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Avevo 16 anni quando uscii per la prima volta con Armin. Il mio cuore si chiese 'è un appuntamento?!' e la mia testa le disse di non rompere il cazzo e smettere di battere così forte. Ma il cuore agì per conto proprio, senza dare retta alla testa che le supplicò di calmarsi, convincendola che non era un appuntamento.

Fu tutta colpa di Mikasa:le dissi del messaggio e iniziò a urlare cose tipo 'te l'ha chiesto prima lui!' o 'il vostro primo appuntamento!'. Quelle frasi mi fecero andare in panico e invitai Mikasa e Jean quella sera.

Armin fu sorpreso dalla loro intromissione. Mikasa in realtà non voleva venire, ma appena lo chiesi a Jean lei non poté non rifiutare. Ma specificò che mi avrebbe aiutato con Armin. Avevo paura di cosa avesse in mente.

Comunque tornando ad Armin:fu sorpreso di vedere tutti e tre, ma non disse chiaramente nulla, ma non sorrise nemmeno. Forse era deluso, non l'avevo manco avvisato, forse era davvero un appuntamento e io avevo rovinato tutto.

Iniziai ad agitarmi e pentirmi della cazzata fatta. Dovevo trovare una scusa appena saremo stati da soli.

Ci avviammo all'interno della festa:c'erano bancarelle di cibo e giochi, delle lampade appese sopra le nostre testa ad illuminare tutto, c'erano bambini, adulti, ragazzi e anziani che passeggiavano tra le bancarelle e si divertivano.

Ammisi che fu una bella atmosfera. Con la coda nell'occhio guardai Armin accanto a me:osservava le lampade appese, anzi osservava le stelle. Ricordai che durante la festa del paese ci sono le stelle migliori. Probabilmente per quel motivo mi invitò.

Dopo poco ci fermammo ad un chiostro per mangiare, Mikasa e Jean andarono ad ordinare e io e Armin aspettammo seduti. Probabilmente Mikasa capì che dovevo dire qualcosa ad Armin per spiegare la loro presenza.

Armin aveva lo sguardo rivolto verso la folla, di solito avrebbe aperto lui la conversazione. Si creò un silenzio imbarazzante.

Io sospirai e col peso della decisione di invitare Mikasa e Jean spezzai quel silenzio:

"scusa se ho invitato anche Mikasa e Jean senza nemmeno avvertirti" dissi solo non trovando il coraggio di dire altro, probabilmente avrei solo peggiorato la situazione. Lo guardai ma lui non tolse lo sguardo dalla folla. Iniziai a sentirmi seriamente in colpa, forse era davvero un appuntamento.

"secondo te tutte queste persone sono felici di essere qui?" e invece mi sorprese per l'ennesima volta. Non capii che intendesse e perché lo stesse chiedendo.

"penso di sì, è una bella festa e sembrano tutti felici" dissi rivolgendo il mio sguardo sulla folla, vidi due bambini giocare con delle bolle di sapone, una vecchietta mangiare dei popcorn in busta e un ragazzo ridere col proprietario di una bancarella. Quindi sì, mi sembravano essere felici.

"forse oggi non è un occasione per essere tristi, è una di quelle serate dove non sei triste perché stando qui ti senti parte del mondo" spiegò Armin, rivolsi il mio sguardo confuso su di lui. Mi stava dicendo che era triste? Che non si sentiva parte del mondo?

Si girò di nuovo verso di me e sorrise:

"comunque non ti preoccupare per Mikasa e Jean, ma dopo ce ne dobbiamo liberare" disse solo facendomi l'occhiolino. Sentii improvvisamente caldo. Per fortuna tornarono i due con i nostri cheeseburger e le patatine.

"ti giuro da piccolo Eren era fin troppo iperattivo, rompeva di tutto cazzo!" esclamò Mikasa raccontando l'ennesimo mio annedoto d'infanzia a Armin. Si comportava come se fosse mia madre alle prese del mio nuovo ragazzo. Questo mi fece paura.

Armin se la rideva di gusto, Jean guardava i due senza capire che stesse succedendo. Andavano fin troppo d'accordo.

Quella sera notai che il piatto di Armin era vuoto:apparte qualche patatina e un morso lasciato al panino aveva mangiato di tutto. Ne fui felice. Pensai che ora stesse bene e che quello fu un solo periodo.

Stupido Eren.

"una volta corse così veloce in mezzo alla strada che-" Mikasa stava per raccontare l'ennesima storia della mia infanzia, ma la fermai subito.

"Jean ha detto che vuole sfidarti a una gara di freccette!" esclamai dicendo la prima cosa che mi venne in mente.

Jean confuso volle negare le mie parole e probabilmente anche strozzarmi, ma Mikasa si alzò subito sbattendo il pugno sul tavolo.

"preparati a perdere" disse solo trascinando con sé il ragazzo che chiedeva pietà.

Armin confuso mi guardò, io sorrisi.

"ce ne siamo liberati" dissi spiegando perché l'avessi fatto. Armin capì e sorrise.

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