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-Come hai fatto ad organizzare tutto?- dissi osservandolo, aveva l'aria davvero stanca, doveva

averci messo tempo per organizzare tutto secondo i piani, d'altronde era un perfezionista nato e non era solito delegare gli altri, aveva organizzato lui, ne ero certa e la sua risposta mi spiazzò completamente.

-Avevo bisogno di una conferma o una smentita da parte tua capisci? Non riesco a vedere le persone soffrire e fare finta di niente- si riferiva a me? -come ti ho già detto, i tuoi occhi parlano, ed io volevo fare qualcosa di importante per farti capire che non sei sola-

Mi soffermai a pensare a quante persone ad oggi la penserebbero così? Quanti avrebbero il cuore aperto al mondo e lascerebbero il loro piccolo spazio di egocentrismo per osservare il mondo, le persone, con il cuore aperto all'altro, nello stesso modo in cui le guardava quest'uomo. Quanti andrebbero in giro a fare del bene senza una telecamera che documenti il tutto? -Ad oggi vedo una concentrazione di massa su sé stessi, sui propri bisogni e problemi, sul proprio dolore che è più grande di quello altrui, ascoltare le persone sembra uno sforzo immane, intendo ascoltare con il cuore e non solo con le orecchie, dare una parola di conforto, stringere la mano di una persona che ti apre il suo cuore sofferente... sono quelle le cose che andrebbero insegnate ai nostri figli per creare un mondo migliore e per renderli adulti migliori, l'altruismo, l'amore incondizionato, la positività non fanno scalpore Lindsay, non vanno di moda e non fanno parlare di sé, ma vanno tenuti stretti come il più bell'accessorio che si possa possedere, e va sfoggiato tutti i giorni, non capita spesso di incontrare esseri umani quaggiù- disse con un velo di malinconia, come poteva quest'uomo avere un animo così grande e positivo? Com'era riuscito a trovare la felicità dietro tutto il dolore che aveva alle spalle? Dopo tutto quello che aveva passato, dopo la vita che aveva vissuto, dopo le accuse di molestie aveva comunque cercato di aiutare le persone, era andato negli ospedali a consegnare giocattoli ai bambini, aveva creato un luogo di culto per adulti e bambini, per il loro divertimento. Era andato negli ospizi a far visita agli anziani per ascoltarli e darli conforto eppure le persone avevano comunque cercato di distruggerlo, annientarlo e ricevere qualcosa da lui. La sua fama era una benedizione quanto una condanna alla più totale solitudine e incomprensione da chi aveva sempre pensato di conoscerlo, attraverso i giornali, gli articoli, i video, ed io, che avevo sempre pensato di essere una delle persone più sfortunate del mondo, fino ad allora, non mi ero mai resa conto che la mia fortuna consisteva nell'amore non meritato che ricevevo da mio figlio, che non chiedeva altro di essere amato e protetto.

Glielo dissi, gli spiegai tutto quello che mi passava per la testa, di quanto mi sentivo sfortunata prima di mettere piede nel ranch prima di conoscerlo e Michael mi ascoltò tra il commosso e sorpreso, era questo che voleva da Wanderlust, creare attraverso l'infanzia un percorso di ricongiungimento con la parte primordiale della nostra essenza ed esistenza, in modo da ricordarci che bisogna essere sì un po' egoisti nella vita, perché la vita ce lo insegna, ma che è ancora più bello e fondamentale diventare adulti empatici e amorevoli, perché il mondo ha bisogno di più amore di quanto odio e invidia ci sia già.

Si avvicinò a me e mi baciò in modo passionale, mi addormentai tra le sue braccia quella notte e mi risvegliai accoccolata tra di esse, Michael era sveglio e mi stava osservando con un sorriso stampato in faccia, nascosi il mio sul suo torace e inspirai profondamente il suo profumo afrodisiaco.

-Michael- dissi sulla sua pelle -sono così interessante da cogliere la tua attenzione mattutina?-

-Sicuro- mi prese il viso tra le mani per baciarmi, le sue labbra sfiorarono le mie lievemente -sei uno spettacolo di cui non posso fare a meno- sorrise nel vedere la mia reazione imbarazzata, gli baciai il torace.

-Oh Linds, non ti conviene continuare- disse ridendo, lo guardai negli occhi, non stava scherzando e questo mi spinse a continuare -oh boy- disse mettendosi sopra di me -se è questo che vuole la signorina Cooper allora mi toccherà accontentarla- mi baciò la tempia fino a scendere sulla guancia per poi arrivare al collo e soffermarsi su di esso -mi fai perdere il controllo Lindsay, ed io solitamente gestisco tutto e tutti, cerco sempre di avere il controllo sulle cose, su me stesso ma tu...- mi accarezzò la coscia -tu sei un'incognita a cui non so dare una collocazione razionale. Tu sei l'essenza della perdizione- risalì fino alla pancia ma qualcosa andò storto, il telefono iniziò a squillare e Michael si staccò da me per rispondere, era contrariato -si? Ora Frank? Scherzi? Avrei da fare...- mi guardò sconsolato -ok, fammi fare una doccia e arrivo. Fra venti minuti, sì ho capito... volo- attaccò il telefono sospirando.

