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-La ringrazio- so che il bambino non era previsto ma domani arriverà anche la sua tata, è tranquillo non darà fastidio- ma Bill mi rassicurò al riguardo dicendomi che sarebbe stato un piacere avere un piccolo ospite in più.

Il ranch era enorme, era qualcosa di disarmante, mi guardai intorno e non feci caso ai particolari, ai dettagli che lo caratterizzavano, mentre la casa in confronto era qualcosa di semplice e rustico, aveva un'enorme veranda davanti al portone d'ingresso con sedie e piccoli puff sparsi, entrammo e la prima sensazione che ebbi era di casa, un buon profumo di legno mi sorprese, la scala, anch'essa in legno portava al piano superiore dove c'erano le stanze, Bill mi mostrò la mia, era grande come la mia cucina, ed era fornita di tutti i servizi possibili ed immaginabili, dal letto a due piazze, alla televisione da 52 pollici, a un piccolo studio davanti ad un'enorme finestra che dava sul parco, il bagno era enorme, ed aveva vasca e doccia a idromassaggio, i lavandini in perla appoggiati su marmo di carrara, ed uno specchio enorme che arrivava fino al soffitto mansardato.

-La lascio riposare, se ha bisogno di me può schiacciare questo pulsante ed io arriverò- mi fece l'occhiolino mostrandomi il pulsante su un piccolo telecomando.

-Grazie- sorrisi debolmente, disfai le valigie in attesa che Black si facesse vedere, per rilassarmi feci anche un po' di yoga mentre Jeremy saltava sul letto ridendo come un pazzo, guardai l'ora erano passate due ore dal nostro arrivo ma di Black neanche l'ombra, iniziai a spazientirmi.

Mi affacciai alla finestra dove scorsi in lontananza delle montagne russe, era possibile che appartenessero alla casa? Mi scrollai di dosso quel pensiero assurdo, uscii sull'ampio balcone e guardai giù, ed eccoli lì Michael e la sua Marie erano attorniati da una dozzina di bambini urlanti e frementi, stava consegnando caramelle e gadget, non potei sentire cosa stesse dicendo ma pensai semplicemente che gli stesse ringraziando, sembravano così sereni e spensierati.

Tornai dentro e misi della musica, dovevo rilassarmi, in fin dei conti si trattava solo di due mesi di intervista, i miei pensieri vennero interrotti quando sentii bussare, Jeremy smise di leggere il libro e si nascose dentro l'armadio.

-Jeremy perché diavolo ti stai nascondendo? Avanti- Black comparve nella stanza con un sorriso spensierato, sembrava felice.

-Little Bitty Pretty One? Adoro questa canzone... ah, posso?- si sedette su una sedia davanti al letto -sono davvero felice e sollevato del fatto che ci sia tu a farmi l'intervista- colpo al cuore.

-Il piacere è mio, signor Black- rimase leggermente stupito della mia freddezza e dall'enfasi con cui sottolineai il suo nome e cognome -avevo delle semplici domande da farle...-

-Ancor prima dell'intervista?- rise della battuta -dammi del tu Lindsay- si scostò un ricciolo e lo mise dietro all'orecchio.

-Preferirei di no se non le dispiace, sono molto professionale quando si parla di lavoro- dissi togliendo un pelucchio dal mio vestito nuovo di Armani -preferirei mantenere un certo distacco professionale- gli sorrisi appena, Black non sembrò felice della mia risposta, ma ero io, era il mio lavoro ed il distacco ne faceva parte, era la cosa più importante per un giornalista, niente sentimentalismi, niente condizionamenti e di certo non avrei cambiato i miei parametri per Michael Black o per l'aiuto datomi al colloquio -ad ogni modo inizierei subito l'intervista se possibile- Black alzò un sopracciglio e divertito fece una smorfia.

-Ehm... come posso dirlo... non immaginavo volesse iniziare l'intervista così presto, sa... abbiamo tanto tempo e ho grandi progetti per lei- si lecco il labbro inferiore distrattamente -per oggi ho già degli impegni-

-Con i bambini?- lo guardai di sottecchi.

-Beh sì, in effetti sì, oggi vengono a trovarci dei bambini del medic...-

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