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Passarono quattro giorni dalla confessione di Armin. Io non avevo il coraggio di parlargli, in realtà non ci riuscivo:appena mi rivolgeva parola, la mia voce non usciva, le parole rimanevano bloccate in gola e abbassavo il capo per vergogna.

A causa del mio comportamento Armin non si fece vedere più di molto, probabilmente pensò che lo volessi allontanare o che fui spaventato dalla sua confessione.

Io ero più agitato del solito, non riuscivo più a concentrarmi e passavo intere ore a fissare la schermata del cellulare, nella speranza che mi scrivesse. Ma poi pensai che dovevo essere io a scrivere a lui, non lui a me.

Lui aveva già detto tutto, io nemmeno una parola.

Non riuscivo a immaginare cosa stesse provando, Armin era come un libro chiuso...un libro chiuso in una cassaforte chiusa.

Potevo immaginare di avergli spezzato il cuore, potevo immaginare che stesse male o attenermi all'Armin sorridente di pochi giorni fa. Ma come potevo sapere la vera versione?

Quello che me lo fece capire avvenne quel giorno.

"come posso dirglielo se non riesco a guardarlo né a parlarci?" chiesi retorico a Mikasa, sbattendo la testa sul tavolo della mensa.

"questa è la tua pena" ribatté secca la ragazza, aveva semplicemente ragione. Per questo mi irritai ancora di più.

"magari prova a scrivergli una lettera o che cazzo ne so" propose Jean alzando le spalle. Mi chiesi perché mi stesse aiutando, non meritavo aiuto.

"ad Armin non piacciono certe cose...lui è imprevedibile, unico, non riesci proprio a capirlo" dissi alzando il capo. I due si guardarono confusi.

"ma forse è questo che mi piace di più:è divertente, sorprendente, intelligente...a tutto un modo suo di ragionare che ti lascia senza parole. Sembra impossibile da capire ma quando ci riesci, ne sei semplicemente felice come non mai" tentai di spiegarlo nel modo più semplice possibile.

Armin sarà anche un libro chiuso in una cassaforte chiusa, ma trovando la combinazione giusta ti si apre un intero mondo. Un mondo meraviglioso.

Jean e Mikasa erano di nuovo in silenzio.

"è difficile da spiegare, ma-" non finii la frase che venni interrotto.

"anche tu sei in grado di lasciarmi senza parole" sentii il mio cuore sprofondare e la mia testa andare di nuovo in tilt. Il mio corpo si mosse d'istinto verso Armin che mi guardava sorridendo.

Senza dire altro si sedette accanto a me, Jean e Mikasa andarono via e rimanemmo da soli, nella mensa dove ci eravamo conosciuti.

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