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Era davvero un bambino dentro il corpo di un adulto, ma aveva quell'essenza che dava quel tocco in più ad un essere umano, quella spensieratezza e genuinità che col tempo fatichiamo a mentenere, dimenticandoci da dove siamo venuti e quali piaceri abbiamo perso crescendo, il solo stare sopra un'altalena aveva portato alla luce dei ricordi di estrema felicità poteva sembrare stupido o scontato eppure per qualche minuto avevo ritrovato la serenità che le esperienze e la vita quoidiana avevano offuscato. Passammo così una piacevole giornata e sia la nausea che il vomito non mi assillarono anzi, mi sentii bene, rinvigorita, avevo perso così tanti momenti della mia infanzia da non ricordare più il piacere del gioco e del divertimento e con Michael tutto questo era possibile, forse perché entrambi avevamo perso un pezzo della nostra fanciullezza e forse lui capiva più di altri cosa significasse, forse per questo motivo era così vicino ai bambini e loro a lui, perché si compensavano.

Sapete, quando si è bambini e si trascorre l'infanzia con i propri coetanei o con bambini più grandi si cresce nel gioco, nelle risate, nei pianti e si impara a stare a contatto con le persone, si impara a perdere e a vincere, ma quando ci sei tu e i tuoi genitori che puntano tutto su di te come in una partita a scacchi. Ogni mossa che fai è basilare per riuscire a soddisfare le aspettative riposte e ogni errore è un senso di colpa o un rimprovero, che mirano nel carattere del bambino, spesso le persone ammirano e ambiscono alla vita delle proprie star senza mai comprendere fino in fondo con quanti sacrifici si è diventati quella star, o quel giocatore di basket, o di calcio, a quante rinunce si è dovuti sottostare. Non tutti sarebbero disposti a farlo.

Io, come Michael, non eravamo bravi a interagire con le persone, spesso si viene fraintesi, la gente giudica se non si rispetta determinati canoni per stare al mondo, ma se andassimo oltre a volte, se ci spingessimo dove la nostra mente chiusa non vuole arrivare scopriremmo che anche la persona a parer nostra più strana, possa nascondere qualità di bellezza senza eguali. A volte chi non ha niente da mostrare nasconde dentro di sé le più belle doti mai rivelate, basta la voglia e la curiosità di andare oltre alle apparenze e l'empatia, che è diventato un dono di pochi, talmente pochi che spesso ci si sente tremendamente soli anche quando si sta in mezzo alla gente.

Quelle riflessioni, che non erano da me, mi fecero piangere per tutta la notte, inspiegabilmente stavo diventando una persona sensibile, aperta, riflessiva ed ero spaventata, non mi era mai capitato di piangere per delle riflessioni così diverse dal mio profondo, da ciò che ero eche pensavo di essere diventata.

-Stamattina voglio che mi aiuti in un progetto che ho in mente di consolidare- entrò nella mia

stanza urlando.

-Black!- gli tirai un cuscino in faccia per farlo uscire, ero praticamente nuda davanti a lui.

-Pardon- alzò le spalle -ad ogni modo, non è niente che non abbia già visto...- arossii cercando di vestirmi nel minor tempo possibile.

-Hai cercato una maestra per Jer?- si sedette sulla poltrona osservandomi, parlavamo come marito e moglie, arrossii a quel pensiero.

-Sì, la migliore...- sorrise -verrà domani e lo seguirà per sei ore al giorno e tu... in quelle ore

dovrai aiutarmi- mi prese le mani tra le sue e le strinse elettrizzato.

-Aiutarti? E l'intervista?-


-Per le altre sei ore ci penseremo ma ora...- mi prese per mano e mi condusse in giardino fino al

trenino che ci portò al campo di girasoli visitato settimane prima, alzò le braccia al cielo urlando un "tadà" eccitato.

-Michael... ho già visto questa parte del parco- alzai gli occhi al cielo contrariata.

Parlami di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora