16.

39 0 0
                                    

Il giorno dopo Michael cantò agli MTV music awards un inedito, una canzone d'amore dal titolo L.O.V.E. Marie era presente all'esibizione ed aveva un'aria contrariata e tesa, Michael invece

sembrò dedicarle la canzone, era così innamorato di quella donna si percepiva e la indicò in mezzo alla folla, io ero dieci file più indietro, vicino a Mariah Carrey e mi sentii strana e grata di non essere una star. Le attenzioni dei paparazzi nei confronti dei famosi erano per lo più di insistenza e scortesia, non si facevano remore di nulla, volevano foto e scoop e avrebbero fatto di tutto per sapere storie sulla vita delle star del red carpet. Mi chiesi se fosse realmente quella la mia strada, promisi che dopo Black non avrei più accettato di scrivere per nessun artista famoso, c'era troppo merda intorno ad un'artista, alcuni giocavano con i paparazzi e gli piaceva, altri, come Black, si nascondeva dietro i occhiali da sole a specchio per sviare le domande a lui poste.

Una donna del Daily mi si avvicinò, era Dyane Johnson, la conoscevo bene e conoscevo la sua fama di donna senza scrupolosità, si avvicinò a me con fare amichevole e mi pose delle domande che avevano l'aria di non essere solamente domande, ma vere e proprie affermazioni celate dietro ad un leggero disinteresse, voleva saperne di più sull'intervista.

Congedai la donna dopo pochi minuti quando un uomo mi prese sottobraccio per portarmi via da lei, era una guardia di Black, lo ringraziai pur sapendo che avrei gestito la Johnson senza alcun timore né difficoltà, conoscevo bene le donne come lei, erano più simili a me di quanto volessi ammettere.

La cena post Awards fu divertente, c'erano un mucchio di artisti famosi, riuscii a intravedere addirittura Lionel Richie e Celin Dion, rimasi per lo più davanti al bancone dei drink a bermi champagne a sbaffo, quando la mia attenzione ricadde su una scena che mai avrei pensato di vedee. Scorsi Marie uscire nell'atrio, era nera in volto, Michael cercò di seguirla ma ormai era già scomparsa dietro l'ampio portone d'ingresso.

Si voltò e mi vide, gli sorrisi sorseggiando il mio champagne e lui mi raggiunse con in mano un cocktail alquanto strano, aveva uno strano color arcobaleno, l' "over the raimbow" lo chiamò Black.

-Se n'è andata?- domandai scioccamente.

-A quanto sembra- sorrise alzando le spalle.

-Non ti dispiace?- domandai.

-Mmm... certo- bevve un sorso del suo drink guardandomi dritto negli occhi, arrossii violentemente -sono più dispiaciuto nel vederti qui, tutta sola- gli sorrisi.

-Non è così male, do un'impressione sbagliata?-

-No, assolutamente- bevve un altro sorso del suo cocktail osservandomi -Almeno ti ho evitato la scocciatura di rispondere alle domande dei tuoi colleghi. Ti va di ballare con me?- chiese rabbrividendo.

-Ballare?- alzai gli occhi al cielo -che cosa direbbe la stampa?- guardai i paparazzi fuori dalle finestre, non si poteva sapere se ci fosse qualcuno di loro dentro il salone.

-Non mi interessa il loro pensiero- lo disse con una strana luce negli occhi che mi attirò.

-Sì, mi va- bevvi a goccia il mio quinto bicchiere e mi alzai -oh cielo- Michael mi sostenne per un braccio -credo di aver bevuto qualche bicchiere di troppo- scoppiò a ridere.

 -Non preoccuparti, sono un ottimo ballerino- mi disse Michael cingendomi la vita con il suo braccio ed affiancandomi dolcemente -ricordì? Ho iniziato da bambino- 

-Balliamo!- urlai in mezzo alla pista mentre molti sguardi conosciuti ci stavano osservando incuriositi da tanto entusiasmo.

Michael mi strinse a sé con dolcezza e in pochi secondi mi ritrovai immersa nei suoi occhi grigi, sapevo che mi sarei messa nei guai comportandomi in quel modo, sentii qualche flash puntarmi addosso ma l'alcool eliminò ogni mia inibizione e stavo bene, per la prima volta nella mia vita non avevo alcun pensiero e ne approfittai.

