che mi vedano come un idolo, mi accantonerebbero, mi lascerebbero da parte- abbassò gli occhi triste, mi accorsi che Michael doveva essere una persona davvero sola, e nonostante le tre settimane trascorse insieme non conoscevo ancora abbastanza su di lui, mai come allora lo vidi fragile davanti ai miei occhi, completamente disarmato e senza parole adeguate per spiegare ciò che stava provando.

Ma il suo sguardo parlava per sé, il suo sguardo diceva più di mille parole -Harlem- suo padre adottivo a questo punto -non volle che la notizia si seppe e all'età di 18 anni dovetti truccarmi, iniziò tutto con le palpebre, pensò che mi stavo truccando per sembrare più glam, ma poi si espanse, guancia, mascella, orecchie, collo... tutto, disse indicando il viso, fino a tutto il resto, sarebbe più semplice coprire le chiazze nere, perché oramai è quasi questo il mio colore- lo indicò su un punto del suo braccio -ma lui mi fece vedere cosa sarebbe successo se lo avessi fatto e ci ripensai. Così ogni mattina mi faccio truccare da Lily, povera donna... ha assistito a questo scempio sin dall'inizio. Sono passati trent'anni da Michael Jackson e la sua battaglia, ma tu pensi che nel ventesimo secolo la gente sia pronta per un altro come noi? Dopo che lo stanno definendo ancora in ogni modo?- disse coprendosi il viso con le mani, un altro conato, gli tirai indietro i capelli per permettergli di rimettere, forse quello di Michael non era solo uno sfogo dovuto dall'alcool, ma da tutto quello che aveva subito negli anni -scusa- disse in un sussurro.

-Michael, io penso che a questo punto dovresti dirlo, hai 28 anni, sei più grande, più forte e il tuo

carattere è formato e pronto a ciò che potrebbero dire, i tuoi fan non ti abbandonerebbero per una cosa che non hai scelto, potrei scrivere io l'articolo... oddio, sembra che voglia approfittare della situazione ma credimi che non è così- cercai di scusarmi anche se la vecchia me non lo avrebbe fatto, non avrebbe chiesto il permesso, avrebbe scritto due righe, fatto una foto e via, ma sentivo di doverglielo e in fondo al cuore mi sentivo più disarmata io in quel momento che lui, mi stava cambiando e spaventando al tempo stesso e dovevo trovare il modo per tornare in me.


-Non lo so... ora non mi sento di darti una risposta ma ti prometto che ci penserò- vomitò ancora -perchè mi stai aiutando?- alzò il viso dal secchio per guardarmi negli occhi, mi morsi il labbro inferiore e sviai il suo sguardo -per pena? Perché ti senti in colpa?- sorrise.

-In colpa per cosa?- temetti si fosse ricordato della nottata trascorsa.

-Per avermi permesso di ridurmi così- sorrise, stava scherzando, lo aiutai ad alzarsi e mi girai per

permettergli di rivestirsi e lo feci sedere su una sedia, chiuse gli occhi respirando profondamente, prese un telecomando dal tavolino e accese il lettore cd, solo allora richiuse gli occhi e sorrise beato.

-Facciamo i sofisticati signor B?-

-La plus que lente, Claude Debussy, lo adoro- disse mentre gli fonavo i capelli -sto ripensando

al sogno- sorrise dolcemente -sembrava così reale-

-Abbassa la testa- dissi imbarazzata, anch'io ci stavo pensando, che fosse stato tutto un sogno?

Un bellissimo sogno dove, per la prima volta nella mia vita mi ero sentita amata e venerata da un

uomo fuori dal mondo?

Finii di riassestare Michael, gli feci portare la colazione in camera e lo lasciai solo, preparai la

valigia e alle tre in punto eravamo in limousine per tornare a Wanderlast, Michael aveva uno strano

sorrisetto sul volto e mi lanciava occhiate strane.

-Che c'è?- chiesi quando non ne potei più, si alzò e mi raggiunse a fatica chiedendo a Jeremy di

aprire uno sportello della limousine colmo di caramelle, ne fu entusiasta.

-Niente- mi scostò i capelli dal viso mettendoli dietro l'orecchio -è che ho letto il giornale... mi mostrò una foto sul cellulare, eravamo finiti in prima pagina, io e Black eravamo stati fotografati mentre scendevamo le scale per raggiungere John.

-Oh mio Dio. Ma non dovevano mettere Britney in prima pagina?- mi guardò senza capire -mio padre mi toglierà l'incarico- era ancora peggio di quello che pensavo, una serata poteva rovinare la mia carriera e l'intervista con Black, una serata e una notte passata con lui.

-Se non posso avere te non farò nulla- mi rassicurò -su questo devi starne certa-

-Non basterà per placarlo- mi coprii il viso con le mani, me le tolse e le accarezzò .

-Non devi preoccuparti... non dell'intervista almeno... perchè poi- frugò nella tasca -hai dimenticato queste sul mio letto- disse in un sussurro stringendo la mia mano e lasciandomi un qualcosa di soffice sopra, lo osservai imbarazzata, erano le mie collant, come avevo fatto a dimenticarle?

-Non è quel che sembra- dissi cercando di trovare una scusa plausibile ma lui non mi ascoltò e si

mise a parlare con Jeremy delle caramelle che possedeva e di quali erano migliori.



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