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Marie partì quel giorno con le sorelle per Las Vegas, un weekend solo donne per rifocillarsi dallo stress dei preparativi di solo cinque giorni dalla notizia del matrimonio che si sarebbe svolto dopo pochi mesi, Michael venne nel mio letto quella notte, finsi di dormire ma lui rimase con me, mi abbracciò da dietro e lo sentii respirare profondamente sul mio collo finché mi persi in un sonno profondo.

Al mio risveglio lui era al mio fianco e stava leggendo un libro, non doveva aver dormito, aveva l'aria esausta, quando si accorse che ero sveglia distolse lo sguardo dal libro e mi sorrise dolcemente.

-Buongiorno, come stai?-

-Buongiorno- mi stiracchiai -molto meglio grazie- mi prese la mano e con il polpastrello formò dei cerchi sul suo palmo sembrava pensieroso, forse aveva parlato con Frank o forse voleva dirmi qualcosa che non mi sarebbe piaciuto, ma prima dovevo parlargli io e raccontargli la verità e gli accordi presi con mio padre -volevo dirti riguardo a Frank che...- volevo raccontargli tutto ma lui mi fermò prontamente, lo osservai e scorsi il suo sguardo, era un misto tra tristezza e preoccupazione.

-E se andassimo due giorni al mare? Io e te soli? Una mini fuga prima che tutto finisca- finisca? -nel senso, l'intervista, prima che prenda una decisione e ti faccia una proposta- Annuii.

-Ma prima di tutto io e te dobbiamo parlare Michael, è importante che tu sappia che mio padre...-

-Potremmo andare a Santa Monica, conosco una spiaggia bellissima- mi interruppe, sembrava non volesse proprio ascoltare le mie parole così lasciai perdere e acconsentii alla mini fuga nella speranza di poter ritagliare del tempo per confessargli tutto. Partimmo quella stessa notte entrando da un passaggio segreto dentro la siepe, Michael era entusiasta, sembrava un bambino in coda per il suo gioco preferito, un taxi ci stava aspettando davanti al ranch, il cuore mi batteva a mille ma la sua mano stretta alla mia mi rassicurò, sarebbe andato tutto bene. Il taxista non fece caso sull'identità della star e non si scompose neppure quando gli annunciammo la destinazione, doveva guidare fino a Santa Monica, valeva a dire percorrere centocinquanta chilometri, volle solamente assicurarsi che avremmo pagato, arrivammo a destinazione in tarda nottata, la casa era di proprietà della famiglia Black e quando entrammo l'odore di legno pervase tutti i miei sensi.

La casa era una villa in perfetto stile west coast, bianca dalle grandi porta finestre che affacciavano sull'oceano, dagli spazi grandi e mobili lussuosi. Uscii all'aria fresca sull'enorme veranda, c'erano delle comode poltrone e un tavolino davanti ad esse, sentii il suono del mare e vidi una miriadi di stelle, sembrava di osservare una città da un aereo e la luna in lontananza illuminava tutto il paesaggio. Disfacemmo velocemente le valige e ci coricammo per quanto eravamo stanchi, in cuor mio la preoccupazione delle conseguenze di quella fuga non mi fece prendere sonno subito, ma Michael si addormentò in tempo zero così da permettermi di poterlo osservare dormire, dovevo imprimere nella mia mente tutti i momenti che avrei passato con lui, non sapevo quanto tempo avevamo a disposizione prima che tutto finisse.

Mi svegliai la mattina seguente con il dolce suono delle onde che si infrangevano sugli scogli, il profumo di sale misto uova e bacon, e il rumore di una vecchia caffettiera mi fecero sorridere, eravamo arrivati da poche ore e tutto stava andando bene riuscii così a rilassarmi e a non pensare, sentii i rumori provocati da Michael e di pentole che sbattevano, era un irrimediabile maldestro.

