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Il mattino dopo mi alzai con un gran mal di testa, accesi il telefono e vi trovai dieci chiamate perse da un numero sconosciuto, non gli diedi peso, pensai fosse qualche compagnia telefonica che cercava di sponsorizzare qualche assurdo prodotto. Così mi vestii mentre osservavo dalla finestra del mio appartamento il sole sorgere su New York in quella fredda mattina di Dicembre, tutto era già stato addobbato in vista del Natale ma la mia casa, senza Jeremy, era solo un involucro vuoto, come me del resto. Cercai di non pensare alla sera prima, a quello che successe così decidetti di starmene tutta la mattinata davanti alla tv, Dave non era in camera, doveva aver dormito fuori pensai ma poco mi importava.

Accesi la tv, la cnn parlava della serata organizzata dalla Swift, sembrava che l'evento fosse andato bene, nessuno parlò di Black o di ciò che successe, i paparazzi si erano realmente concentrati su ciò che contava realmente.

-Ho ricevuto l'ingaggio- lo sentii dietro di me, mi baciò lievemente la testa -anche senza di te- si strinse nelle spalle e si sedette al mio fianco -esci Stacey, Lindsay non è una fidanzata gelosa- disse ossevandomi divertito mentre una bionda dalle gambe infinite uscì dal corridoio e mi guardò negli occhi con fare impacciato, quasi di scuse, come se la colpa fosse sua.

-Salve- disse in un sussurro aspettandosi una mia reazione di chissà quale genere.

-Ciao- le sorrisi e mi voltai verso la tv -se volete fare colazione il frigo è pieno- mi coprii con la coperta mentre il telefono cominciò a vibrare insistentemente.

-Chi è?- disse Dave raggiungendo la sua bionda e stringendola tra le braccia con forse, la speranza vana di farmi ingelosire, o forse la mia immaginazione da una parte lo sperava.

-Non ne ho idea... pubblicità- alzai le spalle e mi rinchiusi in camera, osservai attentamente il numero, che fosse una proposta di lavoro? Premetti il tasto verde sullo schermo e sospirando risposi.

-Pronto?- nessuna risposta -pronto?- ripetei spazientita, che fosse uno scherzo? Uno stupido scherzo di mio padre o peggio, di Marie? Ripetei nuovamente un pronto esasperato e quando decidetti di chiudere la chiamata finalmente sentii un sospiro -chi parla?-

-Ho bisogno di vederti. 90 Washington St stasera alle 5 pm- il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, chiusi la chiamata cercando di rilassarmi, avevo trattenuto il respiro fino ad allora e mi facevano male i polmoni, una strana sensazione si era impadronita del mio corpo, mi tremavano le mani, respira, non sentivo più le dita dei piedi, respira e tutto il mio corpo non rispondeva agli ordini che il mio cervello gli impartiva. Rimasi ferma contro quel muro per non so quanto tempo, finché credo sentii la voce di Dave vicina.

-Chi era quindi?- mi scosse per avere una risposta, lo guardai negli occhi e gli sorrisi debolmente, la mia espressione doveva avere colto la sua attenzione visto l'insistenza con cui voleva informazioni da me.

-Un colloquio di lavoro credo, mi hanno dato solo un indirizzo, per oggi pomeriggio- mi guardò sorpreso, come se non fosse possibile.

-Beh, ottimo. Io accompagno Stacey a fare shopping se non ti dispiace. Non so a che ora torno quindi non potrò accompagnarti. Ma hai a disposizione Bob il mio autista se vuoi-

-No grazie. Credo che farò due passi- rimasi ferma e impassibile, Dave non si accorse di nulla e fu una fortuna per me, potei rilassarmi prima dell'appuntamento, erano solo le 12.30 e mancava troppo tempo prima, i pensieri iniziarono ad affollare la mia mente senza che lo volessi realmente, senza che riuscissi a fermarli. Mi chiesi cosa potesse volere da me Michael, cosa potessi fare per lui e come avrei fatto a sostenere il suo sguardo, la sua vicinanza, il suo profumo...

Se sarei riuscita a rimanere impassibile davanti a lui, a non crollare come la sera prima e senza alcool sapevo sarebbe stata dura, uscii quel pomeriggio e mi avviai verso central park, mi sedetti sulla solita panchina e aspettai, lasciai scorrere il tempo mentre il parco si affollava di gente.

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