-Mi era parso di capire che eri tu a dare gli ordini- dissi divertita, alzò le spalle sorridendo.

-Ti devo un risveglio- mi baciò e corse in doccia, quando uscì era uno spettacolo, aveva i capelli sciolti che gocciolavano sulle spalle larghe, un asciugamano legato in vita, le macchie erano sempre più impercettibili e distanti dall'idea di un colorito omogeneo, il 90% del suo corpo era color cappuccio, a parte le orecchie e qualche macchia sulle braccia che erano del colore originale. Pensai a cosa si dovesse provare a trovarsi da un giorno all'altro dentro la sua pelle, pensai a quanto fosse sconcertante dover impiegare tutti i giorni ore intere per sistemarsi con la paura di sudare o che la pioggia potesse rovinare ore intere di lavoro e che qualche giornale potesse descrivere la cosa come fecero con Michael Jackson.

"Non voleva essere nero. Non accetta la sua razza. Vuole assomigliare ad un alieno" fu la sconfitta più grande della storia del giornalismo, il più completo assedio che ebbero nei suoi confronti. Forse Dio ci aveva regalato Michael Black per cambiare le sorti di una storia già andata male con il precedente Michael.

-Mi aiuterai Cooper?- disse Black distogliendomi dai miei pensieri, indicò i trucchi su un tavolo, lo guardai stupita, mi stava realmente chiedendo di aiutarlo a truccarsi? Mi alzai di fretta indossando la sua camicia e mi misi davanti a lui osservando il contenuto dei prodotti, la crema color cioccolato andava spalmata sul viso, quella per il corpo era un barattolo più voluminoso e andava messa con estrema attenzione per renderla omogenea.

Lessi attentamente le istruzioni mentre sentii le sue mani sui miei fianchi per tirarmi a sé facendomi sedere sulle sue gambe.

-Dio come farò a resistere- disse a denti stretti osservandomi come se fossi un agnellino da sbranare.

-Dovrai impegnarti Black se non vorrai assomigliare ad una mucca- sorrise divertito -ora sta fermo- dissi prendendo una dose generosa di crema per il viso, gliela spalmai lentamente e lo sentii sospirare, era davvero una crema terribile, doveva essere difficile tenerla tutti i giorni addosso, potei scorgere ancor più da vicino i suoi lineamenti afro macchiati dalla malattia, il viso di Michael era completamente bianco, ma non di un bianco naturale, era un colore non descritto ancora da nessuna persona al mondo.

-Ora passerò al corpo Black- dissi divertita, aprì gli occhi con uno strano luccichio -sarò il più delicata possibile- dissi mordendomi il labbro inferiore, dovevo concentrarmi per fare un buon lavoro, passai la crema sul collo, sulle spalle, sul torace che baciai prima di spalmarci la crema, lo sentii irrigidirsi, mi piaceva il potere che avevo su di lui, mi faceva sentire completa, importante, la passai sul ventre e fu lì che le sue mani fermarono le mie -che succede?- rimase ad occhi chiusi ma con un sorriso malizioso.

-Se continui Cooper non potrò rispondere delle mie azioni- si alzò lasciandomi sul più bello -e non posso permettermelo oggi. Per ora continuo io, ma le farò sapere, il suo curriculum è molto, molto interessante- disse baciandomi la guancia, lo osservai sdraiata sul letto mentre si rivestiva. Era davvero perfetto.

Ripensai agli argomenti toccati la sera prima, prima di fare di nuovo l'amore, Black mi disse quanto fosse contento del fatto che fossi io a scrivere l'articolo e che si fidava ciecamente di me, provai una profonda fitta al cuore che mi costrinse a fermarmi e per qualche secondo precipitai nel presente rendendomi conto che di fatto stavo dimenticando ciò che ero e ciò che avrei dovuto fare, e fu lì che il panico si impossessò del mio corpo, dire a Michael la verità sperando mi perdonasse o mentire su tutto sperando non venisse mai a saperlo?

-Michael io penso che non sia una...- optai per la prima opzione mentre avevo il cuore in gola.

-Sono contento che sia tu a scriverlo, mi fido di te e so che scriverai ciò che è giusto far sapere...

non vedo l'ora di leggerlo- uno sbuffo al cuore mi colpì all'improvviso

-Lindsay che c'è? Stai bene?- annuii debolmente dandogli le spalle -sei sicura?-

-Sì, sto bene- ma la seconda opzione in quel momento mi sembrò la più sicura, non potevo rovianare un momento così bello, con la promessa che avrei trovato il giorno adatto per confessargli tutto.

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