20.

34 0 0
                                    

Accettai di passare i tre giorni con loro con la promessa che quella sera io e Michael ci saremmo messi al lavoro, Carter premeva per avere il primo articolo tra le mani da poter pubblicare entro fine mese e non potevo permettermi di ignorarlo, soprattutto non dopo essere finita in prima pagina sul Times e avergli dato noia.

Non morivo dalla voglia di rimanere da sola con Black, non dopo quello che era successo tra di noi, ma sapevo che l'intervista sarebbe dipesa dalla mia professionalità.

-Eccomi qui- disse Michael sedendosi davanti a me e porgendomi una lattina di coca cola.

-Grazie... allora, dov'eravamo rimasti...- accesi il computer tremando mentre Michael mi osservava attentamente come se volesse analizzarmi.

-Eravamo rimasti all'episodio in cui...-

-In cui ti trovavi in uno dei tanti locali di spogliarelliste cui tuo padre... patrigno- sgranò gli occhi -puntualmente vi portava...- alzai gli occhi al cielo.

-Ho parlato troppo stamattina... spero non accennerai quello che ti ho raccontato...-

-Non preoccuparti Michael- cercai di tranquillizzarlo pur sapendo di aver parlato di suo padre di proposito per fargli comprendere che Io avevo in mano le redini dell'articolo e che se avesse fatto una mossa falsa nei miei confronti avrei usato ogni mezzo possibile per demolirlo.

-Esatto- disse a bassa voce studiandomi, il suo sguardo era profondo, il suo corpo però mostrava la sua chiusura nei miei confronti, nel modo in cui mi ero appena posta nei suoi riguardi, senza remore né timori -ricordo che una sera, eravamo a Chicago, dovevo esibirmi con cinque canzoni prima dello spettacolo, ed entrammo in uno di questi locali... scorsi questa donna bellissima...-

-Lisa- dissi alzando appena lo sguardo dal computer.

-Esatto, allora ti è rimasto impresso- sorrise compiaciuto.

-Non farti strane idee... sono una che in genere ricorda ciò che legge e poi... come si può

dimenticare un episodio del genere? Quanti anni avevi?- alzò lo sguardo al cielo.

-Nove... avevo nove anni-

-E tuo padre permetteva a te e ai tuoi fratelli di osservare spogliarelliste per quale assurdo e

bizzarro motivo?- domandai fredda.

-Beh immagino che fosse una specie di iniziazione...-

-I... iniziazione?- arrossii per la rabbia -non dirmi che ti ha permesso di far...-

-No! Lindsay ma che stai pensando?- si parò il viso con le mani -non in quel senso... iniziazione

nel senso che secondo lui gli artisti, i veri musicisti dovevano vederne di tutti i colori per riuscire a

scalare le vette, dovevamo essere dei veri uomini ma i miei fratelli non volevano intraprendere una carriera artistica, volevano giocare a football. L'unico interessato allo spettacolo appunto ero io, le osservai muoversi sul palco con grazia e disinvoltura, una disinvoltura che volevo acquisire nei miei passi. Cerco sempre di trarre il meglio dalle persone che osservo e quella volta non fu diversa da tante altre, le ammiravo per come riuscivano a concentrarsi nonostante la massa di idioti che le osservavano bramosi di altro, io le osservavo ammirato-

-Mentre i tuoi fratelli le osservavano con sguardo differente- risposi accigliata, conoscevo bene quegli sguardi, quando feci la ballerina di lap dance mi capitò più volte di imbattermi in genitori che portavano i propri figli appena adolescenti a divertirsi osservandoci, a volte incitandoli a toccarci nonostante i figli non volessero farlo -dei veri maiali- espressi il mio pensiero ad alta voce e Michael ne rimase stupito.

Parlami di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora