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-Ora ascolta attentamente- mi sussurrò nell'orecchio facendomi rabbrividire, delle note lievi ma

decise partirono all'improvviso portandomi indietro nel tempo, dentro un mondo fatato, non vedevo niente e nessuno ma ascoltai attentamente quel capolavoro, Pascal Rogé No.1 era la canzone in questione.

Mi fece vibrare l'anima, ogni accordo, ogni nota alta, ogni dettaglio mi lasciò senza fiato, il polpastrello del pollice di Michael si muoveva sulla mia mano formando dei piccoli cerchi e provocandomi brividi di piacere, lo sapeva bene, ma non potei osservare la sua espressione compiaciuta per via del buio.

Poi fu l'ora di Chopin, Nocturne no.1 B in flat minor, delle ballerine di danza uscirono muovendosi in modo aggraziato e sinuoso, era tanto che non vedevo un balletto.

-Questa canzone è ciò che sei per me- mi sussurrò nell'orecchio -ciò che provochi in me- rimase in

silenzio con il volto sul mio collo e i capelli che mi solleticarono la spalla -estremo piacere,

notevole confusione ed eterno amore, sì, perché Lindsay Cooper io penso che nessuna donna mi abbia fatto impazzire come tu riesci a fare, in tutti i sensi- sussurrò facendomi rabbrividire, le sue labbra si posarono leggere sul mio collo, lo sfiorarono fino a scendere alla spalla dove si soffermò, sentii il suo respiro caldo sulla mia pelle, crampi decisi allo stomaco mi fecero tremare l'anima e un'enorme confusione si diffuse nella mia mente, la solita confusione che dovevo tenere a bada quando stavamo vicini.

Le sue parole mi avevano spiazzata, la scelta delle mie canzoni classiche preferite fece battere il

mio cuore all'impazzata, non parlai, non pensai, non ascoltai ciò che la mia mente razionale mi

diceva di fare o meglio, di non fare, non ripercorsi la chiamata con Dean, la accantonai momentaneamente per concedermi attimi di pura gioia.

Gli alzai il mento con il dito e mi avvicinai a lui, cercando le sue labbra, fermandomi quando i nostri volti erano a pochi millimetri l'uno dall'altro, sentii il suo respiro farsi pesante, sentii il mio cuore velocizzare i battiti, le nostri mani ancora intrecciate tremare al contatto.

Sfiorai le sue labbra con le mie, lentamente, mentre "Fuori dal mondo" di Ludovico Einaudi

accompagnava le nostre emozioni, sentii il suo lamento di protesta per l'attesa, ma volevo godere di

ogni secondo, di ogni battito del mio cuore, di ogni nota, mi avvicinai ancor di più, dischiusi le

labbra, la sua mano si posò dietro la mia nuca impaziente, le sue dita che scorrevano lungo i miei capelli, eravamo in estasi.

-Dio Lindsay, mi fai impazzire- sussurrò sulle mie labbra che ancora sfioravano le sue -ma non possiamo qui, non ora almeno- mi baciò la fronte, un gesto che mi disorientò, che cosa voleva dire

con quel: "non ora e non qui?" mi riposizionai sulla poltrona ancora sconvolta per ciò che aveva

appena provato mentre la canzone stava lentamente finendo, sentii degli applausi davanti a noi e

mi spaventò, il mio irrigidirmi fu notato da Michael che mi strinse nuovamente la mano sorridendo.

La sala era gremita da bambini e quando le luci la illuminarono completamente potei osservarli. Erano tutti sulla decina d'anni ed alcuni avevano la testa pelata, altri erano ciechi, altri ancora avevano la sindrome di Down e quando molti di loro notarono il proprio idolo alle proprie spalle si alzarono dalle poltrone elettrizzati di poterlo salutare e farsi fare foto e autografi, percepii nei loro urletti felicità e ammirazione, erano elettrizzati.

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