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Erano passate parecchie settimane, ogni giorno grazie all'aiuto di Armin stavo imparando qualcosa di filosofia. Anche il prof Levi se ne accorse, lo vidi per la prima volta sorridermi.

Io ed Armin stavamo diventando a tutti effetti amici:parlavamo del più e del meno, conobbi le sue passioni, i suoi sogni, la sua famiglia e viceversa. Mi piaceva la sua compagnia.

Ma c'era una cosa che non mi quadrava:più conoscevo un lato della sua personalità più lo sentivo distante, come se stesse andando via o che io mi stesse allontanando. Forse perché era sempre imprevedibile, si apriva il minimo senza andare nei dettagli.

Di lui seppi che amava la filosofia, le stelle e il mare. Voleva diventare uno scrittore. Suo padre era un biologo marino, la madre un'insegnante di filosofia. Amava i film di fantascienza, ma non quelli d'amore. Stava imparando lo spagnolo e aveva avuto una relazione con una persona al di fuori della scuola.

Di questa relazione non mi disse mai nulla. Io invece della mia gli dissi più del dovuto:cioè che stavamo assieme da un anno e mezzo, a San Valentino lo lasciai dopo aver scoperto che mi aveva tradito. Mi fece star male, per questo non volevo né una relazione né l'amore.

Dei suoi disturbi alimentari non seppi nulla, osservavo ogni suo movimento col cibo. A volte mangiava, anche se poco. Altre volte saltava interi pasti. Quelle poche volte che mangiava era perché insistevo io.

Pensai che fosse causato dalla sua vecchia relazione, ma smentì tutto. Per questo non ci credetti.

Tuttavia imparai che Armin non era un tipo che si apriva, aveva bisogno del suo tempo e io avrei aspettato anche millenni.

Avevo 16 anni quando venne per la prima volta a casa mia. Eravamo in camera mia. La mia camera era a parenti grigie, con una finestra, con un letto, due sedie, uno scaffale per i libri scolastici e un poster attaccato al muro di un anime che da piccolo adoravo.

Eravamo seduti sul mio letto, stavolta non era seduto su di me.

"cosa ne pensi dell'amore?" ecco che cambiava di nuovo argomento. Ormai avevo capito che dovevo aspettarmelo.

"che fa schifo, rovina le persone" risposi secco ricordando il mio ex. Armin non sembrava d'accordo.

"non è l'amore a rovinare le persone, ma le persone a rovinare l'amore" ribatté, forse aveva ragione. Ma non dissi nulla e abbassai lo sguardo sul mio quaderno degli appunti. Da quando studiavo con lui, il mio quaderno era sempre pieno.

"secondo Platone vi era un tempo in cui esistevano tre generi:Maschio, Femmina e Androgino. Il maschio discendeva dal sole, la femmina dalla terra e l’androgino dalla luna, che partecipa sia all’Idea del sole che della luna. L’androgino era felice, poiché completo. Ma Zeus e gli Dei erano gelosi della loro felicità e infine Zeus decise di spaccarli in due" spiegò Armin passando ad un altro argomento. Che però non era lontano da quello di cui stavamo parlando. Forse volle farmi cambiare idea sull'amore.

"che stronzi!" commentai rivolto a Zeus e gli altri Dei. Dividere delle creature perfette e felici solo per pura invidia?

Armin ridacchiò a quel commento e continuò:

"ma quando l’organismo umano fu diviso in due, ciascuna metà cercava la propria e cercavano di tornare di nuovo insieme. E quando una metà moriva e l’altra restava in vita, questa ne cercava un’altra simile. Ma morivano così di fame e accidia" disse infine e provai un po' pena per loro.

"una condanna" commentai di nuovo. Lui annuì, improvvisamente si fece triste. Non capii il perché:forse provava semplice pena come me, ma in fondo non era nulla di reale.

Poi compresi che doveva c'entrare qualcosa con la sua vecchia relazione. Non so perché mi venne in mente questa idea, avevo una brutta sensazione.

"dimmi Eren...tu pensi di aver trovato la tua metà mancante?" mi chiese non guardandomi nemmeno in faccia, guardava in basso e con le mani giocherellava nervosamente con la felpa blu che indossava quel giorno.

Sussultai, confuso da quella domanda.

"non credo a queste cose" dissi solo sincero. Non credevo alla storia dell'androgino o di avere un'anima gemella. Credevo semplicemente che un giorno avrei trovato qualcuno che sarebbe stato in grado di sopportarmi per qualche anno, fino a quando non avrebbe perso la testa e mi avrebbe lasciato.

Armin annuì e basta. Si aspettava una risposta romantica e filosofica?

"io pensavo di sì" sussurrò, probabilmente non voleva farsi sentire. Le sue mani strinsero automaticamente la felpa con cui stava giocherellando. Iniziò a tremare e vidi qualche lacrima cadere sul suo libro.

Fui sorpreso da quella situazione, ma non dissi nulla. Mi avvicinai a lui.

"è tutto okay, ci sono io" sussurrai, presi delicatamente le sue mani che stringevano la felpa. Tremavano. Non alzò il capo. Lo strinsi, lo abbracciai. Gli feci appoggiare la testa sul mio petto, bagnandolo con le sue lacrime, ma non mi importò.

Quando si sentì finalmente al sicuro mi strinse, gli accarezzai la schiena tentando di rassicurarlo.

"va tutto bene Armin" sussurrai, lui continuò a piangere. Pensai centrasse con la sua vecchia relazione e con i suoi disturbi alimentari. Doveva per forza essere quella la ragione.

Avevo 16 anni quando abbracciai per la prima volta Armin.

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