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-...scherzi di questo genere in futuro ti costeranno il licenziamento Erika, ti è dato di volta il cervello?- lo sentii alzare la voce -Lindsay mi ha detto la verità. Perché mi hai chiamato urgentemente?- domandò -sembrava fosse persa senza di me e invece la trovo meglio di come l'ho lasciata! Io non ho tempo da perdere per questi giochetti!- urlò.

-Io... perché mi mancavi David- la sentii piagnucolare come una bambina, sospirai, falsa -perchè volevo vederti, avevo bisogno di vederti Dave, mi manchi così tanto- probabilmente lo stava abbracciando.

-Wow...- sentii una voce alle mie spalle, Michael comparì alle mie spalle in accappatoio e con i capelli bagnati che gli cadevano lungo il viso -ehm...- sembrò imbarazzato -grazioso quel vestito... Armani?- alzai gli occhi contrariata.

-Direi proprio di no, Chanel... comunque è molto vecchio anche se non perde il suo vigore-

-Mmm... lo vedo, perché stai origliando?- sorrise -c'è qualcosa di interessante là dentro- fece un passo verso di me ma lo fermai aprendo le braccia per proteggere la porta.

-No, niente di interessante- mentii.

-Stai mentendo, le tue guance prendono colorito quando lo fai e i tuoi occhi si orientano verso destra e subito dopo averlo fatto ti mordi il labbro nervosa- lo guardai sbigottita, come poteva aver osservato tutti questi particolari in soli tre giorni? E quando mai gli avevo mentito?

-Sì ok, però se David ci trova qui fuori ci ammazza entrambi- dissi spingendolo verso il bagno con suo enorme disappunto e quando sentii la porta aprirsi entrai con Black socchiudendo la porta del bagno, li vidi baciarsi, David le promise che finita la serata con me l'avrebbe raggiunta in camera per "salutarla", finché ci passò davanti rientrando in camera. Fu lì che percepii il respiro di Michael sui miei capelli, provai un brivido profondo su tutto il corpo, percepii il suo profumo, i capelli che mi solleticavano la spalla, la sua mano sul mio fianco e la vicinanza del suo corpo al mio.

-Black...- chiusi gli occhi -che stai facendo?- dissi in un sussurro.

-Mi piace il tuo profumo- disse con voce profonda, aprii gli occhi quando mi resi conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano, sentii la sua mano sulla mia schiena, fù lì che mi voltai per allontanarlo.

-Grazie... Sempre Chanel- dissi uscendo come se avessimo appena fatto qualcosa di terribilmente sbagliato, lui mi osservò dalla soglia sorridendo con sguardo profondo .

La cena con Dave andò bene, contro ogni aspettativa fu molto premuroso nei miei confronti, mi portò in uno dei più rinomati ristoranti di Los Angeles e mi mostrò il centro, parlammo di tutto quello che ci passò per la testa, sembravamo realmente una coppia e riuscì a distogliermi dai pensieri di Black nel bagno. Non era successo nulla ovviamente, ma perché si era avvicinato in quel modo? E perché glielo avevo permesso? E quel brivido cosa significava? Troppe domande che David e i suoi racconti mi fecero dimenticare per qualche ora, tutto andò bene finché non mi obbligò a entrare in una discoteca. 

Ma quando mi svegliai, la mattina seguente, i ricordi ripensai a ciò che era successo e me ne rattristai, David aveva bevuto più di un cocktail e parlato con gente che non prometteva niente di buono, dopo essere tornato dal bagno era euforico, mi costrinse a ballare con lui, finsi di bere ciò che mi diede e assistetti a una pomiciata con una ragazza di colore che mi osservava stranita. Ma quando cercai di convincerlo a rientrare mi spinse contro il muro baciandomi il collo insistentemente.

-Non gli permetterò di portarti via da me- lo guardai stranita.

-Di che parli- urlai per farmi sentire, la musica era assordante.