-Sei bellissima Lindsay. So che non te lo hanno detto abbastanza volte per crederci realmente, ma lo sei, lo sento- mi mise la mano sul suo cuore, batteva forte, lo guardai negli occhi ancora una volta e gli sorrisi.

-Oh... stiamo ondeggiando troppo- chiusi gli occhi appoggiandomi alla sua spalla.

-Ah sì?- disse accarezzandomi la guancia.

-...e forse stiamo commettendo un errore... io e te...- risi -così vicini... tu che mi sussurri parole... la gente potrebbe capire male-

-Di che parli?- fece finta di non capire -la gente non travisa mai le mie parole, le mie azioni ingigantendo il tutto- gli sorrisi chiudendo gli occhi -se domani non finirai in prima pagina sarà solo grazie al vestito troppo corto di Britney Spears e la visione delle sue grazie distoglierà l'attenzione dei più maligni-

-Mr Black- mi finsi inorridita -io avevo letto che non le piacciono le donne.

-Mi piacciono solo quelle di classe- prese un bicchiere dal vassoio di un cameriere e lo buttò giù a goccia.

-Devo dedurre che per ballare con me le serve dell'alcool?- mi sorrise.

-Devo pur distogliere la mia attenzione o potrei commettere qualche errore imperdonabile- mise una mano sulla mia schiena per avvicinare ancor più il mio corpo al suo, eravamo lì, in mezzo a una sala a ballare e a sussurrarci parole senza senso e a giocare con i ruoli che avevamo l'uno nella vita dell'altro.

______________________________

-Andiamo...- mi prese per mano e mi aiutò a scendere le scale, vidi John appoggiato all'auto e ci osservava, lo vidi sorpreso dal mio atteggiamento.

-Michael- sorrise divertito.

-John... portaci in hotel per favore e... chiudi il vetro del guidatore- si scambiarono uno sguardo che non capii.

Entrai in macchina e appoggiai viso sulla spalla di Black, provai un brivido lungo il corpo -Michael- sentii le sue labbra scorrere sulla pelle del mio braccio lasciandomi inerme -che fai?- domandai stupidamente, era ovvio quello che volesse da me.

Era quello, che intendevano i loro sguardi.

-No... è sbagliato...- cercai di concentrarmi e di mettere in ordine i miei pensieri ma era impossibile ed in quel momento era la cosa che volevo di più al mondo, sentirmi amata e accettata così com'ero da un uomo che non mi avrebbe sfruttata, derisa e usata.

Mi sentii libera, felice e forse tutti i sentimenti che fino ad allora avevo represso uscirono senza che me ne rendessi conto, Michael mi piaceva, mi piaceva davvero, il suo approccio positivo nei confronti della vita e delle persone era qualcosa di unico e mai visto, nonostante tutto quello che gli avevano fatto passare, nonostante la cattiveria riversata nei suoi confronti, per i suoi modi di porsi, per l'aiuto che riusciva a dare alle persone. Io non ero riuscita a trovare la stessa forza per fare lo stesso, al contrario, mi ero chiusa dentro una fortezza facendomi condizionare da mio padre, dal contesto, dai sensi di colpa per aver commesso un'errore che mi tormentava sin dall'adolescenza senza riuscire a sorpassarlo o ad affrontarlo una volta per tutte.

Ero io il mio peggior nemico, rinchiusa dentro al passato senza riuscire a vivere a pieno il presente perché affrontare i fantasmi che mi ero lasciata alle spalle era più doloroso di quanto volessi ammettere.

-Non è sbagliato se anche tu lo vuoi- mi accarezzò la mano per distogliermi dai pensieri che si erano insinuati dentro di me.

-In macchina poi, non mi sembra un'idea brillante Black- mi sentivo ubriaca non solo d' alcool ma di vita, di tutto ciò che la vita mi stava dando e non volevo lasciarmi sfuggire neanche un sorso di quel nettare idilliaco.

Quando entrammo nel corridoio dell'hotel io ero tra le braccia di Michael, avvinghiata al suo corpo mentre lui continuava a baciarmi incessantemente, le sue grandi mani mi sorreggevano e palpavano in continuazione lasciandomi inerme ad ogni suo volere.

Mi lasciò a terra e mi sorrise togliendosi la camicia, cercai di eliminare ancora una volta il pensiero di David che si insinuava nella mia mente facendomi sentire in colpa ma era troppo tardi per tornare indietro e nel vedere Michael così preso mi concessi lentamente al piacere e all'estasi...


Parlami di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora