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Sì, lo so.

Non ero il tipo da dire certe cose, né da credere che esistesse un'anima gemella.

Ma onestamente, con Armin mi sembrava tutto possibile.

Questa era una delle cose possibili.

Appena lo dissi Armin alzò di scatto la testa e mi guardò, aveva le pupille dilatate, la macchinetta segnò un aumentare dei battiti sempre più veloci.

"pensavo non credessi a queste cose" disse un po' confuso, faceva bene ad esserlo.

"benedetto sia il mistero dell'amore!" esclamai citando la frase di non ricordo quale canzone. Armin ridacchiò anche se era ancora confuso.

La mattinata con lui passò in fretta. Armin era stanco e così decisi di lasciarlo dormire. Ma prima di andare mi fermò:

"grazie per la rosa" disse indicando la rosa sul suo comodino, mi girai e la guardai.

"chi ti dice che l'abbia portata io?" chiesi retorico, Armin si sistemò il cuscino prima di appoggiarvi la testa.

"intuizione. Perché di colore arancione?" sapevo che non era il suo colore preferito, ma non era per quello che l'ha presi.

"il significato di una rosa arancione è bellezza" dissi raggiungendo la porta. Armin arrossì e posò lo sguardo sulla rosa che poggiava lì.

"capisco" no, non aveva capito, non credeva di essere un bel ragazzo. Così decisi di essere più esplicito:

"sei bellissimo Armin Arlert!" esclamai e poi scappai via da lì prima che potesse ribattere. Mi dispiaque non aver dato un'ultima occhiata mentre dormiva.

Ma infondo un Armin imbarazzato, un Armin rosso in viso e un Armin col cuore a mille era lo stesso carino di un Armin addormentato.

Il giorno seguente era ancora in ospedale, mi disse che la psicologa Hanji andò a trovarlo. I genitori l'avevano avvertita della situazione.

Qualche giorno dopo Armin tornò a scuola, sembrava star meglio.

Tuttavia riuscivo a vederlo solo all'uscita della scuola, così mi venne la brillante idea di accompagnarlo a casa.

Certo, le nostre case erano su strade completamente diverse. E casa mia era anche abbastanza lontano da casa sua, ma non mi importava, volevo parlare con lui almeno per un po'.

"ma casa tua è lontanissimo rispetto a casa mia" mormorò confuso della cosa, ma non si oppose alla mia decisione e si mise lo zaino sulle spalle.

"sì, ma non riusciamo mai a vederci quindi ti accompagno!" esclamai sorridendo. Lui non era entusiasta come me, ma non disse nulla.

Così ci incamminamo verso casa sua.

Il tragitto fu abbastanza silenzioso, Armin sembrò pensieroso e ciò mi mise a disagio.

Arrivati a casa sua, stavo per salutarlo ma mi fermò:

"che ne dici se andiamo a mangiare un gelato?" propose sorridendo. Un gelato? Mangiare un gelato? Non sapevo se essere felice o meno.

Poteva smetterla di essere così imprevedibile anche solo per un minuto?

Dovevo accettare o no?

Cioè alla fine era solo un gelato.

"dovrei andare...domani ho l'interrogazione di scienze" dissi, non era una scusa ma la verità.

"ah capito" disse cercando di nascondere il broncio dispiaciuto sul suo viso.

"in realtà devo solo ripassare, se facciamo presto possiamo anche andare" dissi poi accettando la proposta. Quella era una bugia:dovevo ancora studiare due capitoli.

Avrei implorato mia madre di non andare a scuola il giorno dopo o al massimo avrei studiato tutta la notte fino a perdere tutti i neuroni.

Ma non riuscivo a vedere Armin con quel broncio dispiaciuto.

Appena accettai i suoi occhi brillarono e sorrise. Entrò in casa avvertendo i suoi e andammo alla gelateria più vicina.

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