Mi avvicinai alla cucina e lo vidi intento a cucinare, era a petto nudo, faceva abbastanza caldo da poterlo permettere, mi sedetti sulla sedia davanti al bancone e lo osservai, avrei voluto che quel momento durasse per sempre pur sapendo che non sarebbe stato possibile, sentii le sue braccia avvolgermi.

-Sei bellissima- mimò Michael, parole che mi fecero arrossire, aveva l'enorme capacità di farmi sentire una ragazzina alla sua prima cotta, anche se tutto intorno a noi e tra noi fosse cambiato, forse quei tre giorni mi avrebbero aiutata a dirgli addio e a mettermi il cuore in pace una volta per tutte.

Passammo la giornata al mare, Michael stava leggendo Shckespear mi citò un sonetto la spiaggia privata della casa era davvero ampia, era strano stare su uno sdraio senza i soliti rumori da spiaggia, i bambini gridare eccitati o infreddoliti per l'acqua fredda, i rumori molesti di ragazzini che giocano a pallone o di musica riprodotta da una cassa.

Lo osservai, mi limitai a quello, la nausea non voleva abbandonarmi, dovevo aver preso qualche virus strano perché mi sentivo così, strana, nauseata e forse in parte c'entrava il fatto che dovevo assolutamente parlare con Michael visti i discorsi di mio padre sul primo articolo, non potevo permettergli di rovinare tutto, non potevo perdere in quel modo qualcosa di così importante, lo era diventato nel tempo, per la prima volta nella mia vita ero felice e avrei lottato con tutte le mie forze per mantenere quella felicità.

La sera a cena rimasi in silenzio, non mangiai molto e Michael se ne accorse facendomelo notare ma la nausea non voleva abbandonarmi, sperai che una volta chiarite le cose sarei stata meglio, ne ero convinta ma quella sera Michael non venne a letto, andò a fare una passeggiata lungo la spiaggia in totale solitudine. Vidi la sua immagine illuminata dalla luna andare avanti e indietro per una decina di volte. Decisi di raggiungerlo e che era arrivato il momento di parlargli, ero un fascio di nervi e tremavo, avevo paura che le mie parole lo avrebbero sconvolto più di quanto avevo immaginato o sognato nei giorni precedenti. Mi avvicinai da dietro e lo abbracciai, il suo profumo dolce mi invase, si irrigidì, probabilmente non si aspettava una reazione da me visto il mio comportamento negli ultimi giorni, lì e solo lì tra il suo profumo e il suo corpo mi sentii al sicuro come sempre accadeva quando eravamo vicini, sentivo che niente e nessuno poteva farci del male. Accarezzò la mia mano con la sua e lo sentii respirare profondamente.

-Vorrei che questi giorni non finissero mai, vorrei avere una vita normale, vorrei stare con te Lindsay se me lo permetterai...-

-Michael...- cercai di intervenire, ma lui mi fermò voltandosi e guardandomi negli occhi.

-Qualunque cose Frank ti abbia detto non permettergli di mettersi fra di noi te ne prego- si mise in ginocchio abbracciandomi, una reazione che mi sconvolse, inaspettata, sembrava così affranto che alla fine dimenticai di dovergli parlare. In quella notte in cui una luna piena illuminava i nostri cuori in mezzo all'oscurità, era così grande da rischiarare il mare e i nostri corpi tremanti, facemmo l'amore sulla spiaggia, come due ragazzini che si amano per la prima volta, fu dolce, delicato, perfetto.

Il giorno dopo mi trovai nel mio letto e mi svegliai sorridendo, stavo meglio ed era grazie a Michael, ma lui non era accanto a me, sfiorai le lenzuola per cercarlo erano fredde, doveva essersi svegliato presto.

Mi rivestii e mi alzai velocemente e quando lo trovai in sala a guardare la tv ne capii il motivo, aveva le mani che coprivano il volto e sembrava disperato.

-Sanno dove siamo- disse in un sussurro -stanno arrivando a recuperarci- fine del sogno -i giornalisti ci hanno fotografati- lo strinsi in un abbraccio pregando non fosse l'ultimo.

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