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Aprii gli occhi lentamente svegliandomi nel mio letto, lui era nella stanza, lo percepivo dalla puzza di sigaro cubano che portava alla bocca come un trofeo, quei sigari che tanto amava, e che mi faceva comprare ogni giorno alle 10.20. Mi voltai e vidi i suoi occhi scuri ed agghiaccianti perforarmi nel profondo, mi osservava attentamente sorridendo e mostrandomi i suoi denti perfettamente dritti e bianchi, la fronte imperlata di sudore mentre il suo respiro si faceva sempre più irregolare ed accentuato.

-M... ma... che ci fa lei qui?- chiesi coprendo il mio corpo con le lenzuola, portavo un completino intimo regalatomi dal mio unico fidanzatino di scuola, di nascosto da mio padre, si chiamava Frank e me l'aveva regalato per il compleanno.

Non mi sembrava il caso di mostrarmi in quello stato da lui e non conoscevo il motivo per cui

era entrato nella mi stanza senza bussare ma lo capii mio malgrado non appena notai cosa la sua mano tenesse in pugno o meglio... l'atto che stava compiendo osservandomi mi inorridì a tal punto da non riuscire a muovermi.

-Brava sta ferma e zitta...- sentii le sue mani sul mio corpo, il suo alito sul mio collo, la paura e l'orrore mi bloccarono totalmente anche se dentro di me, una parte di me gridava aiuto e sperava che fosse solo un incubo.

-Non... non mi toccare...- dissi tremando, cercavo di allontanarlo da me, ma più lo allontanavo e più sentivo il peso del suo corpo sul mio, il suo tocco era come fuoco che bruciava sulla mia pelle, mi dimenai e cercai di allontanarlo, non respiravo, dovevo prendere fiato ma non riuscivo a respirare, boccheggiavo disarmata senza inalare ossigeno, stavo soffocando, mi stava portando giù con sé ed io non respiravo. Mi svegliai di soprassalto pensando di vivere quell'incubo ma quando aprii gli occhi mi accorsi che non era reale, mi calmai e ripresi fiato, ero un bagno di sudore, le lacrime rigavano incessantemente il mio viso ma un profumo fresco mi invase rassicurandomi, potevo stare tranquilla, ora ero al sicuro.

-Michael- lo guardai con le lacrime agli occhi, pronunciare il suo nome in quel momento mi sembrò un'ancora di salvezza, era lì che mi osservava turbato ma era lì vicino a me e nessuno mi avrebbe fatto del male.

-Michael- lo guardai con le lacrime agli occhi, pronunciare il suo nome in quel momento mi sembrò un'ancora di salvezza, era lì che mi osservava turbato ma era lì vicino a me e nessuno mi avrebbe fatto del male.

-Dio Lindsay, che ti hanno fatto?- lo guardai negli occhi.

-Niente, non mi hanno fatto niente- le lacrime rigarono il mio viso, Michael si sedette sul mio letto e mi strinse a sé mentre singhiozzavo come una bambina, era la prima volta che mi concedevo di abbandonarmi dentro al vortice del dolore dopo quel fatto. Non avevo mai voluto affrontarlo, lo avevo solamente accantonato cercando di dimenticare, di reprimere i ricordi e i sentimenti provati, lo avevo fatto per la vergogna che provai per me stessa, per la fiducia che avevo riposto in quella persona, per l'ingenuità di aver affidato la mia vita ad una persona che mi aveva illuso mi avrebbe aiutata, ma che aveva sfruttato la mia debolezza per il suo unico scopo. Perchè mi vedeva come uno strumento per aiutare suo figlio, la mia vita era sempre stata manipolata da persone esterne che non avevano mai chiesto il mio parere, cosa volessi o scegliessi di fare, il dovere veniva prima, dovevo compiacere tutti per avere una parvenza di libertà che in realtà non avevo mai ottenuto. Piansi abbandonandomi al dolore più completo, per la prima volta mi sentii libera di poterlo fare tra le braccia di un uomo che nemmeno sapeva chi fossi e quale fosse il mio passato.

Black mi fece da crocerossina per tutta la notte misurandomi la febbre, bagnando il panno che avevo in testa ed asciugandomi i sudori ogni qual volta la febbre si alzasse, mi stringeva a sé quando mi svegliavo urlando per gli incubi e mi sussurrava parole dolci, era un' essere umano fuori dal comune. Quanti di noi lo farebbero nei confronti di una persona che è un papabile nemico? Quanti di noi darebbero la mano accompagnando una persona che ci ha feriti?

-Devi guarire presto, Jeremy è in pena, ti abbiamo sentita correre fuori, ho ordinato a Penny di

metterlo a letto e sono corso fuori, eri in canottiera con dieci gradi? Non so come hai fatto a

resistere così a lungo, la notte qui fa freddo- mi accarezzò il viso.

-Perché mi stai aiutando? Io sono orribile con te- dissi chiudendo gli occhi.

-Perché...- sbuffò e si morse il labbro -non lo so, non lo so nemmeno io Lindsay, so solo che c'è

qualcosa che mi lega a te- si sedette al mio fianco -sei un totale casino, sei irrequieta, cambi umore

ogni minuto e mi odi intensamente- cercai di parlare ma mi fermò con un cenno di mano -ma c'è

qualcosa di profondo e di stranamente coinvolgente che mi spinge a starti vicino, ti starei vicino ogni attimo della mia vita, per farti comprendere quanto la vita può essere un dono, anche se non ci credi o non lo vuoi ammettere. Perché amo ogni cosa di te, ogni tua sfumatura, ogni tuo broncio, ogni sorriso- lo disse tutto d'un fiato come per paura di tralasciare qualche parola, qualche frase, mi ritrovai ad arrossire, era la cosa più carina che un uomo mi avesse mai detto.

-Sarà perché tutte le donne ti cadono ai piedi e io sono l'unica al mondo che ti rifiuta- sorrise

divertito.

-No, è qualcosa di più intenso di questo, anche perché la prima volta che ti ho vista ero quasi

certo che mi avresti amato per l'eternità- alzò le spalle -ma non è così- chiusi gli occhi -eppure sono qui e provo un qualcosa di inspiegabilmente profondo per te, un sentimento che nemmeno io riesco ad accettare, è qualcosa che non mi è mai capitato in vita mia- si spogliò e mise dei pantaloni della tuta sedendosi al mio fianco.

-Ma che... che fai?-

-Voglio solo assicurarmi che stanotte non starai male, quindi chiudi gli occhi e dormi, ci sono io

con te- mi accarezzò la fronte sudata, lo guardai negli occhi, non sembrava mentire e sapevo che

non mi avrebbe fatto del male, tra le sue braccia mi sentii serena, quasi felice.


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