-Di Black, lo vedo come ti guarda, ti vuole, ti desidera. Non glielo permetterai perché tu sei mia- mi disse facendomi rabbrividire, mia, quella parola era disarmante, non lo volevo e non risposi alle sue parole, non credevo nemmeno che Black fosse così preso da me, erano solo impressioni sbagliate.

"Hai limitato i danni stavolta Lindsay, sono fiera di te" guardai il mio riflesso allo specchio, c'era un piccolo livido sul braccio dovuto alla stretta del bacio che rifiutai in ogni modo finché gli tirai un calcio lì dove non batte il sole e lo accompagnai alla macchina sorreggendolo, non mi parlò per tutto il tragitto e non entrò in casa, si fece portare in aeroporto non prima di avermi insultata.

"Basterà indossare un vestito a maniche lunghe" pensai rincuorata.

Quando accesi il telefono trovai venti messaggi di Dave che mi insultava e rimproverava per il mio comportamento e chiedeva scusa subito dopo con un chiaro avvertimento che non avrebbe accettato un altro rifiuto da parte mia, perché da lì a poco ci saremmo sposati e per concludere con un, ti voglio bene. Era un tale disastro che eliminai di nuovo quei pensieri e mi preparai a scendere.

Era così presto che pensai di essere la sola sveglia a quell'ora ma quando mi ritrovai in salotto dovetti ricredermi.

-Buongiorno- disse Michael sorridendo ma appena vide il mio abbigliamento non riuscì a fare a meno di osservarmi il che mi diede fastidio.

-Colpo di freddo- indicai le maniche -non capisco il motivo per cui i giornali non parlino di questi sbalzi di temperatura... assolutamente ab-normali- alzai gli occhi al cielo come se fosse tutto a posto.

-Mmm... già- disse Michael poco convinto ingurgitando una fetta di tiramisù.

-Trascorso una buona serata?- mi guardò accigliato, cercai dentro di me le parole giuste per sembrare convincente.

-Sì, piacevole- distolsi lo sguardo dal suo.

-Certo- disse mangiando un altro boccone di tiramisù.

"Chissà che sapore ha... è da anni che non ne mangio una fetta" pensai e nel farlo il mio stomaco emise un brontolio alquanto strano.

-Fame? Penny, può portare il solito yogurt o... vuoi il solito yogurt immagino- chiese Michael mordendosi il labbro.

-Sì... direi di sì- arrossii violentemente.

-Ok. Penny- disse guardando verso la cucina.

-Eccomi Michael... tenga- mi porse realmente il "solito yogurt", lo osservai nervosa, non potevo credere di dover mangiare realmente quella schifezza.

-Se ci metti dei cereali si addolcirà un pochino- disse Michael sorridendo probabilmente constatando il mio sguardo poco convinto.

-Come dici?- finsi di non capire.

-Aspetta...- si alzò e scappò furtivamente in cucina -ecco, prese una manciata di cereali al cioccolato e gli fece cadere lentamente sul mio yogurt mentre lo girava con il cucchiaino -questi cereali sono magri credimi, non ti faranno del "male" e non potrai sentirti in colpa- sorrise -prova- mi guardò elettrizzato, lo osservai insistentemente, forse un po' troppo dato il suo imbarazzo, presi il cucchiaio con mani tremanti e assaggiai quella strana pietanza appena creata -come ti sembrano?- mi sentii meglio, il sapore acido dello yogurt veniva coperto dalla dolcezza di quei cereali formidabili. 

-Meglio, decisamente meglio- arrossii violentemente.

-Che ne dice di metterci al lavoro più tardi?- domandò raggiante.

-Oh, possiamo iniziare anche subito...- allontanai il mio yogurt ma Michael lo fece tornare alla posizione iniziale, era vicino, troppo vicino da poterne sentire il profumo, i ricordi della sera prima in bagno mi turbarono.

-No, prima è meglio che mangi...- sorrise -ti aspetto nel mio studio.-

-Studio... uhm, ok- risposi a bocca piena e quando mi lasciò sola non seppi più se i crampi allo stomaco fossero dovuti dalla fame o dai ricordi della sera prima in bagno. Che mi stava succedendo?


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